16 Novembre 2025, domenica
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Flotilla per Gaza, Provenzano (Pd): “Le minacce di Ben Gvir sono un attacco alla civiltà. L’Europa le respinga con fermezza”

Il responsabile Esteri del Partito Democratico chiede al governo italiano di garantire la sicurezza della Global Sumud Flotilla. Sul caso, opposizione compatta e determinata, mentre l’esecutivo si limita a toni prudenti.

Le parole minacciose del ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir contro la Global Sumud Flotilla, la spedizione internazionale diretta verso Gaza con l’obiettivo di portare aiuti umanitari, hanno sollevato un’ondata di reazioni politiche in Italia. Tra le più dure quelle di Peppe Provenzano, responsabile Esteri nella segreteria nazionale del Partito Democratico, che ha definito le minacce israeliane “un attacco alla nostra civiltà, fondata sul rispetto dei diritti umani”.

Provenzano ha ribaltato l’accusa di illegalità mossa da Tel Aviv alla flottiglia, sottolineando che “ciò che è illegale non è la missione umanitaria, ma l’assedio e l’invasione di Gaza, la volontà disumana, criminale, genocida del governo israeliano”. Poi l’appello al governo italiano: “Ci saranno molti italiani a bordo di quelle imbarcazioni. Chiediamo all’esecutivo di lavorare affinché questa straordinaria missione pacifica e umanitaria internazionale arrivi sicura a destinazione”.

Le voci dell’opposizione

Se il Pd ha scelto toni netti, il Movimento 5 Stelle ha fatto altrettanto, chiedendo che l’Italia abbandoni ogni ambiguità e si schieri a difesa del diritto internazionale. Conte ha parlato di “atto dovuto per un Paese che si dice democratico”, mentre Alleanza Verdi e Sinistra, +Europa e altre forze minori hanno espresso la stessa linea, denunciando l’atteggiamento del governo come debole e insufficiente. Fratoianni e Bonelli hanno sottolineato che “non si può restare neutrali davanti a minacce armate contro civili impegnati in una missione umanitaria”.

Il fronte delle opposizioni, dunque, si mostra compatto: dal Pd al M5S, passando per Avs e +Europa, si chiede a Roma e a Bruxelles una presa di posizione netta, che vada oltre le generiche dichiarazioni di principio. La sintesi delle critiche è chiara: l’esecutivo, accusato di “schiaffeggiare Ben Gvir con le margherite”, starebbe rinunciando a esercitare un ruolo politico e diplomatico di peso, preferendo una prudenza che appare, agli occhi dei critici, come arrendevolezza.

La linea del governo Meloni

A Palazzo Chigi prevale infatti un atteggiamento misurato. Il ministero degli Esteri ha fatto sapere che l’Italia “segue con attenzione l’evolversi della situazione” e che “saranno valutate tutte le iniziative utili per garantire la sicurezza dei cittadini italiani eventualmente coinvolti”. Una formula che riflette la volontà di non alimentare tensioni con il governo israeliano, partner strategico dell’Italia e alleato cruciale nella politica mediterranea.

La premier Giorgia Meloni, pur esprimendo genericamente preoccupazione per le minacce di Ben Gvir, non ha voluto andare oltre, evitando di definire “illegale” il blocco di Gaza o di richiamare Tel Aviv al rispetto del diritto internazionale. Una scelta che, nelle intenzioni del governo, punta a preservare i rapporti diplomatici e a non incrinare l’intesa politica con Benjamin Netanyahu, ma che l’opposizione interpreta come un atto di subalternità.

Il contesto internazionale

Il caso della Global Sumud Flotilla si colloca in un quadro geopolitico altamente instabile. L’assedio di Gaza, condannato da numerosi organismi internazionali e da gran parte della comunità delle Ong, continua a suscitare critiche e tensioni. Le missioni navali di solidarietà verso la Striscia hanno già segnato passaggi cruciali nella storia recente: nel 2010 l’attacco israeliano alla Mavi Marmara costò la vita a nove attivisti, aprendo una ferita profonda nei rapporti tra Israele e la società civile internazionale.

La nuova flottiglia porta con sé quell’eredità simbolica, trasformandosi in una cartina di tornasole per misurare la capacità dei governi occidentali di difendere diritti umani e libertà civili.

Uno snodo politico per l’Italia

L’arrivo della Global Sumud Flotilla nel Mediterraneo orientale, previsto nei prossimi giorni, sarà dunque un banco di prova non soltanto per la comunità internazionale, ma anche per l’Italia. Le opposizioni chiedono di alzare la voce e di difendere con fermezza i propri cittadini a bordo delle navi. Il governo, per ora, resta su una linea di cautela diplomatica, che rischia però di trasformarsi in terreno di scontro interno: tra chi invoca fermezza e chi preferisce muoversi con passi misurati, temendo ricadute nei rapporti bilaterali con Israele.

Nelle parole di Provenzano, la posta in gioco è chiara: “Quella flottiglia non è solo un convoglio di aiuti. È un atto di civiltà, di umanità e di resistenza morale contro la disumanità della guerra”.

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