26 Aprile 2024, venerdì
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Quale futuro per i giornalisti?

A cura di Ionela Polinciuc

Quando si parla della difficile situazione dell’informazione nel nostro Paese e non solo, si tende a dare tutta la colpa ai social network. La diffusione di fake news, propaganda, notizie scandalistiche, teorie del complotto e compagnia sarebbero provocate dai social mentre il giornalismo tradizionale rappresenterebbe una sorta di bastione in difesa della qualità dell’informazione. Ebbene, a questo punto, noi giornalisti veniamo invasi da una valanga di domande… che fine farà il vero giornalismo? Il giornalismo di qualità non esisterà, tanto meno prospererà? se la società nel suo insieme non riconosce l’importanza del giornalismo e non lo sostiene con la propria attenzione che succederà? Abbiamo incontrato il Giornalista Francesco Grillo per due chiacchiere.

Francesco, Boom intelligenza artificiale: quale futuro per i giornalisti?
Sono ben consapevole che quella dell’intelligenza artificiale è una storia
molto più ampia e complessa e, soprattutto, è una storia ancora in corso di
“scrittura”, specialmente in questo periodo di grande accelerazione
tecnologica evidenziato anche da un forte interesse mediatico. Il progresso
scientifico avanza in tutti i campi e noi non possiamo impedire tale
inesorabile realtà. Come avviene spesso in Italia, però, i processi di
innovazione tecnologica, generalmente, sono sempre più lenti che in altre
parti del mondo. Ciò ci conferisce un “certo ipotetico vantaggio” perché
osservando i fenomeni come evolvono nel mondo (ad esempio negli USA o in
Corea del sud) possiamo capirne bene il funzionamento, le conseguenziali
ricadute nel comparto di riferimento e le contromisure idonee da adottare.
Tuttavia a me piace credere che, a prescindere dal progresso scientifico, la
mente umana, i sentimenti, il talento, il background, le aspettative di un
giornalista, nel caso di specie, potranno essere integrate o coadiuvate da
algoritmi, software, ecc.,ecc., ma il “dominus”, a mio modesto avviso, resterà
sempre il giornalista che dovrà adottare delle scelte e quindi con la propria
capacità di verifica e di ragionamento (capacità in cui si sostanzia l’autentico
giornalismo), dovrà scegliere di recarsi materialmente in un cantiere dove c’è
in atto uno sciopero dei lavoratori o sulla scena di un crimine, oppure sul
campo di battaglia come inviato speciale, per raccontare ai lettori o spettatori
la verità sulla vicenda presa in considerazione con tutta la sua passione ed il
suo coraggio che nessun strumento artificiale potrà mai sostituire. In buona
sostanza la radio dà la notizia, la tv o i social mostrano rapidissimamente la
notizia, ma il giornalista spiega la notizia poiché racconta il perché di quegli
eventi. Fino a quando il lettore/spettatore avrà sete di VERITA’ il giornalismo
conserverà il proprio ruolo nella società, con la necessità, però, di continuo
aggiornamento, cosi’ come accade al nostro smartphone.

Il ruolo perduto del giornalismo di qualità e le sfide del futuro?
Gli studi di settore rilevano che la rete con i suoi motori di ricerca e una vasta
gamma di social media spingono le persone a utilizzare fonti d’informazione
più diversificate. L’aumento della pressione per produrre un ciclo di notizie
H24, sette giorni su sette, hanno portato a un grande volume di informazione
più superficiale. Gran parte delle persone tendono ad affidarsi principalmente
ai social per accedere ai contenuti gratuitamente. La grande difficoltà, la debacle in cui versa il giornalismo italiano oggi, (condividendo in pieno il
pensiero del maestro De Bortoli) a mio modo di vedere, consiste nel fatto che
non si riesce a dimostrare che un’informazione di qualità ha un suo valore,
un prezzo inevitabilmente da pagare. Le news non possono essere fornite da
un algoritmo, per quanto meno costoso e più facilmente gestibile di una
redazione, ma presuppone l’investimento, importante e costante, sulla
professionalità umana.
Oggi con i social network qualsiasi utente può generare notizie non verificate,
che creano inevitabilmente confusione, fake news, disinformazione. Un
meccanismo infernale con conseguenti effetti e valutazioni deleteri,
totalmente distaccati dalle fonti originali. La soluzione, per invertire tale
inaccettabile deriva, potrebbe essere, di puntare sugli abbonamenti e
chiedere ai lettori, attraverso raccolte-fondi mirate, di finanziare
un’informazione libera e di qualità in cui il cittadino ed il giornalista,
diventano protagonisti della comunicazione quotidiana.
Passione e innovazione serve solo questo per non lasciare il
giornalismo morire?

Convintamente dico che la risposta è NO! Passione ed innovazione non
bastano per salvare il giornalismo da una lenta estinzione, Serve,
riallacciandomi alla mia risposta precedente, una forte iniezione di capitali nel
circuito della comunicazione italiana, oramai “inceppato”; risorse economiche
che come dicevo prima, potranno giungere o da abbonamenti per i lettori o da
crowdfunding ad hoc. Tale risorse, oltre a sostenere un settore in crisi,
servirebbero a garantire un “salario minimo” (se ne parla tanto in Italia )
anche per la stragrande maggioranza di colleghi giornalisti (pubblicisti e
professionisti) che, pur essendo dotati di dedizione alla professione,
competenza, passione e professionalità, da lungo tempo stentano a
“sbarcare il lunario”.
Il podcast e il giornalismo del futuro: qual è il tuo parere?
A me personalmente non piace la metodologia podcast e pertanto non la uso
mai nella mia attività di freelance. Io amo il contatto diretto con l’interlocutore
attraverso un’ intervista scritta, dal vivo o in streaming. Cio’ nonostante,
riconosco al metodo una praticità ed una certa utilità nella vita frenetica di
tutti i giorni per una veloce informazione. Tuttavia con il podcast si
presentano, secondo me, 3 problemi : 1) il serio problema della verifica
delle fonti; 2) dal punto di vista retributivo il lavoro del podcaster non ha una
sicura fonte di guadagno. Il compenso medio per ogni puntata e di circa
200/300 euro con una scarsità di opportunità; 3)ulteriore problema è costituito

dalla mancata specificazione del reale posizionamento degli ospiti intervistati,
con disorientamento degli ascoltatori. Credo che rimarrà, anche nel prossimo
futuro, una metodo di lavoro “di nicchia” nel variegato mondo del giornalismo, in
continua evoluzione, suo malgrado.

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