19 Aprile 2024, venerdì
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Perché la formazione professionale è importante? Risponde Daniele Tuccelli

A cura di Ionela Polinciuc

Attraverso la formazione del personale, i dipendenti noteranno l’importanza che l’azienda dimostra di riconoscere al loro futuro professionale. Inoltre, si sentiranno direttamente collegati al cuore dell’azienda e saranno più propensi ad aumentare la propria produttività in maniera genuina e spensierata. Oggi, con Daniele Tuccelli, cerchiamo di avere maggiori informazioni e capire meglio quant’è importante la formazione aziendale.

Buongiorno Sig. Tuccelli. Lei di cosa si occupa?

‘’Buongiorno a Lei. Guardi, fino a 6 anni fa mi occupavo di gestire sale di Ristoranti e Hotel soprattutto nella gestione delle brigate e gestione degli ospiti. Ancora oggi sono operativo come Maître quando il tempo e le condizioni lo permettono ovviamente. Nel 2015 ho deciso di cambiare la mia professione focalizzandomi sulla formazione e coaching. Tanti sacrifici, impegno e determinazione mi hanno accompagnato in questi 6 anni facendomi ottenere risultati molto soddisfacenti che hanno migliorato oltre che la qualità della mia vita anche la qualità della vita professionale e personale di 10 di persone professioniste e non. Oggi sono un formatore e coach professionista fondatore di #ristorazioneintelligente rivolto ai ristoratori e Professione Maitre rivolta ai responsabili di settore e aspiranti maitre. Il mio business si basa su condividere tramite la formazione e training, i migliori strumenti per sviluppare il potenziale delle persone che lavorano all’interno di questo magnifico mondo che è la ristorazione, dove tutti Noi o per piacere o per lavoro ne facciamo parte. Svolgo costantemente percorsi di formazione “sia on line che in presenza” concentrati su quelle che sono le “Competenze trasversali” aggiungono valore a chi si dà il permesso di acquisirle e applicarle. Parlo di comunicazione, leadership, motivazione e anche nuovi modelli organizzativi per agevolare e semplificare l’operato degli addetti ai lavori’’.

Quant’è importante la formazione nel mondo del lavoro?

‘’Bella domanda!  Sfonda una porta aperta. Ritengo che la formazione oggi, a prescindere dalla sua natura, dovrebbe iniziare ad essere svolta costantemente e non solo quando ci viene imposta. Questa nuova “tendenza” proietta i professionisti e neo professionisti ad una sempre maggiore evoluzione ed emancipazione, un atteggiamento contrassegnato da un continuo e graduale incremento di competenze e capacità, rendendo gli stessi professionisti ancora più credibili, più autorevoli e maggiormente capaci di raggiungere i propri obbiettivi. Oggi viviamo in una realtà dove il cambiamento è sempre dietro la porta e non essere al passo con i tempi “in termini di approccio” significa rimanere fermi ancorati alle vecchie abitudini. Abitudini che non sempre vanno cambiate; ma oggi, pensare di doversi rivolgere ai nuovi clienti, “che io personalmente preferisco chiamarli ospiti”, come lo si faceva qualche decennio fa; è impensabile se si vogliono ottenere dei risultati maggiormente soddisfacenti; allo stesso modo, pensare di interagire con i propri collaboratori “e verso le proprie brigate per rimanere in campo ristorativo”, con lo stesso approccio di come lo si faceva qualche primavera fa’; porta a far ottenere, spesso, risultati diversi da quelli desiderati. Gestire i rapporti umani è sempre stato e continua ad essere complicato, ma con i giusti strumenti se ne facilità il percorso. Svolgere continuamente percorsi e corsi di formazione in ambito lavorativo, “se ben strutturati”; permette alle persone che ne beneficiano sia direttamente agli addetti ai lavori e sia indirettamente ai clienti/ospiti”; di migliorare la loro qualità dell’esperienza che si vive. L’aspetto socio-culturale è cambiato, lo stile di vita è cambiato, le persone sono cambiate, semplicemente vogliono vedersi soddisfare bisogni che oggi assumono un’importanza molto più rilevante nella nostra vita.

