18 Maggio 2024, sabato
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Mariana Ferratto. Libertà clandestine

A cura di Valentina Gensini

Dal 19 ottobre 2023 al 7 gennaio 2024

MAD Murate Art District

Firenze

Firenze, 18 ottobre 2023 – È Libertà clandestine – personale dell’artista italo-argentina Mariana Ferratto – la nuova mostra che, realizzata con il contributo di Fondazione CR Firenze, troverà spazio negli ambienti di MAD Murate Art Districtdal 19 ottobre 2023 al 7 gennaio 2024Libertà clandestine è un progetto che affronta e racconta gli spazi di libertà e creatività clandestina che i prigionieri politici argentini riuscirono a conquistare durante la dittatura argentina del 1976-83. Lamostra, curata da Valentina Gensini e organizzata da MUS.E, espone opere inedite che ruotano intorno a due nuovi progetti dell’artista: Memoria de la materia, vincitore dell’Italian Council 2022, ambito premio per il sostegno alla ricerca internazionale di artisti, curatori e critici, e Affiorare, sviluppato durante la residenza che l’artista ha svolto presso Murate Art District a partire da gennaio 2023.

Durante la dittatura in Argentina, molti istituti penitenziari sottoposero i prigionieri politici ad un regime di isolamento e inattività come metodo di distruzione fisica e psicologica. In segno di resistenza, si formarono piccoli gruppi che portarono avanti delle attività alle spalle delle guardie carcerarie. Le opere in mostra raccontano questa esperienza, del potere della creatività come spinta alla sopravvivenza. 

Una mostra che riporta con forza l’attenzione su vicende drammatiche della storia della seconda metà del secolo scorso, raccontando attraverso gli occhi dell’artista la dittatura argentina nell’esperienza personale e collettiva – commenta la vicesindaca e assessora alla cultura Alessia Bettini – Un progetto di resistenza che assume in questo luogo un significato anche più ampio, andando a testimoniare ancora una volta il significato dell’arte come motore di libertà, sopravvivenza e ricerca di senso collettivo. Ed è importante che questo progetto arrivi a completamento di un’esperienza di residenza al MAD, come parte integrante del percorso artistico e del progetto complessivo”.

 “La mostra di Mariana Ferratto entra in programmazione a seguito di una residenza al MAD vinta dall’artista tramite bando, per una ricerca artistica supportata dall’Italian Council per il progetto e la ricerca internazionale tra Firenze, Buenos Aires, Santa Fe, Córdoba e Rosario, presentata al pubblico grazie al contributo di Fondazione CR Firenze, porta nell’ex carcere duro delle Murate la memoria di una storia di resistenza femminile contro la dittatura argentina che prende il potere con Jorge Rafael Videla partire dal 1976 – spiega Valentina Gensini, direttore artistico di MAD e curatrice della mostra -. Le opere ricostruiscono atti di resilienza in modo delicato e intenso: gesti silenziosi, azioni artistiche, manufatti ricostruiscono la tenacia di un gruppo di giovani uomini e donne che hanno condiviso la prigionia e poi la diaspora conseguente all’esilio, e che si trovano ora idealmente ricongiunti nel racconto delle invenzioni e dei diversivi escogitati per mantenere viva la creatività, la memoria, la relazione e gli affetti anche in una condizione di privazione e mortificazione, praticando arte, solidarietà, apprendimento continuo e mutuale”.

L’arte come sempre riesce a trasmettere messaggi forti – commenta il Direttore Generale di Fondazione CR Firenze, Gabriele Gori – ad arrivare prima e meglio a far comprendere la potenza di alcuni gesti, di alcune esperienze, di alcuni linguaggi creativi e insoliti, di alcune originali strategie che l’essere umano è capace di mettere in atto per sopravvivere, come nel caso della storia dei prigionieri politici argentini che incontriamo nella bella mostra di Mariana Ferratto. Il progetto, che trova sede nel particolare contesto delle Murate, invita a nostro avviso anche a una riflessione sull’importanza di sostenere le iniziative che incoraggiano la creatività dei detenuti e l’espressione della loro personalità, in favore del benessere e della salute mentale, all’interno degli istituti di pena come anche nel primo periodo di libertà fuori dall’istituto penitenziario”.

