18 Aprile 2024, giovedì
HomeL'OpinioneGiudice Angelo Turco: '' Viviamo in un clima gravissimo di intolleranze''

Giudice Angelo Turco: ” Viviamo in un clima gravissimo di intolleranze”

A cura di Ionela Polinciuc

Venersi scorso 20 gennaio 2023, presso il Palazzo Velli, piazza S. Egidio 10 in Roma, si è svolto un evento di elevata importanza voluto ed organizzato da Prof. Avv. Giuseppe Catapano, rettore dell’Accademia Universitaria Degli Studi Giuridici Europei, insieme al tesoriere Dott.Prof. Cesare Cilvini ed in collaborazione con Dott. Filippo Bongiovanni, dal tema: ” Le ragioni per far politica”.

L’Accademia A.U.G.E., offre la possibilità di conoscere le ragioni per far politica, e mette a disposizione un corso di 30 ore per insegnare le basi di diritto e capire attraverso l’ascolto di docenti politologi se nel candidato esistono delle reali ragioni sociali per cui si sceglie di fare politica.

All’importante manifestazione hanno partecipato figure importanti, docenti, professionisti, politici e non politici. Tra i presenti anche il Giudice Prof. Angelo Turco che abbiamo intervistato.

Giudice Turco, quali progetti vede all’orizzonte?

Non credo si possa parlare di progetti per il futuro fino a quando l’Unione Europea non rientrerà nella sua vera istituzione e funzione: creare una armonia economica e sociale tra gli stati secondo esigenze e produzione di ciascuno con il fine primo che ha originato la sua costituzione: il contrasto alla egemonia economica americana ed al potere del dollaro. Quello che l’Unione Europea oggi ha dimostrato, soprattutto nella trattazione gestione e controllo della belligeranza Ucraina, è una sudditanza vergognosa di quell’America che invece doveva contrastare e controllare, un cedimento clamoroso dell’economia degli stati che in essa sono confluiti ed un attacco ingiustificato nei confronti di una nazione, quella Russa, che ha aperto spazi commerciali e di intesa con l’Unione stessa al contrario degli Stati Uniti che hanno di mira il suo affossamento. L’appoggio ad un personaggio come Zalensky, un massacratore di fatto del proprio popolo tanto che ha causato la fuga dal suo territorio di ben 4 stati che, già come la Crimea, hanno trovato protezione sotto la bandiera Russa e divenuti territori Russi. In questo clima gravissimo di intolleranze pilotate, sudditanze apertamente dichiarate, incapacità gestionali economiche e di scambi commerciali con un grande stato come la Russia, tragiche collusioni ed interessi personali. Basta vedere lo scandalo Quatar e le commissioni acquisto vaccini in via privata tra Van Der Leyern e titolare di Pfizer via sms e senza alcun interessamento del parlamento europeo), creano una coltre di ampio spessore e tale da far decadere qualsiasi ipotesi concreta di futuri progetti di ripresa economica e sociale. L’orizzonte che mi si para davanti in questo momento è un orizzonte carico di incertezze e, semmai, certezze negative, in riferimento ad una forte e sana ripresa dell’economia europea tra stati e di contrasto al potere americano, un orizzonte carico di preoccupazioni che, in questo momento, sembrano non trovare via d’uscita. Confido comunque, e guai se così non fosse, in quelle forze sociali, caratterizzate da professionisti e persone votate al contrasto, alla lotta ed alla contestazione continua contro fenomeni europei di asocialità ed impoverimento economico diretti a far rientrare l’Unione Europea in quel concetto per cui era stata ideata e creata. Ed in questo contesto progetti per il futuro non sono ancora percorribili e pensabili e bisogna invece lottare fortemente per stabilizzare risolvere e ben delineare il sistema economico e sociale attuale riprendendo coscienza e volontà di perseguire il bene dell’Unione Europea. E solo dopo questo poter delineare progetti nel futuro per una sempre più forte cooperazione e sostegno tra gli stati Europei.

Secondo Lei, quali sono le ragioni per far politica?

Non ci sono ragioni per fare politica ma interessi a fare politica ed a loro volta l’interesse a tanto si divide in due realtà: per interesse proprio personale oppure per il bene del paese e della collettività. Purtroppo quasi sempre la ragione per fare politica coincide con la prima ipotesi e di qui possiamo comprendere le ragioni perché oggi ci troviamo determinati soggetti al governo ed al parlamento e perché invece non abbiamo persone di cultura, di attenta analisi e specifica competenza nel proprio ambito. Il concetto invece reale, concreto per cui si debba fare politica dovrebbe essere rappresentato innanzitutto da una categoria di soggetti di una consistente e generale cultura generale e quindi specifica professionale cui il soggetto appartiene. Questa preliminare caratteristica farebbe si che, quei soggetti che si apprestano a gestire la vita pubblica e prendere le redini della guida del paese, abbiano le giuste capacità cognitive ed intellettive che a tanto necessitano. Le ragioni per fare politica, nell’animo del giusto soggetto, sono queste, aiutare il paese a crescere, svilupparsi nelle varie esplicazioni sociali e quindi miglioramento economico, aiuto alla formazione di imprese, sviluppo della giustizia e delle leggi di attuazione, controllo della legalità. sostegno alla sanità, produzione e così via con gli uomini giusti ai posti giusti. Soprattutto le ragioni per fare politica sono l’onore e la dignità, che devono essere pieni nel soggetto che ad essa si appresta e che, con la sua cultura e professionalità, sarà un garante per fare la giusta politica necessaria al progredire del paese. Sarebbe opportuno che, chiunque si volesse apprestare ad intraprendere l’attività politica, segua quanto meno il corso di laurea in scienze politiche oppure che, medico, avvocato, geometra, architetto, ingegnere, sviluppi ancora di più la propria professione per un migliore apporto alla gestione del paese. Le ragioni per fare politica, in sostanza, devono essere, per chi tanto è intenzionato a porre in essere, di competenza in ciò che si vuole affrontare esaminare e regolare per il buon andamento della Repubblica.

