27 Aprile 2024, sabato
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Come nasce il Fascicolo sanitario elettronico, quali sono punti forti e punti deboli?

«Il mio punto di vista è quello di medico clinico. Il FSE nasce primariamente per rispondere aesigenze amministrative, e solo in seconda battuta per essere funzionale alla gestione clinica dei malati. Indubbiamente rappresenta un importante mezzo per la gestione burocratica e la facilitazionedell’accesso dei cittadini-utenti ai servizi pubblici, ma non è ancora uno strumento “maturo” dal punto di vista clinico. Costituisce comunque senz’altro un grande passo avanti del Servizio sanitario nazionale,

Il problema è la forma in cui i dati si presentano?

«Il FSE è un grande contenitore di informazioni cliniche sul paziente, sotto forma di lista di referti ( (esami di laboratorio, referti radiologici, verbali di Pronto soccorso, lettere di dimissione e visite ambulatoriali), per ora limitata agli accessi intraregionali al sistema sanitario pubblico econvenzionato, con esclusione del privato. Un medico di Pronto soccorso che debba curare un paziente che richiede decisioni urgenti e non è in grado di collaborare, difficilmente troverà un valido aiuto nel FSE. Non è che avere più informazioni generi di per sé la conoscenza, né tanto meno la comprensione, dei problemi».

Come andrebbe ripensato?

«Oggi siamo abituati a strumenti di ricerca “intelligenti”, che ci consentono di interrogare le informazioni per arrivare dritto a quelle rilevanti. Qualcosa del genere dovrebbe essere possibile all’interno del FSE, altrimenti spacciamo per informatizzazione quello che è soltanto la “ virtualizzazione” delle vecchie fotocopie.

Che ruolo potrebbe avere il Profilo sanitario sintetico?

«La medicina è sempre stata basata sulla anamnesi e sull’esame obiettivo (interrogare e visitare un paziente). Mentre l’esame obiettivo in molti casi tende ad essere surclassato dalla disponibilità di tecniche di esplorazione potenti e versatili (ecografia e radiologia in genere), l’anamnesi, cioè la raccolta delle informazioni dal paziente, resta imprescindibile. La storia clinica di un paziente deve essere compilata e poi aggiornata regolarmente e può diventare un’opportunità formidabile per rettificare la medicina che stiamo praticando, troppo spesso lontana dal rispondere alle reali domande di salute delle persone. I medici di Medicina generale devono rivendicare questo ruolo diprincipali narratori senza reticenze e i cittadini-utenti devono capire che non è nel loro interesse screditare i medici non-specialisti, trattandoli da meri burocrati. L’importante è perciò che il FSE non diventi una sorta di “home banking” della salute, che autorizza i pazienti all’autogestione,facendo loro perdere il contatto con il medico. Sarebbe disastroso per la salute.

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