25 Aprile 2024, giovedì
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La prevenzione più importante: “15 minuti che salvano la vita”

 

La diagnosi precoce investe tutta l’oncologia nel suo complesso, ma è indubbio che essa è di più facile realizzazione per quei settori organici che si possono giovare di una ispezione diretta come la pelle, le mammelle ed il cavo orale. Questa constatazione pone indubbiamente una situazione di privilegio gli specialisti interessati a questi distretti, anche se aumenta la responsabilità clinica di chi a tale diagnosi è preposto; è meno responsabile quindi lo specialista che non diagnostica un tumore di un organo interno rispetto a chi è preposto alla diagnosi di un tumore visibile ad occhio nudo o facilmente palpabile.

La prevenzione del distretto oro-maxillo-facciale si identifica come la prevenzione di tutti i tumori di altri settori organici in quella che è la diagnosi precoce. E’ stato stimato che nei paesi Europei circa il 2% di tutti i tumori maligni che colpiscono uomini e donne si presentano nella cavità orale.  Il dentista (odontostomatologo) visitando per problemi ai denti, assume quindi una posizione di responsabile privilegio rispetto agli specialisti di altri settori ai quali non arriva certamente la stessa quantità di pazienti.

La maggior parte di questi tumori maligni (90%) sono carcinomi squamocellulari della mucosa orale, ovvero tumori che originano dagli epiteli superficiali, mentre i restanti (10%) sono rappresentati da melanomi maligni, da tumori maligni delle ghiandole salivari, da linfomi nodulari, da sarcomi dei tessuti molli e duri e da metastasi di tumori localizzati altrove nel corpo. Va poi ricordato che il cancro orale, per parecchi mesi o addirittura anni, è spesso preceduto da modificazioni clinicamente visibili della mucosa – le cosiddette lesioni o condizioni precancerose – rappresentate da alterazioni biancastre (leucoplachia) e/o rossastre (eritroplachia).

In che modo però il dentista specialista può porre una diagnosi precoce nei pazienti da lui osservati? A tale proposito le possibilità sono due: o la diagnosi è casuale nei pazienti che si rivolgono a lui per le routinarie visite e cure odontoiatriche, oppure, per altri, che sono una minoranza, il paziente arriva dallo specialista perché ha già notato un processo neoformativo nella cavità-orale per cui la diagnosi è gia mirata. Quindi sia nell’uno che nell’altro caso la diagnosi precoce è legata all’attenta osservazione dell’organo, sulla base di un bagaglio di nozioni tecniche e pratiche che ogni operatore deve possedere perché nella maggior parte dei casi una diagnosi ed una terapia precoce portano a livelli molto alti l’indice di sopravvivenza a questa malattia.

Il cancro orale, se trascurato, si caratterizza per un tasso di mortalità molto alto. L’individuazione del tumore quando ancora piccolo aumenta sia il tasso di sopravvivenza che la qualità della vita. Fortunatamente la maggior parte delle neoformazioni orali insorgono dai tessuti mucosi e sono quindi facilmente individuati ad occhio nudo durante un semplice esame. C’è da dire che nella stragrande maggioranza l’insorgenza di queste neoformazioni è stimolata da un probabile abuso di fumo di sigaretta, associato magari ad un forte consumo di alcool e in minor parte a diete contenenti bassi livelli di vitamina A vitamina C e ferro.

Fortunatamente il livello della coscienza sanitaria, acquisito negli ultimi 20 anni dalla collettività sociale, è notevolmente cresciuto e ha raggiunto una qualità elevata. Importante è stata quindi una ottima educazione sanitaria da parte degli enti pubblici come televisione, giornali e scuola, che  hanno fatto ben capire quanto sia importante e difficile, eseguire degli screening di massa su di una vastissima popolazione, come è quella dell’Italia meridionale, che fino a pochi anni fa non era abitudinaria alle visite preventive odontoiatriche e mediche generali, spingendole quindi ad un miglioramento della loro personale cultura sanitaria.

L’individuo, difatti ha recepito il messaggio della prevenzione, lo ha elaborato e lo ha fatto proprio. In questo senso si è corretto immaginare un cittadino il quale, in presenza di sintomi soggettivi che ha imparato a conoscere, si reca da questo o quello specialista, che ossequioso saprà indicargli la giusta via. A questo punto resta allo specialista attuare la migliore terapia, attuando la più nobile ed elevata profilassi, indubbiamente più rischiosa, senz’altro più impegnativa per preparazione culturale ed impegno tecnico ma unica garante di quella sopravvivenza individuale alla quale ogni profilassi oncologica deve mirare.

 

 

Prof. Cesare Cilvini

Docente Formatore AUGE

Prof. Daniele Orefice

Docente Formatore AUGE

 

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