27 Aprile 2024, sabato
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Innocenti ogni giorno ingiustamente in carcere

A cura della redazione 

In Italia ogni giorno finiscono in carcere tre innocenti. E’ il clamoroso numero riportato da Il Giornale e da Il Messaggero. Secondo il Giornale, “solo nel biennio 2019/2020 le ordinanze di riparazione per ingiusta detenzione sono state 1.750, con un esborso per lo Stato di oltre 80 milioni di euro. E a fronte di questa messe di provvedimenti ingiusti che lo Stato ha riconosciuto come tali, sono state promosse solo 45 azioni disciplinari contro i magistrati: queste 7 si sono concluse con l’assoluzione, 13 con il non doversi procedere (per esempio perché il magistrato incolpato ha lasciato la toga) e 25 erano ancora in corso al momento dell’ultima relazione al Parlamento del ministero della Giustizia. Finora, insomma, per 1.750 errori conclamati, 283 dei quali non più impugnabili, non c’è stata una sola censura, un solo ammonimento: per trovarne tocca risalire al 2018, anno in cui a fronte di 509 indennizzi per ingiusta detenzione riconosciuti sono stati sottoposti ad azione disciplinare 16 magistrati, quattro dei quali censurati”.

Anche per questo, secondo il Giornale, si rende necessaria la riforma della giustizia, peraltro sostenuta anche da diverse forze politiche e dallo stesso Sergio Mattarella nel suo discorso di insediamento. Il Messaggero spiega i tempi: “Il confronto a Palazzo Chigi di Draghi con la Cartabia, avvenuto nel giorno del giuramento di Mattarella, ha posto le basi per un nuovo giro di orizzonte che la ministra avrà con le forze politiche la prossima settimana prima di presentare il testo in Consiglio dei ministri. Nel frattempo il timing è partito con la Commissione Giustizia della Camera che ha fissato per il 16 la ripresa dei lavori sul testo di riforma a suo tempo presentato dal ministro Bonafede, e i capigruppo di maggioranza che hanno calendarizzato per il 3 marzo l’approdo in aula del testo. In Commissione sono stati già presentati oltre 400 emendamenti”.

All’interno della riforma, tra le altre cose, si prevede uno stop alle ruote girevoli tra magistratura e politica. Ma spiega il Messaggero, “il meccanismo del divieto è però temperato tenendo in notevole considerazione i principi che impediscono di vietare l’elettorato passivo a qualunque cittadino e quello della conservazione del posto. Nell’ultima proposta elaborata dalla Cartabia si prevedeva di impedire al magistrato di candidarsi nel posto in cui ha lavorato negli ultimi tre anni e, in caso di elezione, l’obbligo dell’aspettativa non retribuita.Draghi è però fermo su una linea di maggior rigore rispetto a quanto partorito da via Arenula”.

Intanto, però, conclude il Messaggero, esiste il “rischio di unaproroga del Consiglio Superiore della Magistratura, di cui si vocifera da qualche tempo a Palazzo dei Marescialli,un’eventualità che il governo vorrebbe scongiurare”. Ma non sarà semplice: “il plenum dell’organo di autogoverno scade a luglio e il tempo stringe se si vuole evitare che si torni a votare con le attuali regole o che si giunga ad una proroga”.

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