24 Aprile 2024, mercoledì
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Omicidio Mastropietro,la mamma furiosa: “Non mi ha mai rivolto lo sguardo”

“Non mi ha guardato, uomo di poco conto”: Alessandra Verni, madre di Pamela Mastropietro, ha descritto così la reazione di Innocent Oseghale in tribunale a Macerata, dove mercoledì 13 febbraio è iniziato il processo a carico del pusher nigeriano di 30 anni per lo stupro, l’omicidio, il vilipendio e l’occultamento del cadavere della figlia.

Alessandra Verni, in Aula insieme al marito Stefano Mastropietro, ha fissato a lungo Oseghale, chiuso nel gabbiotto, cercando il suo sguardo. Ma lui l’ha sempre tenuto ben lontano da lei, fisso da tutt’altra parte, ad evitare di incrociarla.

La tensione in Corte d’Assise era palpabile. Il processo si annuncia a colpi di consulenze medico legali per dimostrare tesi contrapposte: Pamela, diciottenne romana che si era allontanata da una comunità di recupero per tossicodipendenti, sarebbe stata stuprata e uccisa con due coltellate, sostengono la Procura e le parti civili. Per la difesa, invece, sarebbe morta di overdose da eroina e Oseghale ne avrebbe smembrato il corpo per disfarsene in due trolley.Immagine correlata

Il 6 marzo testimonierà il collaboratore di giustizia Vincenzo Marino: sostiene che Oseghale in carcere gli confidò di essere colpevole. Il 20 e 27 marzo spazio ai consulenti tra cui Roberta Bruzzone, criminologa incaricata dalla famiglia della ragazza e oggi presente in aula: “Pamela era in condizioni d’incapacità e di minorata difesa quando lasciò la comunità – ha attaccato a margine dell’udienza – In balia di sé, dei suoi impulsi e di chi le prospettasse un minimo sostegno. Sul banco degli imputati avrebbe dovuto esserci anche qualcun’ altro – ha aggiunto -. Prima del tragico epilogo, Pamela ha incontrato una serie di persone che hanno approfittato di lei: se avessero agito responsabilmente oggi non saremmo qui”. Per Oseghale, la famiglia vorrebbe il “massimo della pena”, ma chiede anche che vengano scoperti tutti i responsabili: secondo i genitori di Pamela, infatti, ad uccidere la loro figlia non sarebbe stata una persona sola. “Noi continueremo ad indagare – spiega l’avvocato Marco Valerio Verni – Vorremmo venissero fuori anche altre situazioni, come la questione della mafia nigeriana”.

a cura di Gennaro Sannino

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