23 Dicembre 2025, martedì
HomeItaliaPoliticaGiustizia, Mattarella concede cinque grazie: dal delitto della disperazione al migrante “scafista...

Giustizia, Mattarella concede cinque grazie: dal delitto della disperazione al migrante “scafista suo malgrado”

Atto di clemenza del Quirinale dopo i pareri favorevoli della magistratura: storie diverse, accomunate da percorsi umani e giudiziari complessi

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato cinque provvedimenti di grazia, esercitando una delle prerogative più delicate e simboliche del Capo dello Stato. Si tratta di persone condannate per reati molto diversi tra loro, che hanno già in parte espiato la pena e per le quali sono stati valutati, caso per caso, elementi giuridici, umani e sociali. Una scelta ponderata, maturata sulla base dei pareri favorevoli del ministro della Giustizia, dei magistrati di sorveglianza e delle procure competenti, come spiegato dal Quirinale sul proprio sito ufficiale.

Tra i casi più noti c’è quello di Franco Cioni, 76 anni, condannato per l’omicidio volontario della moglie, affetta da una malattia terminale. Un gesto estremo, maturato nell’aprile del 2021 dopo cinquant’anni di vita insieme, che la giustizia ha qualificato come reato ma che il Colle ha valutato nella sua drammatica specificità. La grazia ha estinto l’intera pena residua – cinque anni e sei mesi – tenendo conto delle precarie condizioni di salute del condannato, del perdono espresso dalla sorella della vittima e del contesto umano di profonda sofferenza in cui si è consumato l’episodio.

Ha ottenuto la grazia anche Abdelkarim Alla F. Hamad, nato nel 1995, condannato a trent’anni di reclusione per concorso in omicidio plurimo e violazione delle norme sull’immigrazione, in relazione a fatti avvenuti nel 2015. Hamad, migrante libico, all’epoca poco più che ventenne, era uno studente universitario e una promessa del calcio nel suo Paese. La grazia concessa è parziale e riduce la pena ancora da scontare. Nella decisione hanno pesato la giovane età al momento dei fatti, oltre dieci anni di detenzione già espiati dall’agosto 2015 e un percorso di recupero giudicato positivo dalle autorità penitenziarie. Centrale anche il riconoscimento, da parte della Corte d’appello di Messina, del contesto “particolarmente complesso e drammatico” in cui maturò il reato, sottolineando come l’istituto della grazia fosse l’unico strumento per ridurre la distanza tra pena legale e responsabilità morale effettiva.

Tra i beneficiari figura Bardhyl Zeneli, nato nel 1962, condannato a un anno e sei mesi per evasione dagli arresti domiciliari. In questo caso la grazia ha riguardato l’intera pena, alla luce dei pareri favorevoli del magistrato di sorveglianza e del procuratore generale, che hanno evidenziato come il fatto contestato – l’allontanamento dall’abitazione durante l’obbligo di dimora – non integrasse in concreto la fattispecie di reato.

Provvedimento di clemenza anche per Alessandro Ciappei, classe 1974, condannato a dieci mesi per truffa commessa nel 2014. La grazia ha estinto la pena residua di nove mesi e tre giorni, valutando la modesta gravità del fatto, il carattere occasionale della condotta, il lungo tempo trascorso e la situazione personale del condannato, che nel frattempo ha ricostruito la propria vita all’estero.

Infine, Gabriele Spezzuti, nato nel 1968, condannato per reati in materia di stupefacenti risalenti al 2005. Dopo aver espiato la pena detentiva fino al 2014, gli restava da pagare una multa di ottantamila euro. Anche in questo caso il presidente Mattarella ha concesso la grazia per la pena pecuniaria residua, considerando il lungo tempo trascorso, l’assenza di ulteriori condotte illecite e le difficili condizioni di vita del condannato.

Cinque storie diverse, cinque decisioni individuali che restituiscono il senso costituzionale dell’istituto della grazia: non una cancellazione del reato, ma un atto di equilibrio tra legalità, umanità e finalità rieducativa della pena.

Sponsorizzato

Ultime Notizie

Commenti recenti