25 Aprile 2024, giovedì
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Serie A, il Milan rischia grosso. Juve, è quasi Champions

Trentasettima giornata di serie A che emette pochissimi verdetti, rimandando tutto agli ultimi 90 minuti. In zona Champions semi flop del Milan che impatta a SanSiro con un Cagliari già salvo dal pomeriggio (grazie al pari tra Benevento e Crotone). I sardi, sicuramente non volendo, fanno un grandissimo favore alla Juve ormai quasi sicura del posto tra le prime 4. Ad attendere i bianconeri, per il terzo anno consecutivo, c’è già l’Atalanta dopo il rocambolesco 4-3 conquistato a Marassi. Il Napoli vince a Firenze e resta in corsa. Nel derby romano tornano a vincere i giallorossi (primo e ultimo successo per Fonseca in attesa di Mourinho) ai quali basterà un punto contro lo Spezia per qualificarsi alla prima edizione della Conference League.

MILAN-CAGLIARI 0-0

Giornata amarissima  per i sogni Champions del Milan, a cui servivano  i tre punti contro un Cagliari già salvo per qualificarsi  aritmeticamente: e invece ha pareggiato 0-0, e per poco non ha perso.
Grande partita da parte del Cagliari: per il Milan invece tutto è rimandato all’ultima giornata, a Bergamo contro l’Atalanta.  Dopo il 3-0 alla Juve e il 7-0 al Torino, la squadra di Pioli avrebbe voluto  atterrare placidamente nel cuore dell’Europa che conta: ed invece ora  dovrà fare i conti con un finale thriller che riaccende anche le speranze della Juventus. Ora infatti  è lotta a tre per la corsa Champions: in corsa ci sono il Napoli, la Juventus ed il Milan per gli ultimi due posti disponibili: tutto si deciderà all’ultima giornata. Dopo un primo tempo senza guizzi  ed una ripresa con Donnarumma decisivo sui colpi di testa di Pavoletti e Godin,  la squadra di Pioli si è resa pericolosa solo con Saelemaekers e Castillejo: ma questo e l’assedio che ne è seguito non è bastato. Per avere la certezza di essere qualificati i rossoneri dovranno vincere in casa dell’Atalanta. 

JUVENTUS-INTER 3-2

Tre rigori (2 per la Juve, 1 per l’Inter), un espulso per parte e un autogol. Questo il succo dei 95 minuti di gioco del derby d’Italia valido solo per i bianconeri. Partita al cardiopalma per entrambe, comunque. Primo episodio al 24° deciso dal VAR. La trattenuta di Darmian a Chiellini viene giudicata fallosa (il nerazzurro prende anche il giallo) e l’arbitro fischia la massima punizione. Dal dischetto Ronaldo si fa ipnotizzare da Handanovic che nulla può sulla ribattuta in rete del portoghese. Al 35° altro penalty, stavolta a favore degli uomini di Conte. Calvarese fischia il rigore per un pestone di De Ligt su Lautaro. L’1-1 è firmato da Lukaku. Il primo tempo si chiude però con la Juve nuovamente in vantaggio. Cross di Kulusevski rimpallato da De Vrij al limite dell’area, sul pallone si avventa Cuadrado che supera Handanovic con una conclusione deviata da Eriksen. É il 48°. La ripresa si apre con l’Inter a trazione anteriore. Al 55° si trova a giocare in 11 contro 10. Secondo cartellino giallo e conseguente rosso per Bentancur, autore di un intervento falloso ai danni di Lukaku. All’83° il pareggio: cross a centro area di Barella, Chiellini duella con Lukaku ma devia la sfera nella propria porta. Calvarese concede la rete dopo la verifica delle immagini del VAR. Ma le emozioni non sono finite. All’88° contatto in area tra Perisic e Cuadrado. Calvarese non ha dubbi e indica il dischetto. Realizza Cuadrado, autore dunque di una doppietta. L’ultima azione vede anche l’Inter finire in dieci per l’espulsione di Brozovic che atterra fallosamente Cuadrado.

