A cura di Davide Nicoletti
Gli scienziati stanno sviluppando una tecnica rivoluzionaria per monitorare le popolazioni di krill antartico attraverso satelliti spaziali, sfruttando le sottili variazioni di colore dell’acqua marina. Questa nuova ricerca, condotta dall’Università di Strathclyde, dal WWF e dal British Antarctic Survey (BAS), potrebbe migliorare la gestione della pesca e la protezione degli habitat marini minacciati dai cambiamenti climatici.
Nonostante le loro piccole dimensioni (pochi centimetri da adulti), i krill antartici sono tra gli animali più abbondanti della Terra e rappresentano il pilastro dell’ecosistema marino dell’Antartide. Questi minuscoli crostacei sono una risorsa alimentare fondamentale per balene, pinguini, foche e uccelli marini, contribuendo al delicato equilibrio della vita oceanica.
Rod Downie, esperto polare del WWF-UK, ha dichiarato:
“I krill sono i veri supereroi dell’Oceano Antartico, sostenendo un’incredibile biodiversità marina. Tuttavia, il cambiamento climatico e la pesca non sostenibile stanno mettendo a rischio questa specie vitale.”
Tradizionalmente, la misurazione delle popolazioni di krill avviene tramite campionamenti diretti in mare, come quelli condotti dalla dottoressa Cait McCarry dell’Università di Strathclyde. Durante una recente spedizione in Antartide, la scienziata ha raccolto campioni di krill per studiare come questi animali influenzano l’assorbimento della luce nell’acqua di mare.
“Abbiamo iniziato con acqua marina pura, poi abbiamo aggiunto un krill alla volta, misurando quanta luce veniva assorbita”, ha spiegato la dottoressa McCarry.
Questa analisi ha rivelato che la densità del krill modifica il colore dell’oceano, un dato che può essere rilevato dai satelliti per stimare in tempo reale la popolazione di questi crostacei su larga scala.
Il krill non è solo essenziale per la fauna marina, ma svolge un ruolo cruciale nella regolazione del clima globale. Questi piccoli crostacei si nutrono di fitoplancton (piante microscopiche che assorbono CO₂), che crescono sotto il ghiaccio marino. Inoltre, il krill è alla base di un circolo virtuoso:
Le balene si nutrono di krill e, attraverso le loro feci, fertilizzano il fitoplancton, che a sua volta assorbe carbonio e aiuta a ridurre il riscaldamento globale.
Tuttavia, il riscaldamento degli oceani sta minacciando la sopravvivenza del krill, alterando la catena alimentare e mettendo a rischio l’intero ecosistema antartico.
Grazie alla tecnologia satellitare, gli scienziati potranno ottenere dati più accurati sulla distribuzione del krill e migliorare le politiche di conservazione. Rod Downie del WWF sottolinea l’importanza di queste ricerche:
“Dobbiamo urgentemente proteggere gli habitat del krill con una rete di aree marine protette e gestire meglio la pesca. Questo nuovo metodo ci offre uno strumento innovativo per monitorare e salvaguardare questa specie fondamentale.”
Se implementato con successo, il monitoraggio satellitare del krill potrebbe rivoluzionare la protezione dell’Oceano Antartico, contribuendo a preservare l’equilibrio naturale di uno degli ecosistemi più fragili e importanti del pianeta.