ROMA – Le crescenti tensioni internazionali – dai conflitti in Medio Oriente alla guerra in Ucraina, passando per le frizioni tra India e Pakistan – rappresentano una minaccia concreta per l’economia italiana. A rischio ci sono 61,4 miliardi di euro di esportazioni e ben il 40,7% dell’import nazionale di energia. A lanciare l’allarme è Confartigianato, che ha elaborato un’analisi approfondita sull’impatto delle crisi geopolitiche sul sistema produttivo italiano.
Secondo lo studio, le esportazioni italiane verso 25 Paesi coinvolti direttamente in guerre o instabilità politica rappresentano il 9,8% del totale, una fetta significativa che tocca trasversalmente numerosi comparti, dall’automotive alla meccanica, dalla moda all’agroalimentare.
«In un mondo sempre più interconnesso – avverte Marco Granelli, presidente di Confartigianato – la stabilità geopolitica è una condizione indispensabile per proteggere il lavoro delle nostre imprese. Le tensioni internazionali, se non governate, rischiano di minare la tenuta stessa del made in Italy».
Particolarmente vulnerabile è il fronte energetico: oltre il 40% dell’energia importata dall’Italia proviene da Paesi attualmente coinvolti in conflitti o fortemente instabili. Una situazione che espone il Paese a potenziali shock di approvvigionamento e oscillazioni dei prezzi, con conseguenze a cascata per famiglie, imprese e competitività industriale.
Confartigianato sottolinea inoltre come il rallentamento degli scambi globali, aggravato da rotte commerciali interrotte o insicure, colpisca soprattutto le piccole e medie imprese italiane, meno attrezzate per reggere a lungo gli impatti di crisi prolungate.
Lo scenario tracciato è chiaro: senza interventi diplomatici efficaci e una strategia europea per la sicurezza energetica e commerciale, l’eccellenza produttiva italiana rischia di pagare un prezzo altissimo. “Dobbiamo difendere il nostro export e le filiere produttive – conclude Granelli – partendo da un principio essenziale: la pace è un investimento economico oltre che un dovere morale”.
