Nessuno tocchi la riforma Fornero: le proposte (parlamentari) per rendere «flessibile» il pensionamento, infatti, non solo sono «incompatibili» con l’idea del governo di ridurre il costo del lavoro, ma amplierebbero in modo insostenibile per le casse dello stato le prestazioni da erogare nel 2014. Confermato lo stop alla rivalutazione, nel prossimo anno, degli assegni di importo più alto di sei volte il minimo (circa 3 mila euro), mentre nell’imminente legge di stabilità saranno inserite nuove misure per favorire l’occupazione. Enrico Giovannini, ministro del welfare, affronta i capitoli più delicati del sistema previdenziale mettendo in risalto, nel corso dell’audizione di ieri mattina in commissione lavoro a Montecitorio, sia luci, sia ombre della legge 214/2011 grazie alla quale, dichiara, «si risparmieranno, soltanto per la parte dell’inasprimento delle regole per l’accesso alla pensione, 93 miliardi fino al 2021». Per tutelare, invece, gli esodati (ex dipendenti senza stipendio, né assegno, per aver aderito ad accordi aziendali per abbandonare il posto, prima che entrasse in vigore la disciplina), sono stati stanziati 10,4 miliardi, però se adesso «la bolla è in gran parte coperta ed esaurita dalle varie salvaguardie», l’attenzione va convogliata su chi ha perso l’impiego dopo il 2011.