“Oggi è importante fare formazione, essa valorizza l’essenza di ogni individuo”

Provate a pensare (e qui ritorno nella ristorazione); se ogni Maître/Responsabile di settore iniziasse ad essere un abile comunicatore, un professionista invece che autoritario, autorevole che si rivolge ai propri collaboratori come un leader che ispira invece di comandare, come un abile maestro che insegna-supporta-sprona invece di eseguire e iniziasse nel creare condizioni migliori per facilitare il lavoro sia del singolo che del collettivo, come sarebbe? Questo cari lettori, richiede un grande coraggio, ovvero darsi il permesso di formarsi e apprendere nuove tecniche e i migliori strumenti per riuscire a soddisfare meglio, non solo i bisogni dei propri collaboratori e degli ospiti/clienti, ma anche i propri. 

Chiudo con una citazione di Ernest Hemingway “Siamo tutti apprendisti di un mestiere in cui non si diventa mai maestri”.

La ristorazione è stata colpita pesantemente in questo periodo di continue restrizioni, com’è la situazione adesso? Iniziamo a vedere un raggio di sole, una totale ripresa?

‘’ Visto le ultime notizie, dire totale ripresa, sembra un azzardo. Certo, un raggio di sole lo stiamo vivendo ma credo che ci voglia ancora del tempo prima di poter sostituire la mascherina con gli occhiali da sole’’. 

Come altri settori importanti colpiti dalla pandemia, anche la ristorazione ha dovuto combattere con una crisi non indifferente. Lei ha qualche consiglio da dare a tutti coloro che si trovano in serie difficoltà in questo periodo dì pandemia?

‘’La ristorazione è stata colpita duramente è vero! Oggi la situazione sembra riprendersi ma ancora con le continue restrizioni portano ad avere paura, una paura che secondo me, viene da una mancanza di visione per il futuro. Programmare nuovi business, accogliere nuove opportunità senza una visione per il futuro diventa complicato. “Tuttavia credo che piangersi addosso non serva a nulla se non a compiacere il proprio fallimento”. Con questo non sto rinnegando la criticità del periodo ma colpevolizzare l’atteggiamento autolesionistico che si ha. I disagi di questo periodo tragico e drammatico devono portarci a riflettere su come reinventarci e non su come rimanere fermi con la speranza che “tutto ritorni come prima”. Questo atteggiamento genera uno stato d’animo di blocco incapace di farci agire verso nuovi orizzonti, nuove opportunità.

Alan Cohen scrisse: “Non aspettare che le condizioni per iniziare siano perfette. Iniziare rende le condizioni perfette”.

Le opportunità ci sono ed è importante darsi il permesso di volerle vedere e accettare il cambiamento, dove resta impossibile attuarlo, se si rimane ancorati a quelle abitudini malate. In molti hanno rinnovato il loro concept di business, molti altri hanno cambiato il loro approccio alla professione, cominciando a svolgere azioni necessarie al cambiamento e alla crescita che li hanno portati a svolgere azioni che mai si sarebbero immaginati di svolgere e così sono nate nuove idee, semplicemente con nuove modalità di approccio alla realtà. Mi rendo conto che ci sono persone veramente in serie difficoltà, attività storiche chiuse definitivamente, persone che non sanno come arrivare a fine mese ecc. Non ho consigli da dare in merito, non mi ritengo nessun giudice spara sentenze, in quanto credo fermamente che bisogna trovarsi in determinate situazioni per poter almeno dire la propria opinione basandosi sulle proprie esperienze di vissuto. Ed è proprio in merito a questo che posso dire che riuscire a darsi il permesso di studiare nuove strategie per poter far fronte al disagio in cui si vive lavorando sulle proprie capacità, lavorando sulla volontà di reinventarsi, magari anche servendosi di sane collaborazioni con persone che possono mettere a disposizione il loro Know-How potrebbe essere un primo passo. Una cosa è certa: da soli non si va da nessuna parte, insieme si ottengono risultati. Probabilmente il viaggio da fare sarà lungo ma sarà più facile da percorrere se alla base c’è la volontà di vedere oltre il proprio naso per ottenere nuovi risultati.

“Se vuoi ottenere qualcosa che non hai mai avuto, devi essere pronto a fare qualcosa che non hai mai fatto” – Thomas Jefferson ‘’.

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