12 Febbraio 2025, mercoledì
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“Il Presidente Rocca denuncia il collasso del sistema carcerario italiano”

il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Crotone: In intervento deciso per affrontare sovraffollamento, carenza di personale e disuguaglianze nel sistema penitenziario

Il Presidente non solo analizza le problematiche strutturali e organizzative delle carceri italiane, ma sottolinea anche la necessità urgente di riforme e di un intervento legislativo per affrontare il sovraffollamento, la carenza di personale e la disfunzione del sistema penitenziario. Inoltre, il Presidente Rocca fa il punto sul contributo del Garante dei detenuti del Comune di Crotone, Avv. Federico Ferraro, e sulla sua collaborazione in eventi formativi e iniziative legate al diritto penale e carcerario.

Presidente Rocca, come descriverebbe la situazione attuale del sistema carcerario italiano?
Il sistema carcerario italiano è al collasso. Si parla frequentemente di ampliamenti dell’edilizia penitenziaria come soluzione al problema del sovraffollamento, ma la pianificazione di nuove strutture procede molto lentamente. E la realtà sotto gli occhi di tutti è ben diversa: strutture fatiscenti, sovraffollate oltre i limiti di capienza, con criticità crescenti nelle temperature interne e nelle dotazioni igieniche. Si tratta di una vera e propria disfatta, da tutti i punti di vista. Inoltre, c’è una carenza oggettiva di personale: sanitario, assistenziale e rieducativo, che non permette di garantire il benessere e la sicurezza dei detenuti.

Quali sono le criticità principali che si riscontrano ogni giorno nelle strutture penitenziarie italiane?⁠
Le carceri italiane sono sovraffollate, e questo è il problema principale. Le strutture non sono in grado di accogliere il numero di detenuti che vi sono ospitati. Questo porta a gravi carenze nelle condizioni igieniche e a temperature insopportabili. Inoltre, la mancanza di personale specializzato, soprattutto nel settore sanitario e rieducativo, aggrava ulteriormente la situazione. Le carceri non possono essere trattate come un semplice ‘dimenticatoio’ dove le persone sono murate vive; devono diventare luoghi di sofferenza ma anche di recupero, attraverso trattamenti e percorsi rieducativi.

Cosa pensa della proposta di ampliamento delle strutture penitenziarie? Può essere una soluzione efficace al problema del sovraffollamento?
Si parla di ampliamenti organici, ma la realtà è che questi avvengono troppo lentamente e non soddisfano mai veramente la domanda. Invece di continuare a pensare a nuove strutture, sarebbe più utile concentrarsi su soluzioni alternative alla detenzione, come l’adozione di misure di clemenza, indulto e amnistia, strumenti che sono stati utilizzati per decenni in modo ragionevole. Sono strumenti che avrebbero potuto contribuire a risolvere il problema del sovraffollamento, ma purtroppo sono stati quasi totalmente abbandonati dal legislatore negli ultimi vent’anni.

Lei ha parlato della carenza di personale. In quali aree specifiche si riscontra questa carenza e quali sono le sue implicazioni per la sicurezza e il benessere dei detenuti?
La carenza di personale è un problema che riguarda tutti i settori: sanitario, assistenziale e rieducativo. Questo si traduce in una difficoltà a gestire adeguatamente i detenuti, soprattutto quelli che soffrono di problemi psichiatrici o di dipendenze. La scarsità di personale è anche un problema per la sicurezza del personale di polizia, che si trova a dover gestire una situazione esplosiva, con una popolazione penitenziaria eterogenea, che include anche un numero crescente di detenuti stranieri. La mancanza di personale qualificato mette in pericolo la sicurezza collettiva e la possibilità di riabilitazione dei detenuti.

Cosa pensa della dismissione degli istituti di clemenza e dei provvedimenti di decongestione dell’esecuzione penale, come amnistia e indulto?
È molto grave che il legislatore abbia abbandonato questi istituti di clemenza. Amnistia e indulto sono stati utilizzati per oltre cinquant’anni in modo ragionevole, come strumenti di politica penitenziaria per alleggerire il sovraffollamento e dare una seconda opportunità ai detenuti. La loro dismissione ha contribuito a peggiorare la situazione nelle carceri. Se si vuole davvero risolvere il problema del sovraffollamento e migliorare il sistema penitenziario, è necessario tornare a utilizzare questi strumenti in modo attento e ponderato.

Le giurisdizioni internazionali hanno condannato l’Italia per le condizioni nelle carceri. Come commenta questa situazione?
Le condanne internazionali sono un chiaro segnale della perdita di credibilità dell’Italia nel campo dei diritti umani e della giustizia. Non solo stiamo perdendo credibilità, ma anche investimenti e risorse. Il sistema carcerario italiano è sotto osservazione a livello internazionale, e ciò danneggia l’immagine del nostro Paese. Questo non deve accadere, e per evitare ulteriori condanne, è fondamentale che venga intrapresa una seria riforma del sistema penitenziario.

Come vede il futuro delle carceri italiane? Cosa dovrebbe fare il governo per affrontare questa crisi?
Il futuro delle carceri italiane dipende da un cambiamento radicale nelle politiche penitenziarie. Bisogna rivedere l’approccio alla detenzione, promuovere misure alternative e investire in soluzioni che possano alleggerire il sovraffollamento. È necessario che il governo prenda atto della gravità della situazione e agisca tempestivamente. La riforma deve prevedere un miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri, un aumento delle risorse per il personale e, soprattutto, un’attenzione maggiore alla riabilitazione dei detenuti.

Infine, Presidente Rocca, quale ruolo ha avuto l’Avv. Federico Ferraro nella sensibilizzazione e formazione su temi carcerari?
Federico Ferraro ha avuto un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione sui temi del diritto penale e carcerario. Grazie alla sua professionalità e al suo impegno, siamo riusciti a organizzare eventi, corsi e convegni formativi che hanno contribuito a far luce sulle problematiche legate al sistema carcerario. Il suo contributo è stato prezioso, e sono grato per il lavoro che ha svolto insieme a noi in questi anni. Il suo impegno continuo ha aiutato a sensibilizzare la comunità legale e non solo sui temi cruciali della giustizia penale.

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