24 Aprile 2024, mercoledì
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Economist: Nel 2020 indici di democrazia in calo

a cura di Ronald Abbamonte

Le risultanze dell’annuale ricerca sullo stato di salute della democrazia nel mondo, il cosiddetto democrary Index, rese annualmente note dall’Economist, non possono non suscitare qualche legittima apprensione.

La tendenza emersa nella ricerca relativa a quest’ultimo anno infatti evidenzia un sostanziale peggioramento a livello mondiale dell’indice di democrazia, peggioramento in base al quale sarebbero soltanto 23 paesi al mondo a potersi classificare come democrazie complete. Ancora più significativo appare, poi, osservare che se rapportato all’intera popolazione mondiale, i 23 paesi, in cui assistiamo al pieno compimento della democrazia, hanno il modesto peso del 8,4% del totale. Quindi non solo un peggioramento generalizzato, con un indice in sostanziale ribasso che lo riporta ai valori del 2006, ma anche una pronunciata esiguità di Stati e quindi popolazioni che possono definirsi veramente democratici. Sull’intero scenario ha sicuramente pesato anche la pandemia con le notevoli restrizioni imposte, alla luce dell’emergenza sanitaria, alle libertà personali ma molte volte queste ulltime hanno anche, in determinati contesti, rappresentato solo un pretesto per svolte autoritarie consumate a danno proprio  dei principi democratici.

Come viene calcolato l’indice

L’indice attribuito ad ognuno dei 167 paesi esaminati è una media ponderata che si ricava dalle risposte a ben 60 quesiti. Quesiti relativi a 5 categorie quali la cultura politica, la partecipazione politica, il pluralismo, le libertà civili e il funzionamento del governo. Ad ognuna delle risposte, che possono essere solo o un SI o un NO o un indeciso viene assegnato un punteggio variabile dall’1 per il SI allo 0 per il NO con lo step intermedio dello 0,5.Alcune risposte vengono desunte dallo studio dell’opinione pubblica emergente da sondagi certificati mentre vengono anche considerati , ai fini statistici, le percentuali di partecipazione alle consultazioni elettorali.

In base ai risultati conseguiti gli stati vengono classificati in democrazie complete,democrazie incomplete, regimi ibridi e regimi autoritari man mano la media scende.

I risultati

Senza dubbio si confermano leader di democrazia gli stati del nord-europea e in particolare quelli scandinavi. Primato assoluto per Norvegia, regina quindi delle democrazie complete, ma classificate come democrazie complete tutti gli stati scandinavi insieme all’Australia, alla Nuova Zelanda,all’Uruguay, al Cile, al Giappone, al Canada, al Taiwan e alla Costa Rica, per citarne solo alcuni.

Nella realtà di questi paesi i criteri di democrazia trovano la più convinta e completa espressione. Governi che funzionano adeguatamente, diritti civili riconosciuti e protetti, magistratura realmente indipendente ed informazione realmente libera. Una sorta di oasi felice dove i principi cardini della moderna democrazia sembrano decisamente conclamati.

Per trovare l’Italia dobbiamo scendere di un gradino arrivando al livello delle democrazie incomplete. Il posto numero 29 nella classifica generale dipinge infatti la nostra democrazia soltanto come incompleta o anche difettosa. I pezzi mancanti, nel nostro caso in particolare, non possono non annerire all’imperfetto funzionamento del governo, alla poca indipendenza della magistratura, alla scarsa partecipazione elettorale e a un generalizzato scarso livello di cultura politica. Seppur tutte queste anomalie  si registrano in una situazione dove i diritti civili, almeno di base, sono pacificamente garantiti e dove le elezioni rimangono libere. Nella stessa categoria dell’Italia trovano posto gli Stati Uniti al posto numero 25 , il Brasile e l’Argentina.

La situazione cambia di non poco nelle ultime 2 categorie dove con differenze solo parziali troviamo come connotati comuni il mancato riconoscimento dei diritti civili, il diniego del pluralismo politico con forme più o meno evidenti di sgretolamento delle opposizioni, brogli elettorali, diffusa corruzione e informazione pilotata. Nell’ambito dei regimi autoritari troviamo Cina e Russia dove la media risulta intorno al 2/3, quindi lontanissima da quella non solo degli Stati di democrazia completa ma anche a quella degli Stati a democrazia difettosa o incompleta. Media, in entrambi i casi in discesa rispetto a quella evidenziata nell’ultimo rilevamento. Non sorprende l’ultima posizione nella classifica generale occupata dalla Corea del Nord dove ognuno dei parametri su cui si costruisce la democrazia è totalmente inesistente e dove è addirittura impossibile citare anche solo la parvenza di qualsiasi diritto civile.

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