Era il 19 ottobre quando una banda di ladri, agendo con precisione e freddezza, si è impossessata di gioielli dal valore stimato di 88 milioni di euro, sparendo nel nulla prima che scattasse l’allarme. Ora due sospettati, fermati e interrogati dalla polizia francese, hanno “parzialmente ammesso” la loro partecipazione al furto.
A renderlo noto è stata la procuratrice di Parigi, Laure Beccuau, durante una conferenza stampa convocata per fare il punto su un caso che ha scosso il cuore culturale della capitale francese e messo a dura prova la sicurezza del museo più visitato al mondo. I due uomini sono formalmente accusati di furto commesso da una gang organizzata e di associazione a delinquere: un’imputazione che lascia intendere la complessità logistica e la pianificazione meticolosa dell’operazione.
Beccuau ha confermato che, nonostante le ammissioni parziali, la refurtiva non è stata ancora recuperata. I preziosi sottratti – parte di una collezione esposta in occasione di una mostra temporanea – potrebbero già essere stati smontati o trasferiti all’estero, ipotesi su cui stanno lavorando gli investigatori della polizia giudiziaria.
Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire ogni dettaglio della dinamica del furto: dall’accesso al museo, avvenuto con modalità che restano riservate, fino alla fuga, che secondo le prime ricostruzioni sarebbe avvenuta attraverso un’uscita laterale. La rapidità dell’azione e la conoscenza degli spazi del Louvre lasciano pensare a un piano studiato nei minimi dettagli, forse con l’aiuto di un basista interno.
Il furto ha sollevato interrogativi anche sulle misure di sicurezza del museo, che da anni ospita non solo opere di inestimabile valore storico come la Gioconda, ma anche collezioni di gioielli e manufatti preziosi appartenenti a esposizioni temporanee.
Mentre la magistratura francese prosegue con gli interrogatori e gli accertamenti tecnici, l’attenzione resta puntata sul destino dei gioielli scomparsi. L’eco internazionale del caso, che ha scosso tanto il mondo dell’arte quanto quello dell’investigazione, riporta in primo piano una domanda inquietante: quanto è davvero al sicuro il patrimonio custodito nei musei simbolo della civiltà europea?
