La linea dura del governo Meloni sull’immigrazione subisce un duro colpo da Lussemburgo. Secondo l’opinione dell’avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea – sebbene non vincolante – la designazione di un Paese di origine sicuro non può avvenire in modo arbitrario né opaco, ma deve essere soggetta al vaglio di un giudice che ne verifichi la legittimità caso per caso. Un principio che smentisce l’approccio adottato dall’esecutivo italiano, che ha redatto e imposto liste di Paesi ritenuti sicuri senza trasparenza né criteri verificabili.
“Meloni, Tajani e Piantedosi hanno costruito un impianto normativo opaco, privo di fonti attendibili, con un unico obiettivo: respingere il maggior numero possibile di richiedenti asilo per fini esclusivamente propagandistici,” denuncia l’europarlamentare del Partito Democratico Alessandro Zan, membro della segreteria nazionale del partito.
Non si tratta solo di metodo, ma anche di sostanza. L’avvocato generale della Corte UE evidenzia l’urgenza di garantire protezioni rafforzate per categorie particolarmente esposte al rischio di persecuzioni e violazioni gravi dei diritti umani. In particolare, si richiama l’attenzione sulle persone LGBTQIA+, spesso criminalizzate o perseguitate proprio in alcuni di quei Paesi etichettati come “sicuri” dal governo italiano. L’opinione suggerisce pertanto di escludere queste categorie vulnerabili dall’applicazione automatica del concetto di “Paese sicuro”.
“Su questi temi – ricorda Zan – avevamo già sollevato forti perplessità in una nostra interrogazione alla Commissione europea, condivisa da numerosi colleghi dell’opposizione. Ma nessuna risposta è arrivata. Il Governo ha costruito una narrazione ideologica, spietata, sacrificando i più deboli sull’altare della propaganda e della disinformazione, spendendo nel frattempo ingenti risorse pubbliche.”
Ora si attende la pronuncia definitiva della Corte, che potrebbe mettere seriamente in discussione l’intero impianto normativo dell’attuale governo sull’immigrazione. Nel frattempo, Zan assicura che la battaglia prosegue: “Continueremo a farci sentire, in Italia e in Europa, contro chi vuole negare dignità e diritti a chi fugge da guerre, miseria e persecuzioni. La legalità e i diritti umani non sono opzionali.”