a cura di Maria Parente
La 71^ edizione del Festival di Sanremo si conclude con un ascolto medio di 10.715.000 spettatori e il 53,5% di share : non male, ma molto meno se paragonata alla media dell’ultima serata dell’edizione 2020 che ha registrato 11.477.000 spettatori con il 60,6% di share. Bene o male, tra plausi e dissensi, la kermesse guidata da Amadeus, presentatore e direttore artistico, affiancato passo passo da Fiorello, eclettico showman che non ha mancato di bizzarria ed il fuoriclasse Zlatan Ibrahimovic portando in scena la sua sfacciata arroganza, pregio-difetto che lo consacra a idolo del palcoscenico più ambito nello showbiz. Ma tra le tante componenti che hanno caratterizzato o meglio contribuito a metter su uno spettacolo che probabilmente “non s’aveva da fare” non è mancato, da sottofondo, un velo di recondita ipocrisia che ha per protagonisti proprio i conduttori : le risate artefatte, forzate di uno nei confronti dell’altro alle battute, appunto, dell’altro hanno paradossalmente fatto rimpiangere la presenza di un “risometro”, così come per l’applausometro, che sicuramente sarebbe stato più scenografico e reso meno tangibile la tensione di una conduzione impalpabile, privata della presenza del pubblico, componente fondamentale, sostituita al momento della necessità dalle immagini da standing ovation delle fortunate precedenti edizioni.
Un’edizione scarna, con la musica sempre più palesemente relegata ad una buona scusa per mettere su uno spettacolo televisivo a tratti blasfemo, con esibizioni paonazze dei concorrenti in gara ed un richiamo sempre più netto alla mistificazione della sessualità, all’insegna dell’ermafroditismo, sconsacrando la distinzione di genere ed ogni fondamento legale della vita umana. E gli ascolti non da record dimostrano la recrudescenza dei telespettatori nei confronti di una programmazione di intrattenimento- di scarsa qualità– che ha palesemente sostituito il Festival di Sanremo, simbolicamente rievocato con la proclamazione del vincitore, i Maneskin, e Gaudiano per la categoria Giovani. Un Festival che nonostante tutto è costato lavoro e sacrificio per chi ci ha lavorato, egregiamente ripagato da succosi compensi, con la difficoltà dei protocolli anti-Covid. Il Festival di Sanremo è stato per quasi sessant’anni uno spettacolo musicale di gran classe che ha ospitato nomi e volti internazionali dalla musica al cinema al cabaret , ripagando ampiamente il sacrificio economico degli italiani che pagano il canone: i momenti imbarazzanti che hanno contraddistinto questa edizione macchiano indelebilmente l’aurea che avvolgeva la kermesse musicale surclassando a livello mondiale quel po’ di lustro su cui ancora potevamo contare.