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Dott. Andrea Gagliardi: ”Credo che la Politica sia la donazione di se stessi”

A cura di Ionela Polinciuc

Venerdi 20 gennaio 2023, in Roma presso palazzo Velli, piazza di S. Egidio 10, il Prof. Avv. Giuseppe Catapano, rettore dall’ Accademia Universitaria degli Studi Giuridici Europei ha organizzato un evento molto importante dal titolo “ Le ragioni per far politica “.
Al riguardo, abbiamo intervistato Dott. Andrea Gagliardi.

Lei di cosa si occupa e quali progetti vede all’orizzonte?
Sono un pubblico funzionario che ha raggiunto la metà del proprio
percorso lavorativo e i principali progetti che spero possa realizzare
nel prossimo futuro involgono sia la mia persona, investendo nella mia
formazione seppure abbia raggiunto il massimo livello di istruzione
conseguibile in Italia, sia i miei figli, investendo sulla loro
formazione e crescita. La crescita culturale, specie delle nuove
generazioni, costituisce l’humus migliore per far maturare la
coscienza critica.

Secondo Lei quali sono le ragioni per far Politica?
La decisione di impegnarsi in Politica trova la sua ragion d’essere
solo nello spirito di servizio verso la comunità alla quale si
appartiene. La politica non è solo l’arte di governare o di esercitare
il potere in cui tutto diventa possibile, anche l’impossibile. Al
contrario, ed è forse la cosa più difficile, è l’arte di comprendere
lo spirito del popolo che non significa perorarne i desiderata, bensì
di far realizzare, secondo un’etica sociale, i diritti degli individui
di una data comunità. A tal proposito, mi piace citare il giudice
Giovanni Falcone che interrogato sul perché si impegnasse nella lotta
alle mafie, rispondeva: «Che le cose siano così, non vuol dire che
debbano andare così. Solo che quando si tratta di rimboccarsi le
maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare. Ed è
allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto
che fare».

Cosa rappresenta per lei la Politica?
Nel ribadire il concetto appena espresso, credo che la Politica sia la
donazione di se stessi agli altri per il bene comune. Mettere a
disposizione di tutti la propria scienza e la propria competenza, credo sia la
manifestazione più alta di quella solidarietà sociale di cui parla la
nostra costituzione, anzi ritengo sia l’essenza stessa del proclamarsi
cittadini di una nazione. In fondo, lo stesso Aristotele preconizzava
l’uomo come un animale politico, ovvero un animale sociale il cui
naturale luogo di vita è la polis dal momento che solo con
l’integrazione sociale, l’uomo raggiunge la sua eudaimonia e da
compimento al suo essere cittadino.

A quale personaggio della politica passata si rapporta?
In tutta sincerità, il pensiero dei padri nobili del passato, senza
indicazione specifica di alcuno, costituisce il discernimento al quale
riferirsi per la comprensione del presente e per l’ispirazione del
futuro. Per quanto l’imitazione possa avere un valore educativo e
formativo, come dicevo poc’anzi, è la mutevolezza dello spirito del
popolo e del contesto sociale nello scorrere del tempo che impone di
volgere lo sguardo al passato, con il giusto spirito critico, solo
per evitare di commettere nuovamente errori già commessi e guardare al
futuro con lo slancio dei propositi migliori. Credo che l’appello di
Don Luigi Sturzo ai liberi e forti incarni davvero l’equilibrio tra
passato e futuro: “A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa
grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della
Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti
insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e
libertà”.

A suo avviso quanto la politica dovrebbe influire sulla gestione
delle istituzioni pubbliche?

Se è vero che la politica debba essere vissuta come spirito di
servizio alla propria comunità, allora servire le istituzioni
pubbliche costituisce non solo un dovere ma anche un onore o, più
correttamente, un privilegio. Di certo, l’influezza della politica nel
governo delle istituzioni non può essere sminuito al mero impegno
nella realizzazione delle istanze del popolo, secondo un concetto
gestorio del potere e un programma utile alla raccolta di consenso.
Piuttosto, il governo delle istituzioni dovrebbe essere ammantato
dello spirito etico, di cui parlavamo prima, con cui educare il popolo
all’uso delle
istituzioni pubbliche dal momento che queste appartengono a tutti. Il
politico illuminato, nel governo delle istituzioni, non si comporta
solo attuando il proprio impegno con la diligenza del buon padre di
famiglia, cosa del tutto ovvia, nell’interesse esclusivo di queste,
bensì deve imprimere in queste il segno della propria azione come
modello sociale al quale dovrebbe tendere la comunità sotto la sua
guida.

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