1 Maggio 2024, mercoledì
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”STANOTTE HO TOCCATO UNA TIGRE”

La mente è un eccezionale e formidabile laboratorio di immagini: a cosa pensi prima di
addormentarti? La mattina cosa ricordi delle ore in cui hai tenuto gli occhi chiusi? Immagini
sfocate si confondono al mattino fino a svanire, usciamo da un regno alieno, incredibile
pensare che esista solo dentro il nostro cervello. L’inconscio è una regione mentale
inesplorata, da più di un secolo si sonda per cercare risposte. Risposte e non domande. Esiste
il concetto di domanda e risposta nei sogni? L’essere umano è abituato dalla storia a
classificare le parole, se non sono affermazioni sono domande e viceversa. Nel teatro
dell’inconscio dove una domanda può diventare un corpo e un’ossessione diventare una risposta,
non tutto deve trovare un senso e uno scopo.
L’essenza intima delle cose è estranea al principio della ragione: è drammatico spiegare
qualcosa che non è visibile ma lo è stato solo per chi lo ha sperimentato. Come si esce da
questo mare multidimensionale senza impazzire? Impossibile.
È lecito, FORSE, dare una definizione: la mente è un teatro perverso. Il limbo tra reale e
irreale crea uno spazio escluso dalla realtà ma anche dalla irrealtà, un regno intermedio
nella psiche umana che assorbe dall’ambiente e si alimenta di pulsioni e gesti ordinari umani.
Il controllo, il vero fugge per lasciare spazio ad un viaggio tra immagini distorte ed
incredibili. Si entra in un ultra-spazio dove le regole del quotidiano e della morale ordinaria
non influenzano – quasi – lo scorrere dell’esperienza. Questo aspetto non implica un’assenza
di funzionalità del sogno, tutt’altro. Nella notte i desideri, le proibizioni e le ossessioni
umane, censurate durante la veglia, possono vivere, sono libere: la mente li elabora
radicalmente, fino a conferirne una forma. Il sogno mette a nudo quello che l’essere umano
non esprime o non può esprimere per limiti dati dal mondo in cui vive.
Siamo ingannati di poter vivere in un altro modo, mentre dormiamo, da semplici illusioni,
create da noi stessi.
Le opere dispiegano una sorta di laboratorio onirico: la sensualità è un aspetto presente
nell’immaginario dei due artisti in mostra. In 80.000.000 di Giacomo Incannella, l’aspetto
erotico sottende nel titolo un dato scientifico, secondo cui durante un bacio due persone si
scambiano fino a ottanta milioni di batteri. Nella scienza dei sogni si cerca di dare
spiegazioni e regolamentare l’immagine prodotta dall’inconscio. Spesso il sogno può essere
un’esperienza angosciante e imbarazzante, che questi siano legati alla sessualità, al
sadomasochismo o semplicemente all’esibizionismo.
Secondo una visione freudiana, la perversione non è altro che una variante della sessualità
ed è alla base di importanti costrutti psichici umani, il carattere di ciascun individuo è
plasmato da pulsioni, costruzioni psichiche che risalgono all’infanzia e sono le medesime che
creano il freno per la vita reale. Quello che nella vita è proibito e possiamo solo pensarlo
nel sogno prende forma, le costruzioni si annullano, il corpo umano si libera e si manifesta.
Nelle opere di Javier Sarmiento, il nudo, specialmente maschile, viene dipinto come se fossero
istantanee di ricordi. I colori spesso irreali si accompagnano a delle tele frammentate che
enfatizzano il limite reale-irreale dell’immagine stessa.
L’artista concentra la sua attenzione sul bello, inteso come piacere disinteressato e
contemplativo, visto attraverso il filtro dello sguardo, del ricordo, è un concetto di bello
che non si cura di concetti precisi o di prigioni cognitive.
Le opere di Javier mettono in scena l’unicità di ogni immagine, di ogni diapositiva mentale,
ogni ricordo, che la mente e il subconscio elaborano e fanno rivivere arbitrariamente, aprendo
uno scenario indeterminato, fluido. L’artista attraverso l’ideale di bello libera la forma,
la risolve in un sistema costituito di corpo umano e memoria. Le opere dell’artista
sudamericano aprono al pensiero sull’ossessione, l’assuefazione, al desiderio libidinoso e
carnale. L’elemento sensuale coglie l’attenzione in molte delle sue opere; mentre in altre
si percepisce più un aspetto romantico, come in Cuerazo.

Il sogno è immaginazione, è una sorta di archeologia del soggetto dove si creano delle
immagini senza passare per un filtro razionale, ovvero il pensiero, per questo le immagini
prodotte nei sogni sono una sintesi del mondo subcosciente quindi prodotte dalla nostra libera
spontaneità. Questa immaginazione crea situazioni svincolate dal reale ma allo stesso tempo
il soggetto, l’artista, assume una sorta di consapevolezza dell’irreale, che nell’arte diventa
opera, il frutto di un processo di impossibile e verosimile. Così nelle opere di Giacomo
Incannella si avverte questa (ir)realtà: figure semi umane con maschere che trasformano la
fisionomia in altro, d’altronde, È TUTTO UN SOGNO!
Nelle opere di Giacomo Incannella i dettagli colpiscono l’attenzione: campanelli, fiori,
conchiglie, foto di persone sconosciute, elementi che connotano le opere di un alone onirico,
dove ciascuno può trovare qualcosa nel quale ricordarsi, il correlativo oggettivo di Eliot
prende forma su tela. Un’altra immagine frequente nelle opere dell’artista sono gli animali.
Il ghepardo è un animale forte, determinato, feroce e nei sogni può avere molti significati:
autodeterminazione, repressione di passione e desiderio nella vita reale. Nel teatro perverso
dei sogni la realizzazione simbolica degli accadimenti e delle figure fonde livelli diversi
del reale: un Dioniso contemporaneo tiene in mano un cucciolo di ghepardo, simbolo della
divinità, mentre una ragazza cammina in una centrale elettrica, senza uscita. L’istinto feroce
e l’eccessività di Dioniso si contrappongono al romanticismo della ragazza in solitaria. Nel
flusso artistico Giacomo Incannella crea piani difformi, ognuno abitato da creature
differenti. L’ibis è un animale che nell’immaginario onirico rappresenta la capacità di
esplorare il proprio subconscio, la surrealtà in cui sono inseriti è psichedelica, assurda,
due danzanti si muovono in un mare di colori surreali. L’artista rende l’immagine esteticamente
e simbolicamente sublime, l’utilizzo del colore accentua il carattere surreale della scena.
Un teatro è costituito essenzialmente da una scena, visibile, espressa, e dalle quinte,
nascoste alla vista. Quotidianamente ci muoviamo affannosi tra questi due stadi dell’esistenza

  • interno ed esterno – cercando di celare le intime pulsioni. Sulla base di questo teatro dei
    sogni prende forma la mostra: “Stanotte ho toccato una tigre”, un’esperienza che traghetta
    il soggetto in uno spazio di mezzo che ciascuno abita e vive, un sub-ecumene dove l’illusione
    si mescola al dramma per la propria esistenza.

gli artisti Giacomo Incannella & Javier Sarmiento
il curatore Francesco di Pardo

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