26 Aprile 2024, venerdì
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ReiThera: cosa c’è da sapere sul vaccino italiano

Anche l’Italia partecipa alla corsa ai vaccini anti-Covid, con il farmaco sviluppato dall’azienda bio-tecnologica italo-svizzera ReiThera insieme all’Istituto Spallanzani di Roma. Il siero è arrivato alla fine della Fase 1 di sperimentazione. Il progetto è interamente italiano: è nato grazie a un protocollo siglato a marzo tra il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il ministro della Salute, Roberto Speranza, il ministro dell’Università e della Ricerca scientifica, Gaetano Manfredi, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’IRCCS Spallanzani. È realizzato, prodotto e brevettato dalla società biotecnologica italiana ReiThera di Castel Romano

Alla fine della Fase 1, stadio embrionale dell’iter, cioè quando il farmaco viene somministrato a poche decine di persone. “Lo studio di fase 2/3 potrebbe essere avviato già a gennaio e il tempo stimato per avere i primi risultati dipenderà dalla velocità di arruolamento dei volontari e dall’andamento dell’epidemia”, ha spiegato l’Ad di ReiThera. Sono stati arruolati 90 volontari sani in due coorti sequenziali (coorte di adulti e coorte di anziani). La coorte degli adulti con 45 soggetti sani di età compresa tra 18 e 55 anni. La coorte degli anziani con 45 soggetti sani di età compresa tra 65 e 85 anni. Entrambe le coorti sono definite per avere tre bracci di trattamento a tre dosi crescenti composti da 15 partecipanti ciascuno, per un totale di 6 gruppi. Il vaccino italiano prevede un’unica somministrazione e si basa su un virus reso inoffensivo e incapace di moltiplicarsi, utilizzato come una navetta per trasportare nelle cellule l’informazione genetica che corrisponde alla proteina Spike

 “Il vaccino è nato per poter essere usato in emergenza anche con una sola dose e tutte le dosi inducono la produzione di anticorpi neutralizzanti, quelli in grado di neutralizzare il virus. La produzione di anticorpi – ha spiegato Ippolito – è uguale nelle tre dosi di vaccino ReiThera sperimentate ed è comparabile alle persone che hanno avuto l’infezione naturale, ovvero i convalescenti”

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