Cosa rappresenta per Lei la politica?

Oggi la politica è scesa ad un livello di bassezza sociale che non ha precedenti nella storia della nostra repubblica e certamente di alto degrado rispetto a quella degli anni 60 ed inizi anni 75/76 in cui il degrado iniziava sempre più a farsi evidente. L’approccio alla politica avveniva senza reali intenti o prefisse volontà gestionali e di regolamentazione quanto piuttosto per non meglio specificate velleità di rappresentanza più che di sostanza. Si cominciava col corteggiare il politico in auge o di notorietà, cercare di entrare nelle file dei suoi cortigiani e quindi fare un po qua e là fino a qualche risultato ma avendo, come base, cultura zero. Oggi chi fa politica lo fa in via principale per ricavarne un sostegno economico e adagiarsi nell’esaminare problemi e criticità nella moltitudine degli addetti. Oggi purtroppo la politica scellerata di tutti i giorni rappresenta questo: Persone che si trovano a gestire la cosa pubblica senza uno straccio di consapevole conoscenza, cultura generale e, soprattutto, senza neppure conoscere i dettami della nostra Costituzione. Quali siano i diritti fondamentali del cittadino e la loro inviolabilità. E soprattutto negli ultimo governi, dal 2016 ad oggi. possiamo annoverare, tra personaggi preposti ai ministeri più importanti, persone che, non solo non sono competenti per il ministero che rappresentano, ma che non hanno nessuna cultura di base sia di vita che scolastica. Ma tutti perfettamente in grado di trarre solo benefici economici e pensionistici in modo vergognoso ed in affronto ai sacrifici che i cittadini, che loro dovrebbero rappresentare, devono fare per vivere e sopravvivere poi. Oggi la politica è interesse privato, incapacità gestionale della cosa pubblica e poi di ogni singola materia sottoposta al controllo e regolamentazione del relativo soggetto. Il concetto di politica va riveduto integralmente e subordinando, a chi a tanto si affacci, ad un percorso culturale ben definito, di preparazione e non necessariamente universitario ma che aiuti quel soggetto a meglio rivedere ed integrare le conoscenze che sono alla sua base. Solo in questo modo, preparando le persone, sviluppandone le capacità e bagagli culturali in essere, potremmo destinare in politica e quindi, di fatto, alla guida del paese nelle sue tante propensioni, persone preparate a gestire la cosa pubblica. Ma oggi la politica rappresenta ignoranza, interesse personale e grandi incapacità cognitive.

A suo avviso, la politica dovrebbe influire sulla gestione delle istituzioni pubbliche?

Politica e gestione di istituzioni pubbliche sono e rappresentano un concetto e realtà di fatto unico. Infatti il politico è, per conseguenza materiale e logica, quasi sempre in diretto contatto con i titolari di pubbliche istituzioni e, per come è congegnato il sistema elettorale, non potrebbe essere diversamente. Il politico o, meglio, la politica, deve guardare ad orizzonti ben più larghi rispetto a quelli delle singole pubbliche istituzioni che, al di la di ogni colore politico, devono essere gestite e sorrette da persone competenti e preparate perché quella istituzione funzioni. Ma, come sappiamo, poche sono le pubbliche istituzioni che non abbisognino di fondi, aiuti in generale per il loro andamento (pensiamo alle università – uffici postali – amministrazioni giudiziarie – strutture sanitarie e così via…) gestionale, e che necessariamente devono rivolgersi all’uomo politico che smuova finanziamenti od aiuti e consenta aiuti a quell’istituto. E’ evidente come inevitabilmente l’uomo politico o, se si vuole, la politica si trovi ad influire sulla gestione di quell’istituto attraverso il suo titolare che, per l’aiuto recepito si compiacerà di favorire chi lo ha aiutato. Quindi la regola sarebbe che la politica non dovrebbe mai influire nella gestione, ovvero nei confronti di chi gestisce l’istituto pubblico, ma nella realtà ciò avviene poiché l’istituto pubblico, per le sua economia e gestione, dipende dalla politica che non dovrebbe invece influire nella gestione di pubbliche istituzioni.

Sponsorizzato

Ultime Notizie

Commenti recenti