28 Marzo 2024, giovedì
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Riforma della nuova PAC: Dott.Giovanni Cipolla fa chiarezza

A cura di Ionela Polinciuc

Il Parlamento Europeo approva: in vigore dal 2023 La riforma della PAC è realtà grazie ai voti di PPE, S&D e Renew Europe. La nuova Politica Agricola Comune entrerà in vigore dal 2023; 1350 gli emendamenti presentati e grandi differenze di vedute in sede europea, soprattutto riguardo al Green Deal. Oggi, Dott. Giovanni Cipolla, Responsabile Regionale PAC E PSR Catanzaro, ci darà alcune informazioni molto importanti.

Chi ha diritto alla PAC in agricoltura?

” I destinatari degli aiuti previsti dalla nuova PAC (Pagamenti Diretti e Sostegno per lo Sviluppo Rurale) per il prossimo periodo di applicazione 2023-2027, sono gli agricoltori attivi, cioè gli agricoltori che, al momento della presentazione della domanda di aiuto risultano in possesso di uno dei seguenti requisiti:

a) agricoltori che nell’anno 2021 hanno ricevuto pagamenti diretti per un importo non superiore a 5.000 euro.

b) iscrizione nella sezione speciale del registro delle imprese come impresa agricola attiva o come piccolo imprenditore e/o coltivatore diretto.

c) iscrizione alla previdenza sociale agricola (INPS) come coltivatori diretti, imprenditori agricoli professionali, coloni o mezzadri.

d) possesso della partita IVA attiva in campo agricolo, con dichiarazione annuale IVA, ovvero con comunicazione delle operazioni rilevanti ai fini IVA, relativa all’anno precedente la presentazione della domanda, dalla quale risulti lo svolgimento dell’attività agricola. Per le aziende con superfici agricole ubicate, in misura maggiore al cinquanta per cento, in zone montane e/o svantaggiate ai sensi della regolamentazione dell’Unione europea, nonché per gli agricoltori che iniziano l’agricola nell’anno di domanda, è sufficiente il possesso della partita IVA attiva in campo agricolo.

Cosa prevede la riforma della nuova PAC?

” Con una dotazione finanziaria complessiva assegnati all’Italia pari a 33,4 Miliardi (18,142 Mld/€ per i pagamenti diretti)   sono garantiti gli aiuti previsti per i pagamenti diretti e dello sviluppo rurale          attraverso cinque tipologie di pagamenti diretti:

1.     Sostegno di base al reddito per la sostenibilità, a tutti gli agricoltori attivi al quale è destinato il 48% della dotazione nazionale dedicata ai pagamenti diretti.

2.     Sostegno ridistributivo complementare al reddito per la sostenibilità, quale regime di aiuto dedicato per le piccole aziende agricole alle quali è destinato il 10% delle risorse nazionali.

3.     Sostegno complementare al reddito per i giovani agricoltori, ovvero agricoltori attivi di età pari o inferiore a 40anni, per i quali è destinare una quota finanziaria del 2% della dotazione nazionale dei pagamenti diretti per offrire un sostegno complementare incentivante il ricambio generazionale.

4.     Regimi per il clima e l’ambiente (eco-schemi), quale regime di aiuto obbligatorio per l’Italia ma facoltativo per gli agricoltori attivi che prevede pagamenti aggiuntivi se nella gestione delle attività agricole e zootecniche, l’agricoltore attiverà pratiche di coltivazione e di allevamento più rispettosi dell’ambiente riducendo l’uso di prodotti chimici e incrementano lo stato di benessere degli animali. Per questa tipologia di aiuti, è destinato il 25% delle risorse nazionali.

5.    Sostegno accoppiato al reddito, finalizzato a garantire un sostegno aggiuntivo ai settori e produzioni più in difficoltà e fortemente strategici alla competitività dell’agroalimentare Made in Italy, ovvero dalla coltivazione del grano duro (pasta made in Italy) alla coltivazione del riso e delle leguminose ma anche pomodoro da industria, agrumicoltura e olivicoltura assoggettata ai regimi di qualità DO e IGP Calabria.”

Cosa manca in questa Riforma della PAC?

