Hong Kong si prepara a un’indagine indipendente per far luce sull’incendio che la scorsa settimana ha inghiottito sette delle otto torri residenziali di Wang Fuk Court, nel distretto di Tai Po, provocando almeno 151 morti, 79 feriti e lasciando oltre trenta persone ancora disperse. L’annuncio arriva dal governatore John Lee, durante il consueto incontro settimanale con la stampa, in un clima di tensione pubblica che non si vedeva dai giorni delle proteste del 2019.
Lee, visibilmente segnato e con una cravatta scura indossata in segno di lutto, ha spiegato che la decisione mira a rispondere in modo trasparente alla tragedia, mentre prosegue l’indagine penale già avviata. La commissione, ha precisato, sarà presieduta da un giudice e dovrà analizzare le cause dell’incendio e la rapidità con cui le fiamme hanno avvolto l’intero complesso residenziale. Un mandato che punta a ricostruire con precisione la catena dei fatti, accertare responsabilità e delineare eventuali riforme.
Il governatore ha promesso che i risultati saranno resi pubblici, sottolineando come l’obiettivo sia quello di ristabilire la fiducia dei cittadini in un momento di profondo smarrimento. “Dobbiamo rivelare la verità, rendere giustizia a tutti e assicurarci che i defunti possano riposare in pace. Dovremmo ora trasformare la nostra rabbia e il nostro dolore nel potere della riforma”, ha dichiarato, affrontando duramente anche le tensioni politiche che si vanno accumulando intorno all’accaduto.
Allo stesso tempo, Lee ha ribadito la volontà di reprimere le forze che, a suo dire, tentano di sabotare l’unità sociale, un riferimento indiretto alle polemiche che hanno investito il suo governo nelle ultime ore. Migliaia di petizioni online chiedono infatti un’indagine indipendente dotata di maggiore forza giuridica, paragonabile a una commissione d’inchiesta in senso stretto, il cui operato avrebbe effetti vincolanti. L’organismo annunciato da Lee, pur significativo, non avrà lo stesso peso formale, un dettaglio che ha alimentato ulteriori critiche nei confronti dell’esecutivo.
Il governatore ha confermato anche che le elezioni legislative del 7 dicembre si terranno regolarmente, definendole una tappa necessaria per garantire stabilità istituzionale e assicurare al LegCo, il parlamentino locale, nuovi deputati che possano affiancare il governo nella gestione del post-incendio. “Rispettare l’ordine costituzionale e lo stato di diritto è fondamentale in questo momento”, ha affermato, a difesa della decisione di non rinviare il voto.
Pressato dalle domande sulla possibilità di sue dimissioni, Lee ha evitato di entrare nel merito e si è limitato ad affermare che “i criminali autori di reati devono essere assicurati alla giustizia”. Ha invece glissato sulle notizie relative all’arresto di tre persone con l’accusa di sedizione, richiamando la necessità di concentrarsi su chi ha sofferto e su come garantire “giustizia a chiunque osi sabotare questo impegno sociale”.
Finora l’attenzione investigativa si è concentrata sui vertici delle aziende coinvolte nei lavori di ristrutturazione del complesso di Wang Fuk Court, accusati di avere utilizzato materiali scadenti e di avere eluso test governativi sulla sicurezza. Una vicenda che aggiunge ombre a un disastro che ha scoperchiato falle sistemiche, tra controlli carenti, responsabilità diffuse e una tragedia divenuta in poche ore il più grave incendio che Hong Kong ricordi negli ultimi ottant’anni.
La città resta in attesa che la commissione annunciata trasformi la promessa di trasparenza in un percorso concreto, mentre il dolore collettivo e la domanda di verità alimentano un clima che spinge le istituzioni a un passo senza precedenti.
