26 Aprile 2024, venerdì
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Torna il lavoro, mancano i profili. Un Paese senza periti e ingegneri

Servono periti e ingegneri, e servono tanti operai. Le nostre imprese hanno ripreso ad assumere ma faticano a trovare personale perché non ci sono i profili professionali giusti o non ce ne sono a sufficienza. Un vero paradosso se si pensa alla disoccupazione, soprattutto quella giovanile, che resta sempre a livelli record. Quest’anno su quasi 4,1 milioni di posti di lavoro offerti dalle imprese ben il 21,5%, ovvero quasi 880 mila posizioni, è risultato di difficile reperimento. L’aumento rispetto al 12% del 2016 è netto ma è ancora più marcato nel settore dell’industria dove il mismatch tra domanda e offerta di lavoro è addirittura raddoppiato (passando da 13,3% al 26,6% con ben 317.300 posizioni difficili da coprire. In totale quest’anno le imprese italiane hanno cercato 467mila dottori e 1 milione 415 mila diplomati, segnala l’ultimo rapporto Unioncamere-Anpal.  Ma una fetta consistente delle professionalità richieste, sia per un gap di offerta che di competenze, risulta di difficile reperibilità: parliamo di un posto su tre destinati ai laureati e di un posto su 5 ad appannaggio di diplomati. In tutto sono ben 441mila posti che risultano introvabili o quasi.

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Solo nel comparto industriale, stima Confindustria, di qui al 2021 le imprese avranno bisogno di 272mila addetti in più da impiegare nei settori chiave della nostra manifattura (meccanica, chimica, tessile, alimentare e ict), nel 60% dei casi si tratta di periti e laureati tecnico scientifici. E visto che già ora si può dire che molto difficilmente il nostro sistema formativo sarà in grado di soddisfare questa domanda, dato che solo nella meccanica a fronte di 40mila posti di perito richiesti ci sono appena 15mila studenti iscritti ai corsi, è evidente la “grave emergenza formativa” che denuncia il vicepresidente di Confindustria per il capitale umano, Giovanni Brugnoli. Nel corso del 2017, stando ai dati presentati all’ultimo Job&Orienta di Verona, le imprese hanno fatto fatica a trovare 1 laureato su 3, cioè 151mila figure complessive. I laureati a indirizzo linguistico sono in assoluto la merce più rara: 8mila figure su 15mila previste in entrata comportano problemi di reperimento (il 57%). Quasi la stessa difficoltà (55%) riguarda i laureati dell’indirizzo ingegneria elettronica e dell’informazione. I numeri in gioco, in questo caso, sono più rilevanti, perché si parla di 25mila ricerche problematiche (su un totale di 45mila). Anche i laureati in ingegneria industriale sono tra i più “introvabili”, tanto che le imprese faticano a reperire quasi metà di quelli previsti in entrata. Seguono poi i laureati in campo scientifico-matematico-fisico (il 40% dei quali difficili da reperire), e quelli in ingegneria gestionale e altri indirizzi minori di ingegneria (un po’ più di un terzo “introvabili”). Se si passa ai diplomati la musica non cambia: in questo caso sono infatti ben 290mila i posti difficili da coprire o rimasti poi scoperti. In cima alla graduatoria ci sono i diplomati in informatica e telecomunicazioni (il 45% delle ricerche presenta questa problematica). A seguire i diplomati in elettronica-elettrotecnica (37%), quindi i diplomati con indirizzo meccanica-meccatronica-energia (35%). Per ridurre il gap numerico, spiegano gli esperti, occorre agire sull’orientamento, in modo da convincere un maggior numero di ragazzi ad iscriversi alla scuola secondaria superiore, e soprattutto all’università, tenendo conto della disponibilità di posti di lavoro, oltre che dei propri interessi e attitudini: l’orientamento è importante anche per ridurre il numero di persone con caratteristiche poco adatte. Per ridurre il gap di competenze occorre invece agire sulla scuola e sull’università, in modo che i programmi siano più rispondenti alla richiesta del mercato. Ma poi c’è un secondo ordine di problemi che impatta meno col sistema formativo, riguarda i lavori più gravosi e disagiati o meno pagati. Se si guarda infatti alle occupazioni operaie si vede che in cima alla lista delle professioni più difficili in assoluto da trovare ci sono macellai e pesciaioli (31% di difficoltà di reperimento) seguiti da saldatori e tagliatori a fiamma, attrezzisti e operati addetti alle macchine utensili tutti al 24%. Per quanto riguarda poi in particolare gli under 29, solo lo scorso novembre ben il 62% dei posti di operaio specializzato, il 57% dei posti di tecnico informatico o di produzione ed il 40% dei posti di operaio metalmeccanico sono risultati di difficile reperimento.

a cura di Maria Parente

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