15 Novembre 2025, sabato
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Gaza, il piano Usa prevede la divisione della Striscia in due zone separate: Israele continua le operazioni, tensioni in Cisgiordania

L’Autorità palestinese denuncia l'uccisione di due adolescenti, mentre gli Stati Uniti progettano una soluzione a lungo termine per Gaza. Gli scontri e le provocazioni si intensificano in Cisgiordania.

La tregua che ha dato respiro ai civili nella Striscia di Gaza sembra reggere, ma il conflitto rimane ben lontano dalla sua conclusione. Mentre Israele non ha sospeso le operazioni mirate contro obiettivi di Hamas, la diplomazia internazionale si concentra su una soluzione duratura per la regione, una visione che include una nuova divisione del territorio. Gli Stati Uniti, in particolare, stanno elaborando un piano che prevede la separazione a lungo termine della Striscia di Gaza in due aree distinte: una “zona verde”, destinata a essere sotto il controllo combinato di forze israeliane e internazionali, dove si potrà avviare la ricostruzione e il ritorno alla normalità; e una “zona rossa”, che verrebbe lasciata in rovina, forse come un monito per le future negoziazioni.

L’Autorità nazionale palestinese (Anp), nel frattempo, continua a denunciare le gravi violazioni dei diritti umani. In Cisgiordania, due adolescenti sono stati uccisi nelle ultime ore dalle forze israeliane, scatenando nuove proteste. Secondo quanto riportato, i giovani palestinesi sono stati colpiti a morte durante un’operazione militare israeliana, sebbene le circostanze esatte dell’incidente siano ancora oggetto di indagine. Questo episodio segna solo l’ultimo di una lunga serie di scontri tra soldati israeliani e civili palestinesi, con un crescente numero di vittime da entrambe le parti.

Il conflitto in Cisgiordania, già particolarmente teso, si è ulteriormente intensificato negli ultimi giorni, complicando gli sforzi di pace. I coloni israeliani, infatti, hanno incendiato una moschea nel villaggio palestinese di Kifl Hares, situato vicino alla colonia di Ariel. I vandali hanno lasciato scritte minacciose sui muri, rivolte direttamente al capo del Comando centrale dell’IDF (Forze di Difesa Israeliane), Avi Blot. L’attacco non è isolato: i coloni israeliani sono stati coinvolti in numerosi episodi di violenza contro la popolazione palestinese, aumentando le frizioni nella regione. Questi atti di provocazione contribuiscono a minare ogni tentativo di stabilire un clima di fiducia necessario per una risoluzione pacifica del conflitto.

Nel frattempo, la Croce Rossa ha restituito a Israele la bara contenente il corpo di Meny Godard, un ostaggio israeliano ucciso durante l’attacco terroristico di Hamas a Be’eri lo scorso 7 ottobre. Meny, 73 anni, è stato ucciso insieme alla moglie Ayelet durante un incursione che ha scosso la comunità israeliana e che ha segnato l’inizio di una serie di massacri. La morte di Godard rappresenta una delle tragiche conseguenze degli attacchi che Hamas ha lanciato durante quella che è ormai definita come la “Strage di ottobre”. La restituzione del corpo è avvenuta dopo settimane di trattative mediati da organizzazioni internazionali, ma la ferita emotiva per la famiglia e per la nazione israeliana rimane profonda.

La tensione tra le due fazioni, israeliana e palestinese, è acuita dalla crescente asimmetria nelle risposte militari e politiche. Mentre Israele ha risposto con forza agli attacchi di Hamas, anche a costo di pesanti perdite tra la popolazione civile, il governo israeliano si trova a fronteggiare le crescenti critiche internazionali riguardo alla sua gestione della situazione a Gaza e in Cisgiordania.

A livello diplomatico, un nuovo dettaglio è emerso nei giorni scorsi: tre mesi prima del devastante attacco di Hamas, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, aveva inviato al primo ministro Benjamin Netanyahu un documento riservato, in cui venivano sollecitati cambiamenti significativi nella politica israeliana verso Gaza. Il documento delineava una proposta di un approccio strategico rinnovato nei confronti non solo di Hamas, ma anche di altri gruppi estremisti e fondamentalisti che minacciano la stabilità della regione. Secondo le informazioni trapelate, il piano prevedeva l’adozione di misure preventive più efficaci e l’intensificazione delle operazioni di intelligence per evitare attacchi simili a quello del 7 ottobre. Tuttavia, queste raccomandazioni sembrano non aver ricevuto l’attenzione che meritavano, e l’attacco ha colto il paese di sorpresa.

L’attuale situazione resta quindi estremamente fluida. Da un lato, gli Stati Uniti sembrano determinati a trovare una soluzione che divida Gaza, creando spazi di cooperazione internazionale. Dall’altro, gli attacchi continuano, e il conflitto rimane una ferita aperta nel cuore del Medio Oriente. La comunità internazionale si prepara ad affrontare i prossimi sviluppi con cautela, ma le possibilità di una pace duratura appaiono al momento più lontane che mai.

L’infrazione dei diritti umani, la violenza tra civili e soldati e le difficoltà nella gestione diplomatica pongono domande fondamentali sul futuro della Striscia di Gaza e sull’intero processo di pace israeliano-palestinese.

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