24 Aprile 2024, mercoledì
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Regioni e Comuni, stop alle tasse locali? Aumentano tariffe di acqua, rifiuti, asili e bus

ROMA – Dal 2015 Regioni ed enti locali non possano più aumentare le tasse locali. E così si scopre che da allora le tariffe dei servizi pubblici erogati dagli stessi enti locali sono aumentate del 5,6 per cento, vale a dire oltre 3 volte la crescita dell’inflazione.Il dato arriva dalla Cgia di Mestre(la Associazione Artigiani Piccole Imprese Mestre), che porta ad esempio le principali tariffe amministrative applicate dai Comuni (per certificati di nascita, matrimonio/morte) che tra il 2015 e i primi quattro mesi di quest’anno sono aumentate addirittura dell’88,3 per cento.Quelle applicate dalle società controllate da questi enti territoriali per la fornitura dell’acqua, invece, hanno subito un incremento del 13,9 per cento, quelle della scuola dell’infanzia del 5,1 per cento, le mense scolastiche del 4,5 per cento, il trasporto urbano del 2 per cento e i rifiuti dell’1,7 per cento. L’inflazione, invece, sempre in questo periodo è salita solo dell’1,7 per cento.Dopo il blocco delle tasse locali imposto dal governo Renzi, sottolinea la Cgia, molti amministratori si sono “difesi” rincarando le tariffe e/o riducendo la qualità e la quantità dei servizi offerti ai cittadini. A conferma della scarsa qualità dei servizi pubblici offerti dalla Pubblica amministrazione la Cgia porta i risultati emersi da un’indagine elaborata l’anno scorso dall’Unione europea: su 23 Paesi analizzati, l’Italia si colloca al 17° posto per livello di qualità della nostra Pubblica amministrazione.Al contrario ben 7 regioni del Mezzogiorno si collocano nelle ultime 30 posizioni: la Sardegna al 178° posto, la Basilicata al 182°, la Sicilia al 185°, la Puglia al 188°, il Molise al 191°, la Calabria al 193° e la Campania al 202° posto. Solo Ege (Turchia), Yugozapaden (Bulgaria), Istanbul (Turchia) e Bati Anadolu (Turchia), presentano uno score peggiore della Pa campana. Tra le realtà meno virtuose troviamo anche una regione del Centro, vale a dire il Lazio, che si piazza al 184° posto della graduatoria generale.“Con lo stop agli aumenti della tasse locali – sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – molti amministratori hanno continuato ad alimentare le proprie entrate agendo sulla leva tariffaria, incrementando le bollette della raccolta dei rifiuti, dell’acqua, le rette degli asili, delle mense e i biglietti del bus. E tutto ciò, senza gravare sul carico fiscale generale, visto che i rincari delle tariffe, a differenza degli aumenti delle tasse locali, non concorrono ad appesantire la nostra pressione fiscale, anche se in modo altrettanto fastidioso contribuiscono ad alleggerire i portafogli di tutti noi”.(fonte blitzquotidiano.it)

a cura di Mattea Bonica

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