A cura di Luigi Prillo
In una notte di quelle da incorniciare, da rilegare agli annali, una notte da raccontare ai figli e nel futuro ai nipoti, il Napoli ha surclassato e umiliato il Liverpool vicecampione d’Europa.
Sono bastati pochi minuti per dimostrare che il lavoro fatto da Spalletti verso un diamante grezzo ha dato i suoi frutti trasformandolo in un diamante pregiato dall’encomiabile valore.
Pochi minuti per vedere in serie rigore segnato da Zielinski, rigore sbagliato da Oshimen e gol di Anguissa, e conta ancora di più il supporto di Kvaratskhelia per il gol di Simeone che ha tolto la lampadina ad un Liverpool che viaggiava di notte con luci chiuse verso il baratro.
Tutto perfetto, tutto troppo bello per una squadra che un mese fa tutti credevano finita, fuori dalle zone alte della serie A, fuori in nome di un ringiovanimento e senza i senatori partiti per altri lidi, invece oggi tutti a stropicciarsi gli occhi, ad osannare i nuovi arrivati, da Kim che ha sopperito l’assenza pesante di Koulibaly, Kvaratskhelia che ha fatto dimenticare il capitano del passato Insigne, Simeone che piange ed emoziona al suo primo gol in azzurro e in Champions League, tutto troppo bello, tutto surreale, tanto da rendersi conto che ad oggi mentre gli esperti parlavano di un Napoli fallimentare, sul prato del Maradona sono cadute le stelle più luminose d’Europa.