La Juve è a quota 75 punti. La Champions è ancora un obiettivo possibile.

FIORENTINA-NAPOLI 0-2

Tre punti pesantissimi per il Napoli che batte 2-0 la Fiorentina al Franchi. La squadra di Gattuso passa nella ripresa con i gol di Insigne e Zielinski (deviato da Venuti) ed ora è a una sola vittoria dal centrale la matematica qualificazione alla prossima Champions League. La Juventus quindi, a questo punto, dovrà vincere la prossima gara contro il Bologna e sperare che il napoli non sconfigga, allo stadio “Diego Armando Maradona”, l’Hellas Verona. 

La Fiorentina si presenta molto organizzata in fase di non possesso, evitando di concedere profondità ad Osimhen: i viola restano in agguato con le ripartenze, affidandosi alle sponde di Vlahovic che comanda il gioco aereo. Il gioco procede a spezzoni, con il Napoli sempre pericoloso quando innesca Osimhen: proprio il nigeriano al 12′ serve Zielinski a rimorchio, con Terracciano che si supera prima sul polacco e poi sulla ribattuta di Fabian. La Fiorentina mette la testa avanti un minuto più tardi, ma il colpo di testa vincente di Vlahovic viene annullato per netta posizione di fuorigioco. Il canovaccio della sfida del Franchi non muta anche nella seconda metà di prima frazione, con il Napoli che fa la partita ma senza trovare il guizzo giusto: al 33′ gli uomini di Gattuso hanno la grande chance per passare in vantaggio, ma la pennellata su punizione di Insigne si stampa sulla traversa.

Si arriva così all’intervallo ancora a reti bianche.Nella ripresa i toni ed il nervosismo aumentano, con la posta in palio che pesa come un macigno per il Napoli. Dopo pochi minuti gli azzurri sfiorano il vantaggio con una grande serpentina di Politano, il cui tiro sul primo viene disinnescato da un reattivo Terracciano.La gara subisce una svolta al 54′, con Milenkovic che ingenuamente trattiene per la maglia Rrahmani in area viola: Abisso viene richiamato al VAR e dopo qualche istante concedere il rigore, senza però ammonire il difensore che già aveva una sanzione a suo carico. Dal dischetto si presenta Insigne, che ribadisce in rete lo 0-1 dopo la prima parata di Terracciano che aveva intuito l’angolo. Il vantaggio del Napoli spinge la Fiorentina ad alzare il proprio baricentro, con Ribery che dopo pochi secondi crea il panico in area azzurra. I viola insistono trascinati ancora dal francese e dai suoi dribbling, che liberano il tiro di Bonaventura che chiama in causa Meret. Il Napoli dopo un attimo di sbandamento riprende il controllo delle operazioni, sfiorando il raddoppio ancora con Insigne: al 64′ il capitano azzurro non impatta bene di sinistro, ma la sua conclusione a giro si stampa nuovamente sul palo. I partenopei capiscono che devono insistere e al 67′ piazzano il 2-0. Sventagliata magistrale di Osimhen che pesca Insigne in area: il capitano azzurro serve Zielinski a rimorchio, il cui tiro (deviato da Venuti), diventa imparabile per Terracciano. E’ di fatto l’azione che conclude anzitempo le ostilità, con il Napoli che controlla senza problemi il doppio vantaggioe strappa tre punti pesantissimi in ottica Champions: adesso servirà battere l’Hellas Verona allo stadio “Maradona” per strappare il pass per l’Europa dei grandi. 

