17 Aprile 2024, mercoledì
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Assange non potrà essere estradato: la decisione del Tribunale penale di Londra

Julian Assange, il 49enne fondatore di Wikileaks, non potrà essere estradato negli Stati Uniti lo ha deciso il tribunale penale di Londra. Il giudice Baraitser ha motivato la decisione citando le condizioni precarie di salute del presunto reo, che pare soffrisse di depressione con tendenze suicide. Aldilà della condotta poco chiara di Assange nella diffusione di documenti statunitensi coperti da segreto tramite Wikileaks, non possano considerarsi un lavoro di giornalismo di inchiesta.

Assange nel 2010 fu accusato dagli USA per aver violato illegalmente i siti del governo e di aver divulgato documenti contenenti i registri delle guerre in Afganistan e Iraq, oltre che comunicazioni diplomatiche del 2010.  Nel 2019 ai sensi della Espionage Act degli Stati Uniti, legge anti spionaggio del 1917, se fosse stato estradato sarebbe stato la prima persona accusata secondo questa legge e avrebbe potuto ricevere una condanna fino a 175 anni di carcere.

Molti attivisti internazionali si erano detti preoccupati che Assange, una volta estradato, potesse subire maltrattamenti e torture durante la sua detenzione negli Stati Uniti. In sua difesa è stato invocato l’art. 3 della Convenzione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, secondo cui “nessuno stato può espellere, restituire o estradare una persona in un altro stato in cui sussistono fondati motivi per ritenere che rischierebbe di essere sottoposta a tortura”.

Julian Assange da Aprile 2019 si trova nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, nel sud est di Londra, arrestato per aver violato i termini del suo asilo politico, violazione della libertà su cauzione avvenuta nel regno Unito nel 2010 e per conto delle autorità statunitensi .

Dal 2012 al 2019 gli era stato concesso asili politico nell’ambasciata dell’Ecuador di Londra, dove era arrivato per evitare una precedente condanna per stupro in Svezia, poi decaduta.

Gli Stati Uniti a questo punto potranno decidere di ricorrere in appello contro tale decisione.

Avv. Sabina Vuolo

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