25 Giugno 2025, mercoledì
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Eleonora Daniele e il dolore di una famiglia: la salute mentale, il fratello autistico e le sfide dell’assistenza

A cura di Ionela Polinciuc

Eleonora Daniele, nota conduttrice di Storie Italiane su Rai1, ha deciso di raccontare il suo vissuto personale e familiare nel libro Ma siamo tutti matti? , dedicato ai drammi legati alla salute mentale. La sua è una storia intrisa di esperienze dolorose: Daniele, infatti, ha vissuto in prima persona le difficoltà e le sfide di crescere accanto a un fratello autistico, Luigi, e il suo libro intende accendere un riflettore su una problematica che colpisce profondamente chi ne è coinvolto.

«Luigi era cinque anni più grande di me, io la più piccola di quattro figli», racconta Daniele. «Avevo bisogno di mettere in luce il problema dell’assistenza per le famiglie che si trovano ad affrontare situazioni così complesse, spesso impotenti di fronte alla mancanza di sostegno». Per la conduttrice, la legge Basaglia del 1978, seppur importante per la chiusura dei manicomi, ha lasciato lacune nell’assistenza sanitaria per le malattie mentali, lacune che, con gli anni, si sono acuite fino a trasformarsi in una vera emergenza.

Daniele porta il dramma della salute mentale all’attenzione del pubblico con casi significativi, come quello di Alberto Scagni, accusato di aver ucciso la sorella. «Sento spesso sua madre», confida, «e so quanto sia difficile per una famiglia vivere con un malato mentale senza aiuti sufficienti, spesso dovendo arrivare a denunciare il proprio figlio. Alcuni denunciano dovrebbero assumere automaticamente, d’ufficio, senza costringere i genitori a prendere decisioni così dolorose».

Il racconto personale di Eleonora Daniele su Luigi è al centro del libro. La conduttrice spiega che suo fratello ha trascorso gran parte della sua vita a Treviso, assistito da strutture locali, fino a quando non è stato trasferito, seguendo le disposizioni sanitarie nazionali. «Il dolore per la sua perdita è una ferita che non si rimarginerà mai. Ho provato a non parlarne più, ma il silenzio è un errore, una resa di fronte a un sistema che porta molte famiglie a isolarsi».

Daniele descrive con grande empatia i momenti più difficili della loro vita insieme, come i periodi di continua crisi di Luigi durante l’adolescenza. «Si legava a me, la più piccola, ma dai quindici o sedici anni ha iniziato ad avere crisi costanti, e per calmarlo a volte dovevamo bloccarlo fisicamente. Solo mio padre aveva la forza per farlo. Ricordo ancora quando lo portavamo in ospedale: ci veniva rimproverato se urlava, senza capire che imporgli il silenzio era impossibile». Daniele rievoca anche l’impatto di quegli ambienti ospedalieri, dove pazienti con patologie gravi erano costretti a indossare caschi per proteggersi dagli atti di autolesionismo.

Ora, la famiglia di Eleonora non parla più di Luigi. «L’altro giorno mia madre gli ha portato dei fiori e ha detto: “Con i morti si fa così”. Una frase che mi ha colpito nel profondo: è vero, ma la famiglia dovrebbe anche avere il diritto di vivere senza essere schiacciata dal peso di un dolore continuo».

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