L’assedio invisibile: quando l’amore diventa prigione
L’etimologia latina della parola “ossessione” — obsessio, ovvero assedio — racconta molto più di quanto sembri. È un attacco lento e silenzioso, un logoramento che non lascia lividi ma consuma come goccia che scava la pietra. È il respiro del predatore fuori dalle mura. Un amore malato che si trasforma in prigione.
Oggi le fortezze non hanno più merli né feritoie, ma sono fatte di muri sottili, quelli che separano un appartamento dall’altro. E proprio attraverso quelle pareti si consuma, nella tranquilla Vico Equense — incastonata tra il Vesuvio e la Costiera Sorrentina — una vicenda inquietante.
Lei, una donna trasferitasi da poco in un appartamento del centro, vive una vita ordinaria: lavoro, relazioni, routine. Accanto, un uomo di 44 anni, un vicino qualunque, educato nei saluti casuali scambiati sul pianerottolo. Ma dietro quella cortesia si nascondeva un’ossessione inquietante.
L’uomo, che a malapena conosce la sua vicina, inizia a raccogliere e stampare sue foto trovate sui social. Le incornicia, le espone sul comodino, accanto al letto. L’ultimo sguardo prima di dormire. Lei, inconsapevole, diventa protagonista inconsapevole di una storia costruita nella mente dell’altro.
Il saluto casuale si trasforma in incontri apparentemente fortuiti, ma sempre più frequenti. Poi i regali: frutta, bottiglie di spumante, fiori sul parabrezza, messaggi sempre più diretti sui social. Ogni tentativo viene rifiutato con garbo ma fermezza. La donna è chiara: nessun interesse, nessuna ambiguità. Ma non basta.
Lui insiste. Ogni giorno, un gesto. Ogni rifiuto, una nuova escalation. La donna comincia a vivere nella paura. Lui è sempre presente: davanti alla porta, nel cortile, al mercato, mentre la osserva uscire o rincasare. Le parla attraverso le pareti, urla il suo amore e la sua frustrazione: “Non è giusto che non possa stare con la donna che amo”.
A quel punto non è più corteggiamento, ma persecuzione. Lettere infilate sotto la porta, appostamenti continui, pedinamenti fino al lavoro. La donna, ormai terrorizzata, si rivolge ai Carabinieri di Vico Equense. Racconta tutto, e altri condomini confermano: è un’ossessione ormai conclamata.
I militari organizzano un appostamento. Lo seguono. Lo vedono inseguire la vittima, colmare i silenzi con insulti dopo averla adulata. Scattano le manette. L’uomo viene arrestato per atti persecutori.
Durante la perquisizione domiciliare, la verità prende forma concreta: decine di foto della donna, stampate, esposte, collezionate. In camera da letto, una in particolare colpisce: un ritratto in bianco e nero, incorniciato in argento, posto sul comodino. Lì dove si appoggiano le cose più care. L’ultima immagine prima di dormire, il volto di una donna ignara, trasformato in icona di un amore mai esistito.