La mia ricerca artistica – racconta Mariana Ferratto– ruota da sempre intorno al tema dell’identità nelle sue molteplici declinazioni ed è in intima connessione con la mia storia personale. Sono figlia di due ex prigionieri politici, incarcerati durante il colpo di stato militare argentino del 1976 e successivamente esiliati in Italia. Ho analizzato il tema dell’identità da differenti punti di vista, ma nella mia ricerca non sono mai tornata su quella parte di storia dell’Argentina che ha deviato il regolare andamento della vita dei miei genitori e di conseguenza ha condizionato il corso della mia. Per questo il progetto che presento vuole essere una sorta di riconciliazione con questo nocciolo opaco da cui si è sviluppato tutto il mio fare artistico. Il mio intento non è solo personale: desidero ricongiungere le vicende soggettive a quelle collettive dando voce alle testimonianze dei sopravvissuti, i quali hanno dovuto convivere con un passato che ha cambiato per sempre la loro vita. Le opere esposte sono la testimonianza di atti di resistenza e sottolineano il potere della creatività come spinta alla sopravvivenza”.

I vari ambienti di MAD propongono storie di resilienza e di amiciziapratiche di sopravvivenza intellettiva, di custodia della memoria, di coltivazione dell’affetto per i cari lontani, e per le nuove amicizie vicine.

Divisi tra la sala Anna Banti e le celle al primo piano, saranno proposti i video della serie Tutorials. Questo lavoro costituisce un’indagine attorno ai manufatti che i detenuti realizzavano in carcere come atto di ribellione all’alienazione della loro personalità. Per opporsi a questo sistema i prigionieri iniziarono a realizzare oggetti artisticie di artigianato con strumenti di recupero come osso finemente lavorato, chiodi, fili colorati estratti dalla trama di asciugamani o pezzi di lenzuola. I manufatti venivano lavorati nell’assoluta segretezza, in piena notte, e portati fuori dalla prigione clandestinamente per poter essere regalati alle persone care. La loro realizzazione poteva richiedere settimane di lavoro e, viste le continue ispezioni, non vi era certezza dell’arrivo a destinazione. Le diverse attività artistiche passavano da una cella all’altra e da una prigione all’altra attraverso i trasferimenti. Nel passaggio di mano in mano si raffinavano, sperimentando vere e proprie tecniche artistiche innovative. 

Tramite una serie di interviste agli ex detenuti, l’artista ha creato dei video in formato tutorial che raccontano e spiegano le diverse tecniche adottate e perfezionate nel tempo

Davanti ad ogni video una postazione attrezzata permetterà ai visitatori di mettere in pratica il tutorial che hanno davanti, trasformando di fatto la mostra in un laboratorio permanente

Nella sala Anna Banti saranno inoltre esposte tavole disegnate o realizzate a collage dal titolo “Archivio dell’artigianato clandestino” che analizzano i vari manufatti dei detenuti e riportano frammenti delle interviste. In queste tavole gli oggetti sono visualizzati come se fossero dei reperti archeologici, riprendendo alcuni codici stilistici tipici della schedatura repertuale archeologica e scientifica. In una parete saranno esposti 28 disegni di gesti delle maniuno per ogni letteradell’alfabeto, l’Abbecedario del linguaggio carcerario, attraverso cui si poteva comunicare a distanza, in silenzio, se si aveva a disposizione un campo visivo sufficiente. Di fronte, una struttura composta dalla sovrapposizione di elementi d’arredo trovati all’interno di MAD Murate Art District: questo “palco” improvvisato sarà teatro di una performance durante l’inaugurazione della mostra. I performer – selezionati tramite call con il coinvolgimento anche di Accademia di Belle Arti Firenze – reciteranno, utilizzando il linguaggio dei segni carcerario, un frammento di una poesia scritta dai detenuti durante il periodo di reclusione; l’azione avviene su un’architettura instabile, che ricorda le strutture improvvisate che i prigionieri costruivano dentro le celle per poter raggiungere le piccole finestre posizionate in alto e, attraverso questo linguaggio, comunicare con gli altri. Un video della performance realizzata dall’artista sarà disponibile nei giorni successivi all’inaugurazione e per tutta la durata della mostra. 

Infine, negli spazi del carcere duro sarà presentata l’installazione audio Affiorare: un’ottantina di piccoli fiori realizzati dagli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Firenze durante i workshop tenuti durante la prima residenza dell’artista al MAD accoglierà i visitatori in questo luogo di dolore. Tre grandi fiori di argilla realizzati dall’artista diffonderanno le storie delle prigioniere politiche raccontando storie di resistenza, momenti di collaborazione e amicizia nel contesto del carcere argentino. Gli audio testimoniano le conversazioni e i passaggi di informazioni attraverso le viti delle cuccette o i tubi delle fognature ma anche i corsi di teatro tenuti lontano dagli sguardi delle sentinelle, o la “trasmissione radio” tenuta a turno dalle detenute attraverso le tubature per condividere conoscenze, abilità, memorie: per ritrovare un senso collettivo ad una esistenza difficile e alienante.

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