18 Aprile 2024, giovedì
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INPS: funzioni e peculiarità

INPS: FUNZIONI E PECULIARITA’: tutto quello che devi sapere!

L’acronimo riportato nel titolo sta a significare “ISTITUTO NAZIONALE PREVIDENZA SOCIALE”. Trattasi di uno degli enti più complessi d’Europa che si occupa di raccogliere i contributi per poi versarli ai pensionati ed ai lavoratori privati, pubblici ed autonomi. Siamo di fronte, dunque, ad una cassa previdenziale che lo Stato mette a disposizione per erogare pensioni, contributi ed agevolazioni. Bisogna essere obbligatoriamente iscritti a quest’ente prima di richiedere qualsiasi tipo di supporto economico. Vigilato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, risulta essere una struttura in piedi dal lontano 1898 che ha sede principale nella capitale italiana. In particolare, per gli aventi diritto, l’INPS si occupa di liquidare rendite permanenti o temporanee. Sette, sono le principali forme di pensionamento previste dall’organo previdenziale, quali: pensione di vecchiaia, pensione di anzianità, pensione di reversibilità pensione di invalidità, pensione di inabilità, pensione supplementare di vecchiaia, pensione in convenzione internazionale per lavoro svolto all’estero.

Come riportato all’inizio, l’ente si occupa anche di tutelare i lavoratori attraverso l’erogazione di sussidi mensili in caso di: indennità di disoccupazione, indennità di malattia, indennità di maternità, assegno al nucleo familiare, cassa integrazione ordinaria e straordinaria, TFR, interventi per la mobilità, disoccupazione agricola, dichiarazione modulo ISEE, gestione visite mediche di controllo ai lavoratori, reddito di cittadinanza e autorizzazioni per l’assegno familiare.

Spontanea, quindi, ci sorge come domanda: ma se l’istituto è volto ad agevolare il cittadino, perché sempre più spesso accade che rivoglia indietro il denaro?

Risaputo è che, oramai ultimamente, su questa particolare e delicata faccenda se ne sentano di tutti i colori provocando il malcontento di quella sempre più in crescita fetta di italiani che pur non avendone diritto, finiscono per negligenza di un impiegato, nella lista recupero crediti dell’INPS. Quindi, diciamola tutta … non è sempre colpa dei privati!!! Soltanto dopo un’attenta verifica, l’ente si fa carico dell’errore notificando, al fin ora beneficiario del sussidio, di dover restituire quanto erogato.

Una bella “gatta da pelare” avrebbe detto a suo tempo Luigi Beccaria, soprattutto perché si tratterebbe di restituzioni con interessi.

Questa pratica pretesa dall’istituto, secondo una recentissima sentenza della Corte Costituzionale, si chiama ripartizione dell’indebito a tutela di chi ha elargito denaro non dovuto, per ottenere un risarcimento.

All’atto pratico, però, per parità di condizioni, anche il libero cittadino che ha goduto di qualche agevolazione, dovrà apportare proprie indagini nel verificare minuziosamente dove sia stato effettivamente l’errore ma più di tutto, da chi sia partito poiché annesse a questa diagnosi, sono le sorti dell’intera faccenda. E’ di vitale importanza agire in modo tempestivo per evitare i sempre più aspri tassi di interesse e morosità. Ad ogni modo, il cittadino già notificato del fallo, certo di essere vittima di un “non errore”, può presentare ricorso amministrativo contro la decisione dell’INPS di congelare il sussidio. Rivolgerci ad un avvocato sarebbe un’ulteriore paracadute per conoscere e valutare quali sono le opzioni legali a disposizione, in particolar modo in caso i soldi siano stati già tutti abbondantemente spesi. Fondamentale sarebbe, anche, far leva sulla buona fede del percettore stesso onde evitare un’incriminazione penale con l’accusa di truffa ai danni dell’organo. Le tempistiche del ricorso ruotano intorno ai 90 giorni dalla data della notifica del provvedimento e se non dovesse essere accolto, il cittadino dovrà ricorrere al tribunale ordinario spalleggiato dal proprio legale.

L’istituto previdenziale non potrà chiedere alcun risarcimento se la pratica dovesse risultare decennale ma prima di anni 10 potrà recuperare le somme dovute mediante trattenute sull’assegno mensile di pensione, compensazione con i crediti e pagamento con rimessa in denaro.

Si procederà, quindi, al rimborso nel caso in cui si riuscisse a provare che il percettore non ne avesse diritto. Qualora, invece, previo indagini la leggerezza trasparisse da parte di un funzionario dell’istituto, le parti si andrebbero a risolvere con una pratica di “congedo”: la cosiddetta sanatoria degli indebiti, secondo cui le somme gonfiate da eventuali interessi, non dovranno più essere rese.

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