29 Marzo 2024, venerdì
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Giudice Margherita Morelli: ”Una situazione di profonda incertezza”

A cura di Ionela Polinciuc

La crisi è innanzitutto economica, nel senso che ci sono difficoltà concrete e spesso anche determinanti e insuperabili per una chiusura positiva dei bilanci a fine anno, ma è anche, e dunque soprattutto, di valori, di significato, di senso, di dignità e così via, per una categoria in cui erano accorse persone di buona volontà che sono rimaste spesso deluse. Quali sono i fattori a spingere gli avvocati lontano dalle aule di Tribunale? Gli avvocati sono in crisi? Sono domande che rimbombano nella mente di tanti professionisti del settore.

Abbiamo intervistato il Giudice Margherita Morelli, per fare chiarezza sul futuro dell’avvocatura italiana.

Giudice Margherita Morelli: qual è il futuro prossimo  dell’avvocatura?

Non vi è dubbio che l’Avvocatura stia attraversando una situazione di profonda incertezza soprattutto di carattere economico che spinge molti avvocati e non solo tra i giovani ma anche tra ultracinquantenni, a lasciare la professione per essere impiegati  negli uffici giudiziari come cancellieri  o nelle altre pubbliche amministrazioni.

Tanti avvocati che ritengono molto critico il proprio lavoro a causa delle incertezze. Cosa ne pensa al riguardo?

Poiché sono un Giudice di pace rilevo che ogni giorno arrivano nel mio ufficio provvedimenti di sospensione o cancellazione dagli albi purtroppo, a causa delle riforme che si sono succedute a partire dagli anni 90, in parte volte a ridurre il contenzioso introducendo un regime sempre più stringente di preclusioni, con aumenti esorbitanti del contributo unificato, con sanzioni a carico delle parti afflittive e punitive anche a carico dello stesso difensore per e esempio, qualora un ricorso per cassazione venga dichiarato inammissibile per difetto di procura, in  parte volte a ridurre ed accorpare gli uffici giudiziaria con notevoli disagi per le popolazioni per raggiungere gli uffici, si è determinata una lenta e inesorabile erosione del contezioso a fronte di una abnorme lievitazione del numero d egli iscritti agli albi ad oggi poco meno di 230000. Si aggiunga che sono mancate soprattutto ai vertici dell’avvocatura, iniziative  concrete volte alla tutela dei diritti  della categoria e soprattutto dei più giovani, una seria e costruttiva politica forense anche nei confronti di una parte della magistratura arroccata sui propri privilegi e a difesa delle proprie posizioni.

Gli avvocati in fuga dalle aule, in tanti pronti a cambiare lavoro. La situazione è critica?

Di fatto, la legge professionale forense  del 2012, non ha risolto il problemi ma per alcuni aspetti li aggrava introducendo l’iscrizione obbligatoria alla cassa forense che ha spinto soprattutto i giovani a non intraprendere la professione forense ovvero non potendo sostenere altri oneri, alla cancellazione. Si aggiunga la grave crisi causata dalla Pandemia. Ciò ha colpito le fasce più deboli e che non avevano spalle solide o uno studio professionale avviato da un genitore, in tal modo  espellendo dall’avvocatura   anche giovani preparati e valenti. Si aggiunga la esasperata telematizzazione dei processi unica in Europa, con la quasi totale trattazione scritta a seguito della Riforma Cartabia che sacrificando il principio di oralità, ha aggravato l’ansia di prestazione dell’avvocato e di fatto, ha fatto perdere alla professione forense gran parte del proprio fascino poiché giudici e avvocati sono relegati nei rispettivi uffici e la mancanza di confronto anche sotto il profilo umano, ne aggrava le distanze.

Con l’obiettivo di riqualificare la professione è in itinere un disegno di legge  per apportare modifiche all’esame di Stato l’esigenza di intervenire sulla legge professionale è dovuta alla saturazione del mercato, alla concorrenza sleale al ribasso, a un sistema giudiziario  da tempi biblici e una burocrazia soffocante e kafkiana. Cosi si legge nella relazione. Tuttavia, l’esigenza di giustizia resta sempre molto elevata anche se il contenzioso si è notevolmente ridotto. Leggendo i dati della cassa forense si registra un trend di crescita a partire dal 2021 con un aumento dei l redditi medio alti mentre si registra una situazione di estrema difficoltà per i redditi più bassi ,di oltre 100000 avvocati  di cui per la maggior parte donne e giovani.

L’Avvocatura: una profonda sfiducia?

Oggi, per quanto mi consta, si legge comunque  una profonda sfiducia dell’Avvocatura sia nei vertici istituzionali dell’Avvocatura da cui non si sente tutelata e adeguatamene rappresentata ,sia nei confronti della magistratura a causa delle lungaggini processuali e spesso di decisioni  che non si ritengono eque ed equilibrate, con condanne gravose quando si tratti di controversie in cui sia vittoriosa un’amministrazione e con compensazione delle spese quando la parte vittoriosa sia il cittadino ovvero con la liquidazione di compensi modesti. Con la legge sull’equo compenso vedremo col tempo se queste discrasie verranno mitigate. L’Avvocatura vede con sospetto anche l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale e la giustizia predittiva che sta inculcando un ulteriore timore che per un prossimo futuro che il diritto di difesa subisca nuove e ulteriori limitazioni. Per migliorare la propria condizione occorre a mio avviso una profonda consapevolezza soprattutto nei giovani che la professione forense richiede una  attitudine anche allo studio e all’aggiornamento, che non può essere un ripiego ad altre attività, che occorre esplorare nuovi campi in cui prestare la propria attività professionale con uno sguardo costante anche all’Europa e alle sue fonti normative. Nel contempo sarebbe necessario investire di più soprattutto sui  più talentuosi giovani avvocati con incentivi e un sostegno economico quando abbiano difficoltà a sostenere le spese per avviare uno studio professionale.
In caso contrario, si rischia che molti di essi ripieghino verso le pubbliche amministrazioni e così ci perdiamo i professionisti migliori E infine, occorre una nuova etica della professione forense nei rapporti soprattutto tra avvocati e un maggior spirito di corpo e solidarietà anche nei confronti delle  istituzioni   che passi attraverso una maggiore consapevolezza che il diritto di difesa costituzionalmente protetto , costituisce uno d ei cardini su cui si costruisce una società democratica e non può subire limitazioni o aggressioni  né da parte del legislatore né da parte della magistratura e affinché la professione forense si riappropri della dignità e autorevolezza perché nessuno possa approfittare delle sue debolezze per   continuare l’opera subdola e costante d espulsione  dalla giurisdizione  che si paventa con l’ultima riforma della Giustizia.

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