A cura dell’Avv. Margherita Morelli
Sono stata a Berlino nel 2019 e mi sono trovata nel bel mezzo di una manifestazione pro Palestina, peraltro, non la prima e non l’unica davanti alla Porta di Brandeburgo.
Era il 4 ottobre. Nessuno ha avuto nulla da ridire, nemmeno di fronte alla nudità di un artista di strada che, su un trampolino, sventolava la bandiera palestinese.
Ho trovato una città cupa a causa del tempo e un po’ triste. Però, la Germania è così e il clima non la favorisce.
Contrariamente a quanto si pensi, ho percepito anche una città un po’ nostalgica, con un retaggio di tempi andati, ancora vividi nella memoria storica della gente anziana, oltre agli orrori della guerra.
Ho avvertito una città moderna, ma anche a tratti fatiscente, severa, precisa e austera come spesso sono i tedeschi, un po’ fredda, e allo stesso tempo piena di voglia di integrazione, democrazia e libertà, dove diverse culture e religioni convivono e si integrano in armonia ed equilibrio.
Berlino è sempre stata una delle città più aperte e integrate.
Berlino è la città che studia l’Europa, ne elabora progetti da finanziare, e rappresenta l’Europa delle genti. È una città che si apre alla solidarietà e all’interazione con altri Paesi, anche al di fuori del continente. Accoglie studenti e giovani di tutto il mondo affinché si confrontino con la governance europea, nelle sue accademie, nelle scuole e nei suoi centri di ricerca.
Berlino, la città che studia l’Europa e si apre all’integrazione e all’accoglienza, era tutta rappresentata in quella manifestazione in cui tedeschi e palestinesi, giovani e anziani, manifestavano all’unisono, mossi da un unico anelito di libertà, uguaglianza e fraternità per un popolo ramingo e oppresso.
Mi sono molto emozionata, come sempre mi accade quando sento di essere parte di una battaglia giusta. Mi sono lasciata travolgere dalla folla di manifestanti e curiosi berlinesi, sentendomi parte integrante di quel consesso, al sicuro, serena e senza alcun timore, sotto lo sguardo giustamente vigile e discreto della polizia.
Sono passati 5 anni e le immagini inquietanti e assurde della polizia locale che insegue un bambino – ripeto, un bambino – che sventola la bandiera palestinese, non si possono guardare senza provocare indignazione, mista a un senso angosciante di insicurezza e di cupi presagi per la tenuta della civiltà e della democrazia.
Queste immagini di Berlino, ridotta così, che impedisce persino di parlare del genocidio in atto, che limita la libertà di espressione sulla questione palestinese, che vieta manifestazioni per denunciare la brutalità e la crudeltà di un’aggressione contro civili inermi, che respinge studiosi e politici, e che reprime il sogno di giustizia e di pace di un bambino armato solo di una bandiera, sono la triste realtà della deriva morale, sociale e politica a cui ci stiamo avviando in Europa.
Fanno davvero impressione, e tanta, queste immagini di un giorno di ordinaria follia, della civiltà e della democrazia, nella città più integrata d’Europa.