18 Luglio 2025, venerdì
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G7, appello alla tregua in Medio Oriente: “Evitare l’escalation, anche a Gaza”

Nel vertice in Canada, i leader chiedono una risoluzione della crisi iraniana e una de-escalation regionale. Trump firma la dichiarazione ma lascia in anticipo: “Devo tornare per ovvie ragioni”. Bilaterale Meloni-USA sui fronti caldi.

Kananaskis (Canada) – Alla fine, il Gruppo dei Sette ha trovato l’accordo: serve una tregua, e serve adesso. Dopo una lunga giornata di negoziati, la prima del summit in corso tra le montagne canadesi dell’Alberta, i leader delle principali potenze occidentali hanno firmato un comunicato congiunto in cui sollecitano la de-escalation delle ostilità in Medio Oriente, con un chiaro riferimento non solo allo scontro diretto tra Israele e Iran, ma anche alla necessità di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza.

Una svolta non scontata, frutto di una mediazione paziente e serrata – guidata dal padrone di casa, il premier canadese Mark Carney – e culminata con un passaggio simbolicamente importante: la firma di Donald Trump, arrivata dopo un iniziale rifiuto del presidente americano, che avrebbe preferito un testo meno vincolante e più sbilanciato in favore di Israele.

Il documento finale ribadisce che Israele ha il diritto di difendersi, ma sottolinea con forza la necessità di proteggere i civili e di lavorare per una soluzione diplomatica duratura. Al centro del messaggio, un passaggio esplicito che ha richiesto un’attenta revisione linguistica per ottenere il consenso unanime: “Sollecitiamo che la risoluzione della crisi iraniana porti a una più ampia de-escalation delle ostilità in Medio Oriente, compreso un cessate il fuoco a Gaza”.

Non mancano le parole dure nei confronti di Teheran, definita “la principale fonte di instabilità e terrore nella regione”. I leader del G7 hanno ribadito l’impegno a impedire che l’Iran possa ottenere armi nucleari, mentre sul piano economico hanno assicurato che resteranno vigili rispetto agli effetti sulle forniture energetiche globali, pronti a coordinarsi per garantire la stabilità dei mercati internazionali.

Il vertice ha registrato anche importanti momenti diplomatici a margine. In particolare, si è svolto un bilaterale tra Giorgia Meloni e Donald Trump, come confermato da Palazzo Chigi. Al centro del colloquio, la crisi in Iran, la situazione a Gaza e il rilancio del negoziato commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea. Meloni ha ribadito “la necessità urgente di lavorare a un cessate il fuoco nella Striscia” e ha confermato l’interesse italiano per una cooperazione transatlantica rafforzata, anche in vista del prossimo Vertice NATO a L’Aia.

Tuttavia, nonostante l’intesa raggiunta, il summit ha subito una brusca interruzione: Donald Trump ha lasciato il G7 in anticipo, volando di ritorno a Washington. “Devo tornare per ovvie ragioni”, ha detto il presidente americano ai cronisti, riferendosi alla crisi tra Israele e Iran e a una riunione d’urgenza convocata nella Situation Room della Casa Bianca.

Poche ore prima della partenza, Trump aveva firmato anche un accordo commerciale bilaterale con il Regno Unito, accolto con favore dal neo-premier britannico Keir Starmer, al debutto sulla scena dei grandi vertici internazionali.

Se il primo giorno del summit si chiude con un fragile ma importante segnale di unità, i prossimi saranno decisivi per capire quanto il G7 potrà influire realmente sulla complessa rete di crisi che infiamma il Medio Oriente. Per ora, la diplomazia ha strappato un fragile equilibrio. Ma il mondo resta in bilico.

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