19 Aprile 2024, venerdì
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Tante belle ‘chicche’ in onore del gentleman Giovan Battista Giorgini

A cura di Carla Cavicchini

PITTI, GIOVANBATTISTA GIORGINI, ANTONELLA MANSI -E’ la moda, cherie!

E il caso volle che la moda italiana nascesse a Firenze. Ciò Infatti non era
scontato. Di questo e di tante belle ‘chicche’ in onore del gentleman Giovan
Battista Giorgini si è discusso nello scorso convegno tenuto all’edizione “PITTI
103” alla Fortezza da Basso.
Siamo agli inizi degli anni cinquanta e, per puro caso, il “Made in Italy” avrebbe
dovuto fare i suoi primi passi niente meno che a New York.
Questo tuttavia non avvenne, bensì toccò alla fiorentina “Villa Torrigiani” ospitare
il primo evento di Moda Italiana rivolto alla scena internazionale.
Giovanni Battista Giorgini ne fu l’artefice con la sua leggendaria sfilata del 12
febbraio 1951. Ne seguirono poi molte altre nella “Sala Bianca” di Palazzo Pitti,
magnifica location anch’essa sapientemente individuata dagli occhi attenti di
Giorgini .
Questa storia e molte altre sono raccolte nel volume “G.B. Giorgini and the Origins
of made in Italy” , un libro che racconta non solo la nascita della Moda Italiana e
con essa del Made in Italy oggi universalmente apprezzato, ma descrive anche la
poliedrica personalità di Giovanni Battista Giorgini, sapientemente inquadrata
attraverso la documentazione vastissima da lui stesso lasciata e relativa alla sua
vita privata e lavorativa .
Il volume – un coffee table book di oltre 230 pagine – si offre in inglese e italiano a
cura di Neri Fatigati, nipote che custodisce l’archivio del celebre nonno, nelle
edizioni del Gruppo Editoriale in collaborazione con Polimoda.
Il libro è ricco di foto storiche, lettere, inviti ed altro materiale d’epoca di sicuro
interesse.
La vita di Giorgini è riassunta poi dalle più grandi firme italiane e internazionali dei
vari settori quali Grazia D’Annunzio, Sonnet Stanfill, Daniela Calanca, Eva
Desiderio, Gianluca Bauzano.
L’intuizione di Giorgini consisté nel capire il cambiamento che stava avvenendo
oltreoceano nell’immediato dopoguerra. La famiglia media americana, avendo
acquisito una maggiore disponibilità economica, desiderava allora avvicinare la
propria immagine a quella dei grandi divi di Hollywood ma tuttavia l’alta moda,
quella francese in particolare, veniva considerata troppo elaborata e senza dubbio
costosa, ecco dunque che veniva offerto un nuovo spazio di mercato, in
particolare alle donne che tra lavoro e famiglia, volevano comunque apparire
eleganti come le dive del cinema.
Nasce da qui l’idea di organizzare una grande sfilata di abiti italiani in occasione
della mostra ‘Italy at Work’. In un primo tempo si pensò di organizzarla presso il
grande magazzino B.Altman e Co. , progetto poi sfumato, ma che, grazie alla
caparbietà di Giorgini, venne riproposto stavolta nella culla dantesca. Capacità e
magia…beh, sta di fatto che da quel febbraio del 1951, l’alta moda italiana non si
è mai più fermata fino a raggiungere le vette attuali. Tanto che…”Non c’è dubbio
che Giorgini rappresenti un pezzo della nostra identità” come ha tenuto a
sottolineare Antonella Mansi “Presidente Centro di Firenze per la Moda Italiana
Moda.”
La pubblicazione è rivolta anche agli studenti di moda ed ai giovani stilisti. Questi,
infatti, grazie all’attento lavoro di Polimoda sull’archivio Giorgini, possono trovarvi
spunti interessanti e comprendere l’evoluzione di modelli divenuti oramai dei
pilastri del bel vestire italiano. Capi che anche dopo oltre settanta anni sono in
grado di competere con quelli attuali, tanto era la modernità di allora. Le firme
sono tra le più altisonanti: Emilio Pucci, Fabiani, Veneziani, Marucelli, Schubert,
Fontana, Roberto Capucci, Valentino.
Ad Antonella Mansi presente al convegno assieme agli altri relatori,
abbiamo posto varie domande. Come sempre gentilissima ha affermato che la
moda nelle sue varie sfaccettature è anche espressione culturale.
“Questo poiché è un segno dei tempi, traduce i sentimenti, le evoluzioni della
società con grande immediatezza ed efficacia. Quindi, inevitabilmente, è una
componente di contemporaneità”.
Chi sono secondo lei gli eredi di Giorgini?
“Penso siano tutti gli imprenditori che ancora oggi innovano, questo sforzo di
vocazione internazionale nel portare avanti l’identità del paese e del suo saper
fare in giro per il mondo ”.
A suo avviso Giorgini godeva di quel ‘quid’ in più rispetto agli altri, era un
anticipatore?

“A mio avviso gli anticipatori durante il corso degli anni sono stati molti per tante
cose diverse…parliamo di una persona che sicuramente ha avuto capacità e
sensibilità nell’intercettare bisogni e necessità”.
Una figura che credeva molto nei giovani: gli stilisti odierni sono della stessa idea?
Penso sia una domanda difficile a cui dare risposta. Presumo tuttavia di sì poiché
fondamentalmente abbiamo bisogno di coinvolgere su questo settore le nuove
generazioni, rendendole parte in assoluto allo sviluppo e crescita della moda. Ed
è anche vero che la moda odierna segue trend legati alla sostenibilità ed altre
tendenze, che sono tipicamente nella sensibilità delle nuove generazioni. Quindi,
di fatto, è un dialogo che continua.”
Un bilancio dello scorso “Pitti 103” alla Fortezza?
“Lo sguardo degli imprenditori era molto soddisfatto e questo per me ripaga la
sforzo della nostra azienda vista la costruzione di cose estremamente positive.”


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