GENOA-ATALANTA 3-4

Nonostante la testa rivolta alla finale di Coppa Italia contro la Juventus l’Atalanta, rischiando molto più del dovuto, vince anche in casa del Genoa e, per il terzo anno consecutivo, si qualifica per la Champions League. Primo tempo dominato chiuso sullo 0-3. Dopo il brivido del palo colpito dell’ex Masiello, ci sono solo i bergamaschi in campo. Al 9° gol di Zapata (56° realizzazione con i nerazzurri aggancia Denis al primo posto della speciale classifica degli stranieri più prolifici con la maglia della Dea), al 26° il raddoppio con Malinovskyi. Zapata salva un pallone sulla linea di fondo superando Radovanovic, crossa al centro per il fantasista che, da due passi, insacca. Prima Marinelli annulla per una segnalazione che la palla fosse uscita, dopo il consulto con il VAR conferma la rete. Al 44° la terza rete. È Gosens di testa a mettere la pietra tombale sulla gara. Almeno così sembra. Nella ripresa il grifone rientra in partita. Shomurodov su palla persa di Djimsiti si invola verso la porta e rimette in gioco il Genoa. Ma dura poco. Al 51° Pašalić firma il 4-1. Dal 67° in poi i rossoblù ce la mettono tutta e mettono sotto torchio la banda Gasperini. Prima con un rigore di Pandev e poi, all’84° ancora con Shomurodov. Nel finale Rovella sfiora il clamoroso pareggio. Finisce 3-4 e l’Atalanta è ancora una volta pronta a difendere i colori italiani nella massima competizione europea. 

ROMA-LAZIO 2-0

Zeman lo ripeteva sempre: il derby è una partita come le altre. Non aveva ragione, non era vero. Il derby, specialmente a Roma, può valere una stagione. Non c’è in ballo solo la supremazia cittadina, per altro non effimera. Ci sono gli sfottò al bar ad esempio. Negli ultimi vent’anni c’è stato anche molto di più: persino la lotta scudetto. Ma oggi no. Oggi le parole di Zeman sarebbero state addirittura esagerate. Un derby inutile sia per la Lazio, specialmente dopo la vittoria della Juve che per i giallorossi in lotta esclusivamente per un posto nell’Europa dei derelitti. 
Alla fine, comunque, è la Roma a festeggiare. La vittoria per 2-0 vale però solo per l’onore dopo il sonoro 0-3 subito all’andata.
Primi minuti bruttini assai con un’ammonizione per parte (Bruno Peres e Acerbi) poi gol annullato alla Lazio. Muriqi scatta oltre la linea difensiva giallorossa e batte Fuzato, Pairetto non convalida per fuorigioco. I biancocelesti hanno subito un’altra occasione ma stavolta è Milinkovic-Savic a fallire solo soletto davanti al debuttante portiere giallorosso. Il primo tempo continua con l’ennesimo infortunio muscolare in casa Roma. Stavolta a fermarsi è Ibanez, sostituito da Kumbulla. Al 42°, a sorpresa, gli uomini di Fonseca passano in vantaggio. Giocata di Dzeko che si beve Acerbi in area, servizio per Mkhitaryan, facile piattone al volo e 1-0. 
Nella ripresa la Roma pressa alto, la Lazio ha solo un paio di occasioni con Immobile ma Fuzato risponde da par suo. Dzeko continua il suo derby nel derby con Acerbi scherzandolo come un pivello. L’ex giocatore del Sassuolo verrà anche espulso all’87°, tornando negli spogliatoi con il fantasma del bosniaco che non lo farà dormire per diverse notti. E al 78° arriva il raddoppio. A segnare è uno degli uomini più contestati della stagione. Azione personale di Pedro che si libera ai 25 metri e piazza il sinistro nell’angolo basso alla destra di Reina.
Ci fosse stato il pubblico sarebbe scattata la standing ovation. La Roma gioca sul velluto e manca poco che realizzi anche Villar. Ma sarebbe stato troppo anche per Eupalla. Fonseca vince il suo primo e ultimo derby e resta in lizza, Sassuolo permettendo, per un posticino in Conference League. La Lazio, sesta, giocherà in Europa League. Per entrambe le squadre una stagione disastrosa. E i festeggiamenti finali in campo sono parsi esagerati e fuori luogo.

