LAMPEDUSA – La neonata aveva pochi mesi di vita. Stretta tra le braccia della madre, non ce l’ha fatta a sopravvivere alle onde e al peso di un barcone che si è capovolto nel cuore della notte. Il suo corpo è uno dei primi recuperati dai soccorritori al largo di Lampedusa, insieme a quelli di due donne, due uomini e tre adolescenti. È il volto più straziante di un doppio naufragio che, ancora una volta, tinge di nero il Mediterraneo.
Partiti da Zawiya, in Libia, erano in cento – egiziani, somali, pakistani, sudanesi – stipati su due imbarcazioni fragili. Dopo poche ore di navigazione, una delle barche ha iniziato a imbarcare acqua e si è ribaltata. Alcuni hanno tentato di salire sull’altro scafo, già al limite della capacità, ma anche quello si è rovesciato. In pochi istanti, il mare si è trasformato in un cimitero.
La corsa dei soccorsi
Il dramma si è consumato a 14 miglia a sud-ovest di Lampedusa. Mercoledì a mezzogiorno un elicottero della Guardia di Finanza ha avvistato un barcone semiaffondato. Da lì l’allarme: in mare si sono mosse le motovedette della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza e unità Frontex. Sessanta le persone tratte in salvo, quattro delle quali donne; una ventina risultano ancora disperse.
Numeri e memorie di un mare crudele
Dall’inizio del 2025 il Mediterraneo centrale ha già inghiottito 675 vite, secondo i dati dell’Unhcr. “Profonda angoscia” è stata espressa dal portavoce per l’Italia, Filippo Ungaro. Lampedusa, ancora una volta, si ritrova ad accogliere superstiti stremati e a piangere i morti, mentre l’hotspot di contrada Imbriacola si riempie di storie sospese tra dolore e speranza.
Lo scontro politico
“Questa tragedia conferma l’urgenza di prevenire i viaggi fin dai territori di partenza e combattere i trafficanti di esseri umani”, ha dichiarato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Ma sullo sfondo, i numeri raccontano un’altra realtà: nonostante i blocchi e gli accordi internazionali, gli sbarchi verso l’Italia continuano a crescere, alimentando tensioni politiche e accuse reciproche tra governo e opposizione.
Un’isola in trincea
Intanto, a Lampedusa, la macchina dell’accoglienza lavora senza sosta. I superstiti vengono visitati, rifocillati e confortati, mentre le motovedette continuano a setacciare il mare nella speranza di trovare vivi i dispersi. Un mare che, per chi parte in cerca di futuro, è sempre più spesso un destino di morte.