” La nuova riforma della Politica agricola comune dopo circa 5 anni di fase negoziale, caratterizzata dagli obiettivi cruciali contenuti dalle Strategie europee del Green Deal e della Farm to Fork e della Biodiversità, deve garantire, con nuove norme giuridiche, risultati tangibili e di termini di trasparenza per il consumatore, estendendo a tutti i prodotti l’obbligo dell’indicazione del paese d’origine e respingendo sistemi di etichettatura nutrizionali fuorvianti come il Nutriscore e la produzione di cibo da sintesi chimica come la carne, il latte ed altri prodotti industriali realizzati in laboratori da processi fortemente impattanti con l’ambiente e alla sostenibilità.”

Quale norma manca per fare questo?

” E’ necessaria inserire nel quadro legislativo della PAC,  l’inserimento del principio di reciprocità. Ossia quello che non è consentito utilizzare in Europa sulle produzioni perché potenzialmente dannoso per i consumatori, per i lavoratori o per l’ambiente, non può essere fatto entrare. In questo modo si legittimano le condizioni di sfruttamento dei lavoratori e di sovra-sfruttamento delle risorse naturali che vigono in molti dei paesi con i quali intratteniamo rapporti commerciali. Con questa carenza legislativa, si penalizza la competitività degli agricoltori italiani ed europei che operano con standards più elevati e con maggiori costi dei loro competitors.

In questa Riforma, è stata persa un’occasione per realizzare quella trasparenza richiesta in primo luogo dai consumatori che in larga maggioranza, tanto a livello europeo che nazionale, chiedono all’agricoltura la produzione e la fornitura di prodotti sicuri e di qualità e vedono nell’origine degli ingredienti un fattore fondamentale per nella scelta di acquisto. La scelta dell’Europa su questo argomento è stata ancora una volta miope: ha scelto di guardarsi indietro, tradendo le aspettative dei consumatori e di tutti quegli operatori del made in Italy che competono lealmente, agendo sulle leve della qualità e della fiducia dei consumatori.”

Dopo 60 anni di applicazione della PAC?

” 1.     Dopo 60 Anni di PAC, il reddito agricolo resta inferiore (46%)della metà degli altri redditi non agricoli.

2.     Negli ultimi 16 anni, il reddito agricolo nei Paesi UE, è cresciuto di appena il 17% ma resta al di sotto del 46% degli altri redditi.

3.     In 60 anni, solo l’agricoltura sostiene i consumatori e continua a subire gli effetti del principio «prezzi ragionevoli ai consumatori». (3 lt di latte per un caffè – 4 Kg di arance per un caffè – oppure );

4.     Dopo 60 anni, non c’è una EQUA remunerazione e ripartizione del valore dei prodotti rispetto ai prezzi pagati dai consumatori e spesso i nostri agricoltori sono costretti a vendere sotto costo di produzione ed impossibilitati a stipulare contratti di filiera con il quale si ripartisce equamente il valore finale con prezzo che garantisce i costi di produzione locale.

5.     In comparto agricolo in tutti i Paesi UE, è quello che ha MENO RICAVI dalla catena di valore generato.

Sono effetti che derivano appunto dall’assenza di regole UE reciproche che devono invece garantire reciprocità negli accordi commerciali con il resto del mondo escludendo l’importazione di prodotti che non rispettano gli standard qualitativi ed ambientali e porre fine ad una concorrenza sleale che ha affossato l’economia delle nostre imprese agricole e che non tutela la salute dei consumatori.

Le risorse della PAC e gli aiuti senza questa norma non si realizza progresso né la sostenibilità economia e senza questi fattori si rischia anche di compromettere la transizione ecologica.

Infine, occorre una incisiva azione di semplificazione dell’attuazione che non deve limitarsi soltanto alla sussidiarietà pubblica, ma anche più sussidiarietà con il privato al fine di garantire i pagamenti in tempi più rapidi e senza penalizzazioni per gli agricoltori derivanti  dalla complessità burocratica che non si riesce a governare neanche da processi di controllo automatizzati.

Siamo ancora in tempo ad adottare queste integrazioni? Assolutamente SI poiché è in corso di negoziato per l’approvazione del Piano Strategico Nazionale della PAC con l’Europa e il nostro Governo che si dovrà concludere entro giugno 2022.”

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