Nel prepartita attimi di tensione nei pressi di Ponte Milvio. Circa 500 tifosi della Lazio hanno tentato di partire in corteo verso lo stadio Olimpico, teatro del derby con la Roma. Le forze dell’ordine, in tenuta antisommossa, li hanno respinti. Lanciate bottiglie e fumogeni. Una persona, che brandiva una cintura con il volto travisato, è stata arrestata in quanto sottoposta al provvedimento del Daspo e un’altra denunciata a piede libero. Al momento la posizione di 23 identificati è al vaglio degli inquirenti. Verranno analizzate le immagini della polizia scientifica per individuare altri partecipanti.  Dalle prime ore del pomeriggio, i tifosi della Lazio si erano dati appuntamento a Ponte Milvio: cori, bandiere, fumogeni per caricare la squadra.


SPEZIA-TORINO 3-1

Trentacinque punti. Con una partita ancora da recuperare, è vero. Ma sempre trentacinque punti sono. Pochi, pochissimi. E un’altra sconfitta contro un’avversaria diretta, lo Spezia che da questa sera è matematicamente salvo. Il Torino, giornata dopo giornata, oltre a far infuriare (e non poco) i suoi tifosi sta fornendo prestazioni imbarazzanti. L’ultima, per ora, contro i liguri. Quattro a uno e granata per l’ennesima volta a leccarsi le ferite. Parte forte lo Spezia colpendo un palo con un indemoniato Saponara (più errore dell’attaccante che sfortuna) al 18°. Lo stesso numero 23 si rifà con gli interessi un minuto dopo: passaggio di Agudelo che serve Saponara al limite, il trequartista si mette il pallone sul destro e calcia sul primo palo infilando Sirigu. Al 42° il raddoppio. Calcio di rigore per lo Spezia: pestone di Vojvoda su Pogeba e rigore trasformato da Nzola. Nella ripresa l’unica emozione per gli ospiti arriva grazie all’arbitro Orsato che giudica da rigore un intervento di Ferrer su Bremer. Trasforma Belotti al 55°. Poi più nulla. E lo Spezia va a segno ancora con Nzola al 74° e chiude i conti con Erlic all’84°. Al Toro, visto l’incredibile pareggio del Crotone a Benevento serve un punto domani sera nel recupero contro la Lazio. Gli stessi campani saranno loro ospiti domenica prossima. La speranza di salvarsi ancora c’è. Ma giocando così la paura è tanta.

BENEVENTO-CROTONE 1-1

Il Benevento non è andato oltre il pareggio con il Crotone e ora è veramente a un passo dalla B. Al Vigorito i giallorossi campanierano passati in vantaggio con Lapadula al 13mo ma sono stati riacciuffati da una rete di Simy tre minuti dopo il 90mo. 

La classifica vede ora la squadra di Filippo Inzaghi a 32 punti, 3 in meno del Torino che ha due partite ancora da giocare, il recupero con la Lazio martedì e domenica prossima a Torino il match proprio contro il Benevento.Buona prestazione dei calabresi che in 10 per oltre un’ora per un rosso a Golemic hanno la forza di pareggiare nel recupero salendo in classifica a 22 punti. 
Grazie a questo risultato il Cagliari è aritmeticamente salvo pur dovendo ancora disputare due partite (la prima, stasera nel posticipo a Milano contro i rossoneri).
Nelle altre due gare del pomeriggio, successo esterno della Sampdoria a Udine. Decide un gol di Fabio Quagliarella su calcio di rigore all’88°. Il Sassuolo espugna Parma. 3-1 il risultato finale. Ospiti in vantaggio su rigore con Locatelli al 25°. Dopo il pareggio parmense firmato da Bruno Alves al 32°, uno-due micidiale degli uomini di De Zerbi: le reti al 62° di Defrel e al 69° di Boga lasciano aperto il discorso Conference League. Il duello tra il Sassuolo e la Roma si deciderà nell’ultimo turno, tra una settimana.

PIERLUIGI CANDOTTI 

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