Il mondo del lavoro domestico cambia volto. Con la firma a Milano del nuovo contratto collettivo nazionale per colf, badanti e baby sitter, sindacati e associazioni datoriali hanno raggiunto un’intesa che segna un passo storico per la professionalizzazione del settore e il riconoscimento dei diritti di chi lavora nelle case degli italiani. Ma insieme ai nuovi benefici per i lavoratori, per le famiglie datrici di lavoro si profila un aumento significativo dei costi, stimato in oltre 230 euro al mese per i livelli medi.
Il contratto, sottoscritto da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs, Federcolf e dalle organizzazioni datoriali Fidaldo e Domina, riguarda oltre 817 mila lavoratori regolari, ma l’impatto si estenderà a un bacino potenziale di diversi milioni di rapporti di lavoro, tra assistenza familiare e servizi domestici.
Aumenti fino a 230 euro mensili per i livelli medi
L’intesa prevede, per il livello medio BS, un aumento di 100 euro lordi mensili a regime, cui si aggiunge un recupero di 135,75 euro legato all’adeguamento del costo della vita maturato tra il 2021 e il 2025. In totale, la crescita retributiva supererà dunque i 230 euro al mese, cifra che, se da un lato garantisce un miglior riconoscimento del lavoro svolto, dall’altro rischia di pesare in modo rilevante sui bilanci delle famiglie, soprattutto per chi impiega più collaboratori o necessita di assistenza continuativa.
Inoltre, l’adeguamento annuale delle retribuzioni minime sarà più rapido: la rivalutazione Istat salirà dall’80 al 90%, assicurando un aggiornamento quasi automatico degli stipendi in caso di inflazione.
Nuovi diritti: tutele per disabilità e genitorialità
Il rinnovo contrattuale non si limita alla parte economica. La novità più attesa riguarda le tutele sociali, che per la prima volta vengono estese anche al lavoro domestico, tradizionalmente escluso da molte normative.
A partire dal 1° novembre 2025, i lavoratori del comparto avranno permessi retribuiti per assistere familiari con disabilità gravi, un diritto finora non riconosciuto perché il settore era rimasto ai margini delle tutele previste dalla legge 104/1992. Vengono inoltre introdotti nuovi sostegni alla maternità e alla paternità, pensati per favorire la conciliazione tra vita privata e lavoro, un passo importante in un ambito in cui le lavoratrici rappresentano oltre l’80% della forza occupata.
Altro elemento qualificante è il rafforzamento della formazione professionale. Il contributo destinato a Ebincolf, l’ente bilaterale di settore, passa da 11 a 30 euro, per finanziare corsi e certificazioni che mirano a migliorare la qualità del servizio e la sicurezza sul lavoro.
Costi in aumento, ma restano le agevolazioni fiscali
L’incremento dei salari comporterà un impatto economico non trascurabile per le famiglie datrici di lavoro, che dovranno ricalcolare i propri budget e verificare gli adeguamenti contrattuali. Tuttavia, per attenuare il peso dell’aumento, resteranno attive anche nel 2025 le agevolazioni fiscali previste dalla normativa vigente.
Le famiglie potranno continuare a dedurre i contributi previdenziali versati fino a un massimo di 1.549 euro per collaboratore e detrare le spese per colf e badanti fino a 1.549,37 euro l’anno. A queste misure si aggiungono il bonus baby sitter e i crediti contributivi per l’assistenza agli anziani, che, secondo quanto anticipato dal Ministero del Lavoro, saranno confermati nella prossima legge di bilancio.
Questi strumenti rappresentano un parziale sollievo, ma non eliminano del tutto l’effetto economico della riforma, che per alcune famiglie potrà tradursi in un aumento della spesa mensile compreso tra i 150 e i 230 euro, a seconda del livello contrattuale e delle ore di impiego.
Le reazioni: “Riconosciuto il valore sociale del lavoro domestico”
Soddisfatti i sindacati, che parlano di un risultato “storico”. In una nota congiunta, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Federcolf sottolineano che l’intesa rappresenta “un passo avanti decisivo nel riconoscimento del valore sociale e professionale delle lavoratrici e dei lavoratori domestici, figure essenziali ma spesso invisibili”.
La segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, ha definito il rinnovo “un riconoscimento sociale importante per un comparto fondamentale nella vita di milioni di famiglie italiane”, aggiungendo che “il nuovo contratto rafforza il ruolo del Ccnl come strumento di inclusione, equità e progresso sociale”.
Cosa cambia dal 2025
Dal 1° novembre 2025, data di entrata in vigore ufficiale del contratto, le famiglie dovranno adeguare i rapporti in corso alle nuove tabelle retributive e alle disposizioni aggiornate. Gli aumenti saranno applicati progressivamente, fino al raggiungimento del regime previsto.
L’intesa introduce anche un meccanismo più dinamico di aggiornamento dei minimi salariali, legato direttamente all’andamento dell’inflazione. Sul piano organizzativo, si prevede un monitoraggio congiunto tra le parti sociali per valutare l’impatto delle nuove norme e garantire uniformità di applicazione.
Un comparto che si professionalizza
Con questo rinnovo, il lavoro domestico compie un salto di qualità. Dopo anni di contrattazione ferma, il settore ottiene un riconoscimento economico e normativo in linea con la sua crescente rilevanza sociale. In un Paese in cui la popolazione anziana è in aumento e la domanda di assistenza familiare continua a crescere, colf e badanti sono ormai una colonna portante del welfare reale, spesso più efficiente di quello pubblico.
Il nuovo contratto, pur gravando sui bilanci familiari, rafforza la trasparenza, la formazione e la dignità professionale di centinaia di migliaia di lavoratori, contribuendo anche a contrastare il lavoro nero. Una riforma, dunque, che non si limita a ritoccare le retribuzioni, ma punta a elevare il livello di tutela e di qualità del lavoro domestico, con benefici a lungo termine per l’intera società italiana.
