È un festival che premia Ermal Meta e boccia Aiello (ultimo dopo le prime due serate). Se ci fosse stato il pubblico sarebbe scattata un’insurrezione popolare. Ma è solo la demoscopica a parlare. Tutto molto provvisorio. Come Sanremo, d’altronde.
Si parte sempre con il covid. E non potrebbe essere altrimenti visto il continuo peggioramento della situazione in Italia. Fiorello, di piume vestito (dinanzi a una platea di palloncini colorati) si fa serio e lancia un appello ai ragazzi affinché non si abbattono e tengano duro. Questi mesi saranno solo un triste ricordo. Aveva già toccato l’argomento nella conferenza stampa mattutina, commuovendosi. E nelle sue parole c’è anche un invito alle istituzioni per un protocollo vaccinale quanto più rapido possibile. A proposito di nuove generazioni, passando alla musica, bisognerà poi capire perché i giovani (o nuove proposte, o emergenti o quello che è) si ostinino a cantare solo cose già sentite. È così da anni e quando qualcuno si azzarda a fare qualcosa di diverso, logicamente, passa. Degli otto finalisti solo Wrongofyou e Davide Shorty hanno portato una ventata di freschezza. E sono proprio loro a raggiungere Folcast e Gaudiano alla finale di venerdì sera. Eliminati GretaZuccoli e i fratelli Dellai. Prima di ieri sera, ed è un miracolo, iniziano le esibizioni dei big. Orietta Berti, piaccia o meno, è una signora professionista. Cosa ci stia a fare in un festival tutto a uso e consumo delle radio è un mistero (come RitaPavone lo scorso anno). A lei tocca aprire la seconda serata. Subito dopo di lei, Bugo (senza Morgan). Il pezzo è piacevole ma dal vivo non rende molto. È Elodie a presentarlo: ha una paura matta di scendere la scalinata. E dire che dovrebbe essere abituata. L’emozione più grande arriva, neanche a dirlo, con l’ospite d’onore della serata. Una che deve tutto a Sanremo: Laura Pausini. Fresca vincitrice del Golden Globe come miglior pezzo, lo ricanta qui. Io sì è una carezza al cuore. Poi si scatena con Fiorello e Amadeus sulle note di The Rhythm of the night. Chi invece non emoziona per nulla è Il Volo. Continua a essere presente in Riviera e nessuno ne capisce il motivo. Stasera avrebbero dovuto omaggiare il Maestro Ennio Morricone. Ne è venuta fuori una poltiglia pop-tenorile senza capo nè coda. Ingiudicabili? Meglio. Certo è che, a livello emotivo, il gruppo non è neanche nel suo momento migliore. Il papà di uno dei componenti, Ignazio Boschetti, è appena venuto a mancare. Per tanti motivi, forse, era meglio evitare. Nel mentre, continua la gara. Gaia canta bene, è brava ed ha una forte presenza scenica. Ma canta sempre lo stesso brano. Lo stesso fa Malika Ayane (che comunque ha molta più esperienza della collega e si salva). Lo Stato Sociale crea un caos inenarrabile sul palco e si presenta senza il suo frontman Lodo Guenzi come a dire che il collettivo è più importante del singolo. Scissione imminente? Chissà..Chi convince appieno è, invece, La Rappresentante di Lista. Il brano e la relativa esibizione è quanto di più interessante visto finora.Dopo l’ospitata inutile del povero Alex Schwazer (sembra di rivedere Pippo Baudo alle prese con i metalmeccanici nel 1984, ma erano altri tempi e altre storie…) Elodie torna e intona un medley di brani presi qui e là senza un criterio. Il pretesto è quello di farla cantare e di far ballare. Sulle sue doti canore nessuno mai ha avuto dubbi, sul ruolo da showgirl non ci interroghiamo. Alle undici e mezza non siamo neanche a metà gara. Ma ai conduttori interessa poco. Mancavano i tre giurassici Gigliola Cinquetti, Fausto Leali e Marcella Bella impegnati a ricordare i loro migliori brani portati al Festival. Nulla da dire sulle canzoni, mancherebbe altro, Non si capisce il perché cercare di mettere carne al fuoco nonostante il calo di ascolti nella prima serata. Sbagliare è concesso, perseverare proprio no. Forse l’idea era quella di accontentare gli over 50. Ma a quest’ora sono tra le braccia di Morfeo e di scalare Montagne verdi non ne hanno proprio voglia. Prima di mezzanotte arriva Ermal Meta e con Un milione di cose da dirti ristabilisce le cose. Il bello è che per un milione di cose ci impiega appena tre minuti. Voto 10. Per la sinteticità, se non altro. Alla fine della serata risulterà primo, per la giuria demoscopica. Poi tocca agli Extraliscio con la collaborazione di Davide Toffolo dei Tre allegri ragazzi morti. Meglio dimenticare. Ritorna Achille Lauro con il secondo dei suoi quadri (molti, sui social, ancora non hanno capito se alla fine lui dipingerà veramente oppure chiama così le sue opere) e canta Bam bam Twist giusto per ridestare un po’ la platea assente. La mazzata finale la dà Random con uno dei pezzi più brutti mai sentiti da queste parti. Meglio, molto meglio Fulminacci. Santa Marinella è un bel pezzo, merita. Anche se ascoltandole tutte è difficile affermare che i giovani sono migliori dei vecchi. L’impressione è che, di questo Festival, a livello musicale resterà poco o nulla. È un peccato ma anche Willy Peyote non sfonda. Sarà l’ora. Verso l’una Fiorello ed Elodie impazziscono e decidono di cantare Vatteneamore (spronati al telefono dal fidanzato di lei, Marracash che, per inciso, rappa anche quando parla). La cosa incredibile è che la parte di Amedeo Minghi la fa Elodie e quella di Mietta spetta a Fiorello. Si canta per dimenticare. A chiudere la serata Gio Evan, conosciuto ai più per essere stato involontario testimone della fine della storia tra Elisa Isoardi e MatteoSalvini e a Irama (solo in rvm per i noti problemi legati al covid che ha colpito due suoi collaboratori). Domani (tra poche ore) sarà il momento delle cover. Ma tirato sempre così inutilmente a lungo, senza peraltro avere ospiti di grido, si finisce per far il male di Sanremo
PIERLUIGICANDOTTI