19 Aprile 2024, venerdì
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A cosa sono dovute le morti sul lavoro? Dalla rubrica A.U.G.E. Avv. Giuseppe Esposito Alaia ci risponde

A cura di Ionela Polinciuc

Avv. Esposito Alaia: A cosa sono dovute le morti sul lavoro?

” Questa l’ennesima triste proiezione dell’osservatorio vega engineering, i dati ufficiali del 2022parlano di un decremento complessivo del 14% .  Ma la flessione è dovuta alla numerose morti per covid dello scorso anno (367 su un totale di 538), che quest’anno sono quasi assenti (11 su 463). I decessi “non covid” dunque sono passati da 171 a 452, numeri già visti negli anni pre-pamdemia.

 “anche a chiusura del primo semestre del 2022 il decremento della mortalità complessiva rispetto al 2021 (-14 %), risulta essere fortemente “contaminato” dalla quasi totale assenza dei decessi per Covid nel 2022 rispetto al 2021: lo scorso anno infatti, nel primo semestre, gli infortuni mortali per Covid erano 367 su 538. Quest’anno sono solo 11 su 463. Ciò significa che gli infortuni mortali “non Covid” sono passati dai 171 del 2021 ai 452 del 2022, con un eclatante e drammatico incremento del 164 %. I numeri degli infortuni mortali sul lavoro tornano quindi ai dati già visti negli anni prima delle pandemia, cine se nulla fosse cambiato. Sono 463 i lavoratori che hanno perso la vita da Nord a Sud del paese nei primi sei mesi del 2022, con una media angosciante di 77 morti sul lavoro ogni 30 giorni. In netto aumento, inoltre, le denunce di infortunio, che rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso aumentano.

Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre non ha dubbi: la tragedia delle morti sul lavoro nel nostro Paese non consoce la parola “fine”.

Le morti sul lavoro un vero problema per tutta l’Italia.

 La situazione quest’anno è addirittura peggiorata rispetto al 2021. A fronte di un’apparente diminuzione, il numero di infortuni mortali sul lavoro, ripulito dalle morti per Covid, cresce addirittura del 164 % rispetto all’anno precedente.

“una recrudescenza dell’emergenza che si legge bene nelle denunce totali di infortunio considerato tutti gli infortuni, mortali e non, l’incremento continua ad essere del 43,3% rispetto al 2021, arrivando a quota 382.288. e in questo totale, le denunce “non Covid” aumentano del 41 % passano da 213.853 a 301.294. nel 2022 aumentano anche le denunce “Covid”, da 52.951 a 80.994. e i settori della sanità attività manifatturiere e dei trasporti rimangono sempre in cima alla graduatoria.

Accanto ai numeri poi c’è il calcolo del rischio reale di morte dei lavoratori, regione per ragione e provincia per provincia. L’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, analizza infatti l’indice di incidenza della mortalità, cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa regionale e provinciale, la cui media in Italia nei primi sei mesi dell’anno è di 15,2 decessi ogni milione di occupati. Questo indice costante di confrontare il fenomeno infortunistico anche tra regioni con un numero di lavoratori diverso.

Sulla base dell’incidenza degli infortuni mortali, l’osservatorio mestrino elabora mensilmente la zonizzazione del rischio di morte per i lavoratori del nostro Paese che viene così descritto – alla stregua della pandemia – dividendo l’Italia a coloro.

A finire in zona rossa alla fine del primo semestre del 2022, con un’incidenza maggiore del 25 % rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza pari a 15,2 ogni milione di lavoratori) sono: Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Calabria e Molise.

Anche nei primi sei mesi del 2022 il settore Trasporti e Magazzinaggio fa registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 50.

Seguono: Costruzioni (49) e Attività manifatturiere (36).

La fascia d’età  più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e 64 anni (125 su un totale di 342). Ma l’indice di incidenza più alto di mortalità rispetto agli occupati viene rilevato ancora tra i lavoratori più anziani, gli ultra sessantacinquenni, che registrano 46,8 infortuni mortali ogni milione di occupati. L’incidenza di mortalità minima rimane, invece, ancora nella fascia dei età tra i 25 e 354 anni ( pari a 8,2), mentre nella fascia di più giovani, ossia tra i 15 e 24 anni. L’incidenza risale a 9,9 infortuni mortali ogni milione di occupati.

La donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro nei primi sei mesi del 2022 sono 29 su 342. In 26, invece, hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.

Il martedì si conferma anche nei primi sei mesi del 2022 come il giorno della settimana in cui si è verificato il maggior numero di infortuni mortali.

Le denunce di infortunio totali in aumento (+43,3% rispetto a giugno 2021). A fine giugno 2021 erano 266.804 mentre a fine giugno sono 2022 sono 382.288. di questi sono 80.994 quelli legati al contagio Covid. Nel 2021 erano 52.951.

Più di 52 mila poi sono gli infortuni occorsi nel settore Sanità e Assistenza Sociale. Oltre 37 mila quelli nelle Attività manifatturiere e 33.289 mila nei Trasporti.

Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane ni primi sei mesi del 2022 sono state 165.055, quelle dei colleghi uomini 217.233.

LA ZONIZZAZIONE A COLORI è LA NUOVA RAPPRESENTAZIONE GRAFICA ALABORATA DALL’OSSERVATORIO SICUREZZA SUL LAVORO VEGA ENGINEERING DI MESTRE, PER FOTOGRAFARE, IL LIVELLO DI SICUREZZA DEI LAVORATORI.

Quello che tanti temevano è, purtroppo, successo veramente: la ripresa delle attività economiche dopo la fase più acuta della pandemia si sta accompagnando a una recrudescenza degli incidenti sul lavoro.

Era già accaduto una decina di anni fa, nel 2010 e anche allora l’incremento degli infortuni mortali corrispondeva alla risalita dell’economia dopo la grave crisi globale del 2007-2008.

In un solo anno, come si ricava dall’archivio storico dell’Inail, le denunce di incidente mortale sul lavoro passarono dalle 1.032 del 2009 alle 1.465 dell’anno successivo, con un aumento di otre 400 casi. Si interrompeva, così, un decenni odi ininterrotta decrescenza degli infortuni mortali, passati dal 1.528 del 2001, ai poco più di mille del 2009, con l’unica eccezione del 2006, che fece registrare un aumento di 64 casi mortali, passando dalle 1.265 vittime denunciate nel 2005 a 1.329. l’anno dopo, il primo della gramde crisi, ci fu un calo consistente, da 1.329 a 1.193 casi mortali.

TUTTI I NOMI E LE STORIE DELLE VITTIME, LA SPOON RIVER DEI MOTRI SUL LAVORO (dati raccolti da Marco Bazzoni, rappresentate dei lavoratori per la sicurezza di Firenze)

Lo stesso sta, per certi versi, accadendo ancora oggi, con gli oltre mille incidenti mortali (1.017 per l’esattezza) registrati dell’Istituto di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, soltanto nei primi dieci mesi del 2021. Un dato, avverte l’Inail, fortemente influenzato dalla pandemia da Covid che, nel 2020, ha costretto alla chiusura di tute le attività produttive non essenziali e al massiccio ricorso alla smart working.

Con la riapertura generalizzata delle attività e il rientro in azienda della maggior parte dei dipendenti, si è registrato un forte incremento degli incidenti soprattutto in itinere (luogo tragitto casa-lavoro e viceversa). Rispetto ai primi dieci mesi del 2020, tra gennaio e ottobre di quest’anno, quelli mortali sono stati il 14,8 % in più, mentre i casi in occasione di lavoro sono stati il 5,2 % in meno. Al netto dei contagio da Covid, nei primi dieci mesi del 2021 si osserva un aumento complessivo del 20,6% dei casi mortali, “da monitorare nelle future rilevazioni”, avverte l’Inail.

Dietro queste cifre e al di  là delle fredde statistiche, ci sono i nomi, i volti e le storie dei tenti che sono usciti di casa per andare a lavorare e non vi hanno più fatto ritorno. Nel 2021, il volto dei morti sul lavoro è quello di Luana D’Orazio, operaio di 22 anni, mamma di un bimbo di 5, morta stritolata dagli ingranaggi di un orditoio che, hanno appurato le indagini, era stato manomesso per aumentare la produzione.”

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