Il nuovo Codice della Strada prometteva semplificazioni e sicurezza, ma per chi si muove in bicicletta sembra essere arrivata una frenata improvvisa. Le innovazioni introdotte nel 2020 per promuovere la mobilità ciclabile urbana — corsie ciclabili, doppi sensi, case avanzate, strade urbane ciclabili e corsie condivise con il trasporto pubblico — sono state in gran parte ridimensionate, depotenziate o cancellate, mettendo in seria difficoltà le amministrazioni locali che già avevano investito in questa direzione.
Cosa è cambiato davvero
A una prima lettura, la riforma non introduce un divieto esplicito all’uso di questi strumenti, ma ne restringe l’applicabilità e ne svuota l’efficacia:
- Corsie ciclabili: ora ammesse solo “in assenza di alternative” come piste ciclabili vere e proprie, e non più considerate uno strumento flessibile di promozione della ciclabilità urbana.
- Doppio senso ciclabile: è stato rimosso l’obbligo per gli automobilisti di dare precedenza alle biciclette, riducendo la sicurezza per i ciclisti e complicando l’applicazione pratica del dispositivo.
- Case avanzate: ridotte a un ruolo marginale, vengono assimilate a una semplice “marcia ciclabile”, perdendo la funzione di rendere più visibili e sicuri i ciclisti agli incroci.
- Corsie bus+bici: cancellate. Una decisione che va contro il principio di integrazione tra mobilità sostenibile e trasporto pubblico locale, ostacolando chi usa la bici come mezzo intermodale.
- Strade urbane ciclabili: non più riconoscibili tramite segnaletica orizzontale, di fatto svaniscono come categoria specifica, rendendo impossibile distinguerle per chi guida o pedala.
Le difficoltà delle amministrazioni locali
Il risultato? Una situazione di grande incertezza normativa, con amministrazioni comunali che avevano già implementato — con buoni risultati — queste soluzioni e ora si trovano in un limbo normativo. In molti casi, gli interventi sono stati accolti positivamente da cittadini e operatori della mobilità, contribuendo a rendere le città più vivibili e accessibili. Tuttavia, la nuova normativa sembra non tener conto di questi successi, togliendo strumenti senza una valutazione oggettiva dei risultati ottenuti.
Una norma “inutile” sul sorpasso
Un altro caso emblematico è il discusso articolo sul divieto di sorpasso a meno di 1,5 metri di distanza dai ciclisti. La riforma ha introdotto la clausola “ove possibile”, che nella pratica svuota la norma di significato: l’obbligo viene così ridotto a un suggerimento discrezionale, difficilmente sanzionabile e di scarsissima utilità in termini di prevenzione.
Un’occasione persa per la mobilità sostenibile
Quella che poteva essere un’evoluzione verso città più sicure, verdi e a misura di persona, rischia di diventare un passo indietro nella promozione della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano. Il Codice, anziché rafforzare e uniformare le buone pratiche locali, ha prodotto disomogeneità, confusione normativa e rallentamenti.
In un’epoca in cui le grandi città europee puntano su ciclabilità e sostenibilità come pilastri della mobilità del futuro, l’Italia sembra scegliere un’altra strada — più stretta, meno sicura e, paradossalmente, più trafficata.
Certo! Ecco una versione chiara, ordinata e completa dei doveri del ciclista, con enfasi sul rispetto del Codice della Strada. Può essere usata per comunicazione istituzionale, educativa o divulgativa.
I doveri del ciclista: pedalare nel rispetto del Codice della Strada
Chi va in bicicletta ha il diritto di muoversi in sicurezza, ma ha anche il dovere di rispettare le regole della circolazione. La bici è a tutti gli effetti un veicolo, e il ciclista è tenuto a osservare le norme previste dal Codice della Strada, per la propria sicurezza e quella degli altri.
Ecco i principali doveri del ciclista:
1. Rispettare la segnaletica
- Obbligo di fermarsi ai semafori rossi e agli stop
- Dare la precedenza dove previsto
- Seguire la segnaletica verticale e orizzontale
2. Circolare in modo corretto
- Percorrere le piste ciclabili dove presenti e segnalate
- In assenza di piste, tenere il margine destro della carreggiata
- Non circolare contromano (salvo nei casi esplicitamente autorizzati con doppio senso ciclabile)
- L’attraversamento sulle strisce pedonali, va effettuato conducendo la bicicletta a mano.
3. Non affiancarsi ad altri ciclisti
- È vietato circolare affiancati in più di due, tranne quando si è in corteo autorizzato o in situazioni di emergenza
- In presenza di traffico o in strade strette, si deve procedere in fila indiana
4. Utilizzare le dotazioni obbligatorie
- Campanello funzionante
- Luci anteriori e posteriori accese dal tramonto all’alba o in gallerie e condizioni di scarsa visibilità
- Catarifrangenti su pedali e ruote
- Gilet o bretelle catarifrangenti fuori dai centri abitati in condizioni di scarsa visibilità (obbligo per i ciclisti tra mezz’ora dopo il tramonto e mezz’ora prima dell’alba)
5. Divieto di uso del cellulare e cuffie
- Vietato telefonare o ascoltare musica con cuffie o auricolari durante la marcia
- La distrazione alla guida è pericolosa anche in bicicletta
6. Comportamento prudente
- Non fare zig-zag tra i veicoli
- Evitare manovre improvvise o pericolose
- Segnalare con il braccio le svolte o i cambi di direzione
7. Trasporto corretto di persone o oggetti
- È vietato trasportare passeggeri adulti (salvo su bici omologate, come tandem o cargo bike)
- I bambini possono essere trasportati solo su seggiolini omologati
- Non si possono trasportare carichi che compromettano l’equilibrio o la visibilità
In sintesi:
Il ciclista è parte del traffico urbano. La convivenza tra bici, auto e pedoni si costruisce con rispetto reciproco e buone pratiche di comportamento. Pedalare in sicurezza è un diritto, ma anche una responsabilità civile.