25 Novembre 2025, martedì
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Mezzogiorno: la crescita è più veloce. Ora servono i capitali privati

L’analisi più recente della Svimez conferma un’inversione di tendenza significativa per il Mezzogiorno: nel triennio 2021-2024 l’area è cresciuta a un ritmo superiore rispetto alla media nazionale. Un risultato che deriva in larga parte dall’imponente volume di investimenti pubblici attivati tramite PNRR e Fondi di Coesione.

A cura di Salvatore Guerriero – Presidente Nazionale di PMI INTERNATIONAL

L’analisi più recente della Svimez conferma un’inversione di tendenza significativa per il Mezzogiorno: nel triennio 2021-2024 l’area è cresciuta a un ritmo superiore rispetto alla media nazionale. Un risultato che deriva in larga parte dall’imponente volume di investimenti pubblici attivati tramite PNRR e Fondi di Coesione.

Si tratta di un impulso rilevante, che sta contribuendo a colmare ritardi storici nelle infrastrutture, nei servizi e nella modernizzazione amministrativa. Tuttavia, bisogna sottolineare che senza un deciso incremento degli investimenti privati, il rischio è che questa fase resti una parentesi temporanea destinata a esaurirsi con la chiusura della stagione dei fondi straordinari.

Il vero nodo riguarda la capacità del Sud di trattenere e valorizzare il proprio capitale umano. Il Mezzogiorno dispone di una generazione di giovani qualificati, spesso più propensi all’innovazione rispetto ad altre aree del Paese. Eppure, la mobilità verso il Nord Italia e l’Estero prosegue a ritmi elevati, svuotando il territorio delle competenze necessarie per sostenere una crescita stabile.

Fermare l’emorragia di talenti deve diventare una priorità nazionale. Senza una strategia che coinvolga scuola, università e imprenditoria e che offra opportunità concrete, nessuna politica di investimento pubblico potrà produrre risultati duraturi.

Il PNRR sta garantendo al Sud interventi che mancavano da decenni. Ma per trasformare l’attuale dinamica in sviluppo strutturale è indispensabile che le risorse pubbliche agiscano da leva per l’iniziativa privata.

Il Governo è chiamato a proseguire sulla strada della semplificazione amministrativa e del rafforzamento della capacità gestionale degli enti locali, affinché i progetti finanziati possano tradursi in opere reali nei tempi previsti. Parallelamente, va sostenuta la competitività delle imprese meridionali, in particolare piccole e medie, che rappresentano la parte più esposta ma anche più dinamica del tessuto produttivo.

Per rendere il Mezzogiorno realmente attrattivo per il capitale privato, tre sono le condizioni da soddisfare: Semplificazione e certezza delle regole.

Tempi rapidi, norme stabili e procedure trasparenti sono elementi essenziali per chi investe. È un requisito non più rinviabile;

Rafforzamento del sistema produttivo locale.

Servono strumenti efficaci per l’accesso al credito, per l’innovazione digitale e per l’ingresso sui mercati internazionali. Le filiere del “Made in Sud” vanno consolidate e rese riconoscibili;

Investimenti in formazione e competenze.

Una forza lavoro preparata nei settori strategici – dall’energia alla tecnologia, dalla logistica avanzata all’agroindustria – è la condizione minima per attirare imprese e capitali.

Il progresso del Mezzogiorno però non riguarda solo le regioni del Sud, ma incide sulla crescita dell’intero Paese. Per questo l’Italia deve adottare una governance che superi la logica della semplice spesa e si orienti verso investimenti selettivi, capaci di generare valore nel medio e lungo periodo.

Il Mezzogiorno ha oggi un’occasione irripetibile. Perché diventi sviluppo, e non un ciclo destinato a esaurirsi, occorre un impegno congiunto tra Stato, imprese e territori. Il tempo per agire è questo, e non tornerà.

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