19 Aprile 2024, venerdì
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Intervista al Senatore Francesco Urraro

A cura di Ionela Polinciuc

Il Premio Bonifacio VIII è stato istituito per promuovere i valori della pace e della convivenza tra i popoli, seguendo l’esempio di Bonifacio VIII il quale, dopo l’episodio del famoso “Schiaffo”, perdonò i suoi detrattori istituendo, in seguito, il grande Giubileo del 1300. A conferma di tali motivazioni, basti ricordare che fu Papa Giovanni Paolo II ad essere premiato nel 2003. Abbiamo intervistato il Senatore Francesco Urraro, che ha ricevuto questo prestigioso premio.

Circa due anni fa ha ricevuto un premio molto importante. Parliamo del premio dell’Accademia Bonifaciana, cosa rappresenta per Lei questo premio?
Sicuramente un grande onore e una grande soddisfazione per quanto concerne le motivazioni e le ragioni per un premio così importante, antico e significativo: il premio bonifacio ottavo in Anagni a cura dell’Accademia Bonifaciana per una cultura della pace , ma anche per i valori della solidarietà, della vicinanza alle fasce deboli, delle tutele, dei diritti, dei diritti fondamentali compromessi da una pandemia  che mai avremmo pensato di dover affrontare. Viviamo in un’epoca di difficoltà ma anche di bilanciamento nell’azione di Governo. Opero in commissione Giustizia al Senato, in commissione bicamerale antimafia e continuamente abbiamo la necessità di bilanciare diritti fondamentali, come il diritto alla salute, allo studio, il diritto al lavoro, il diritto alla libertà di iniziativa economica. Effettivamente, l’attenzione dei diritti e nei rapporti tra gli stessi è stata alterata da una serie di criticità. Ricevere un premio del genere, non è soltanto limitato ad una premiazione ma ha un senso valoriale di impegno molto forte, molto significativo. Anche nell’interlocuzione con l’Accademia. La stessa Accademia ha creato sostanzialmente un fronte comune, rafforzato di carattere civico, di carattere istituzionale. Si va dalla chiesa impegnata sotto vari fronti, alle istituzioni, all’assolutismo illuminato di un territorio che è quello del Lazio in quel caso, ma rappresenta un po’ la cifra di larga parte del nostro Paese che ha delle criticità dal punto di vista sociale, economico, ambientale che tutt oggi stiamo affrontando in un difficile percorso anche normativo del PNRL.

Lei ha parlato di un periodo molto difficile che abbiamo vissuto con la pandemia e successivamente stiamo vivendo tuttora il grande terrore della guerra. Il nostro paese si trova in condizioni critiche?
Dopo la pandemia, mai avremmo pensato di dover affrontare un conflitto alle porte del nostro Paese. Vedendo scene come quelle che stiamo vedendo, paradossalmente hanno anche un po’  sovvertito una sorta di prassi di guerra. Corridoi umanitari bombardati, vittime civili tra le più vulnerabili in assoluto. Penso ai bambini, agli anziani, anche ad un qualcosa di strano e particolare che è quello che sta venendo in momento in cui si negozia perché normalmente quando si negozia non si bombarda. Quindi è qualcosa di incredibile che sta portando il nostro Paese ad essere sempre più coeso, sempre più rafforzato con l’alleanza atlantica alla quale vi sta una forte coesione che sta crescendo sempre più. Abbiamo una situazione estrema, abbiamo un aggressore forte, spietato  e abbiamo un aggredito che è un popolo che sta dimostrando una grande fierezza, una grande unità che non vuole lasciare il proprio territorio.Questo popolo merita assistenza, merita tutela il massimo della nostra vicinanza. Siamo qui per assistere e difendere l’aggredito da un aggressore. 

Secondo Lei stiamo andando verso acque tranquille oppure dobbiamo aspettarci il peggio?
Sicuramente noi abbiamo alzato il livello di attenzione sotto molteplici profili di pre allarme che è giusto mantenere.Penso ai temi energetici in primis ma anche alla grande macchina dell’accoglienza che non può caratterizzare un popolo come nostro che si è sempre distinto per la straordinaria umanità. La nostra attenzione va ai tanti giovani che stanno arrivando nel nostro Paese, che hanno anche difficoltà con la lingua, con l’inserimento. Questi profughi devono essere pronti a ritornare quanto prima nel loro paese. 

Che messaggio si sente di mandare alla popolazione, visto che ormai tutti quanti siamo stanchi di questa situazione?
La popolazione rappresenta quel tessuto socio-economico che è lacerato, logorato da una pandemia che ha alterato i nostri percorsi ordinari già critici. Quello che mi sento di dire è avere massima fiducia nella forza delle istituzioni, della democrazia, avere fiducia anche nell’azione del Governo che sta attuando il Piano Nazionale di ripresa e resilienza.

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