La battaglia diplomatica su Gaza si sposta nuovamente a New York, dove la Russia ha messo sul tavolo una propria bozza di risoluzione al Consiglio di sicurezza, in aperta contrapposizione al testo promosso dagli Stati Uniti. Un’iniziativa che non solo incrina ulteriormente gli equilibri già fragili nel Palazzo di Vetro, ma che mira a ridisegnare le linee guida del futuro assetto della Striscia.
Secondo quanto riportato da Reuters e dall’emittente israeliana Channel 12, il documento presentato da Mosca si distingue per alcune omissioni e prese di posizione che riflettono la distanza dalle proposte americane. Nel testo non compare alcun riferimento alla smilitarizzazione di Gaza, uno dei punti chiave sostenuti da Washington e da Israele come premessa per una stabilità duratura. La Russia, invece, concentra l’attenzione sul tema della presenza israeliana sul terreno, opponendosi esplicitamente a qualunque permanenza delle forze di Tel Aviv oltre la Linea Gialla, il confine amministrativo che separa Israele dall’enclave palestinese.
Un’altra assenza significativa riguarda il Board of Peace, l’organismo di amministrazione transitoria previsto nel cosiddetto piano Trump. Mosca lo esclude dalla propria impostazione, proponendo un modello in cui il baricentro decisionale passa direttamente attraverso le Nazioni Unite. Nella bozza, infatti, viene affidato al Segretario generale il compito di valutare le possibili opzioni per il dispiegamento di una Forza internazionale di stabilizzazione, un meccanismo che riposizionerebbe l’Onu come attore centrale nella gestione del dopo-conflitto.
La reazione americana non si è fatta attendere. La missione degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite ha definito le mosse russe come tentativi di creare fratture nel lavoro diplomatico in corso, lanciando un monito dai toni duri: “I tentativi di seminare discordia avranno gravi conseguenze per i palestinesi”. Un avvertimento che riflette la crescente tensione tra le due potenze all’interno del Consiglio di sicurezza, dove ogni parola e ogni omissione assumono il peso di una scelta strategica.
La contro-proposta russa si inserisce in un momento in cui la comunità internazionale tenta, con difficoltà e visioni spesso inconciliabili, di delineare il futuro politico e di sicurezza di Gaza. Da un lato Washington punta a un percorso che includa una profonda ristrutturazione delle dinamiche interne alla Striscia; dall’altro Mosca prova a capitalizzare il malcontento verso un approccio percepito come troppo filo-israeliano. Il risultato è un nuovo fronte diplomatico, che conferma come il destino dell’enclave sia diventato anche un terreno di confronto globale.
In attesa che il Consiglio di sicurezza decida se e come procedere, resta la consapevolezza che ogni bozza, ogni virgola e ogni scelta di campo rischiano di avere ripercussioni dirette sulla già drammatica situazione sul terreno. In questo scenario, la corsa alla definizione del futuro di Gaza non è soltanto un esercizio diplomatico, ma una partita che potrebbe incidere profondamente sulla vita di milioni di persone.
