29 Marzo 2024, venerdì
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Legislatura finita, ecco chi lascia la politica

La legislatura si è conclusa e le porte girevoli della politica stanno per chiudersi per tanti esponenti di spicco della Seconda Repubblica. Se il 2013 ha visto l’uscita di scena di Massimo D’Alema e Walter Veltroni, stavolta il pentastellato Di Battista e il ministro Alfano hanno già annunciato che non si ricandideranno.

E sono soltanto i primi di una lista che si allunga di giorno in giorno.Ufficialmente Alessandro Di Battista si ferma un turno per fare il padre. “Quando ti nasce un figlio – ha scritto sul suo blog – si inizia a pensare moltissimo al tuo futuro, alle tue reali aspirazioni, ai tuoi sogni. E tra i miei sogni c’è la scrittura: continuare a combattere dal punto di vista politico anche attraverso la controinformazione e la scrittura“. In realtà il deputato grillino è consapevole che, se Luigi Di Maio non riuscisse a vincere le Politiche, non potrebbe candidarsi a premier al suo posto al giro successivo in quanto violerebbe il limite dei due mandati voluto da Grillo.Diametralmente opposte le motivazioni del ministro degli Esteri:“Non starò seduto tra i banchi del prossimo parlamento perché ho deciso di non ricandidarmi alle prossime elezioni. Ritengo ci siano dei momenti in cui vadano fatti dei gesti, voglio dimostrare che tutto ciò che abbiamo fatto è stato motivato da una profonda responsabilità verso il paese”,ha detto nel corso della trasmissione ‘Porta a Porta’. Angelino Alfano paga la cattiva gestione dell’immigrazione e una linea politica troppo ondivaga che ha avuto effetti deleteri sul voto delle Regionali in Sicilia, la sua terra, dove la sua Area Popolare non è riuscita a superare nemmeno la soglia di sbarramento al 3%. Meglio non ripresentarsi che rischiare di fare la fine ingloriosa di Gianfranco Fini e del suo partito, Futuro e Libertà per l’Italia (Fli).Secondo alcune indiscrezioni giornalistiche anche Pier Ferdinando Casini starebbe pensando di non ricandidarsi. Nel suo caso a pesare, probabilmente, sono state le polemiche attorno alla Commissione d’inchiesta sulle banche di cui Casini è presidente. Si prospetta una vita fuori dal Parlamento anche per Denis Verdini e altri tre ex berlusconiani che, nel corso di questa legislatura, hanno voluto, nel loro piccolo, mantenere in vita il ‘Patto del Nazareno’. Stiamo parlando dei senatori Paolo Bonaiuti, Sandro Bondi e sua moglie Manuela Repetti che, difficilmente, si metteranno di nuovo alla prova delle urne.Sul versante sinistro c’è il caso particolare di Giuliano Pisapia che, finita l’esperienza come sindaco di Milano, aveva rifiutato di ricandidarsi per ritirarsi a vita privata, salvo poi tentare il salto a livello nazionale con il suo ‘Campo progressista’. Il primo luglio era salito sul palco di piazza Santi Apostoli, insieme a Pier Luigi Bersani e sembrava destinato a fare il candidato premier degli antirenziani ma in autunno cambia idea e cerca di allearsi con il Pd. Il suo progetto, però, si scioglie come neve al sole davanti alla consapevolezza che lo ius soli non sarebbe mai stato approvato.“Il nostro obiettivo, – dice – fin dalla nascita di Campo Progressista, è sempre stato quello di costruire un grande e diverso centrosinistra per il futuro del Paese in grado di battere destre e populismi. Oggi dobbiamo prendere atto che non siamo riusciti nel nostro intento”.L’ex premier Enrico Letta, a differenza del suo successore Matteo Renzi che aveva promesso di abbandonare la vita politica in caso di sconfitta al referendum costituzionale, ha lasciato la politica italiana nel giugno 2015 dopo aver votato contro l’Italicum e aver restituito la tessera del Pd. Soltanto in autunno è tornato alla politica attiva ma in Franca dove, per conto di Emmanuel Macron, è entrato a far parte di una Commissione per la riforma della pubblica amministrazione transalpina. Una carriera politica, quella di Letta, stroncata dall’ascesa fulminea di Renzi ma non l’unica. Sempre nel 2015, a pagar dazio è stato anche l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino che, dapprima è stato travolto dal caso ‘scontrino-gate’ e, poi, dalle dimissioni presentate davanti al notaio dai consiglieri del Pd.

a cura di Maria Parente

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