25 Aprile 2024, giovedì
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Renzi il petrolio e l’energia: trivellare e “caricare”

ROMA – “Francamente, le attese su questo Governo erano ben altre, non certo quelle di azioni, così dure, contro il libero mercato“. A parlare è Antonello Perricone, presidente di Ntv. A cosa si riferisce il manager della società ferroviaria? 16 luglio 2014, a pochi giorni di distanza dalle dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera da Matteo Renzi, non si ferma la polemica sulle prossime strategie energetiche da attuare in Italia.

In un’intervista rilasciata a Maria Teresa Meli, in merito al doppio tavolo europeo e nazionale sul quale gioca Renzi, il presidente del consiglio è intervenuto così:
“Nel piano c’è un progetto molto serio sullo sblocco minerario. È impossibile andare a parlare di energia e ambiente in Europa se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e in Basilicata. Io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40 mila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini”.

UOMO DEL CAMBIAMENTO? -L’oro nero, una vicenda delicata. È il petrolio il tema che scotta e che accende le polemiche. In un articolo firmato da Leonardo Berlen, “Renzi vuole trivellare per il bene del paese“, l’uomo del cambiamento delude le aspettative e non valuta le problematiche legate a criticità ambientali e sanitarie. “Il problema – scrive Berlen – è che i nostri governanti vecchi (vedi Prodi) e nuovi continuano ad avere un’idea di sviluppo (loro la chiamano crescita), di infrastrutture e di industrializzazione legata al passato e, chiaramente, agli interessi di poche aziende italiane ed estere del settore fossile“.

PROPAGANDA INGANNATRICE – Gli atti sul tavolo mancano, ma l’attenzione è già alta. “Sulla quantità di idrocarburi abbiamo già detto e continuiamo a credere che questa propaganda pro-idrocarburi nazionali sia ingannatrice e abbia un approccio di breve termine per il paese. Ma naturalmente elevati profitti per il comparto coinvolto. Ad esempio si è stimato che le riserve esistenti di petrolio nostrane coprirebbero, qualora si riuscisse ad estrarle totalmente, poco meno di tre anni di consumi italiani di idrocarburi. Questa è la dimensione della questione di cui si sta discutendo” scrive ancora Berlen.

Impatti sanitari, patologie tumorali, danni in mare ed impatti occupazionali, la domanda è: “sarebbe questa ‘energia e ambiente’ (?) da sfruttare?” Per avere una visione generale degli impatti sanitari, basta dare uno sguardo al Registro Tumori in Basilicata: Relazione di Attività IRCCS-CROB, 1997-2006. “Siamo di fronte alla presenza di discariche non autorizzate, scarti tossici, falde acquifere inquinate, con effetti devastanti su vigneti, frutteti e casi in cui si è riscontrata addirittura la presenza di petrolio nel miele“.

DANNI NEL MEDITERRANEO – Negare l’evidenza dei danni in mare poi, vuol dire non considerare il “rischio” come un evento assolutamente disastroso, basti pensare alle concentrazioni di mercurio per considerarlo uno dei più gravi pericoli per un bacino come quello del Mediterraneo.

LA PROTESTA DI GREENPEACE – Cosa accadrebbe in caso di disastro petrolifero? Ci hanno pensato gli attivisti di Greenpeace, il 4 luglio, ad inscenare una simulazione sulla spiaggia di Mondello. Barili ricolmi e riversati sul bagnoasciuga, volti dipinti di nero e uno striscione: “Un mare di bugie – Crocetta regala il nostro mare ai petrolieri“. La protesta per denunciare il pericolo che corre il mare siciliano a causa della firma, avvenuta lo scorso 4 giugno, di un protocollo di intesa tra la Regione Siciliana e Assomineraria, Eni, Edison e Irminio per lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio presenti nel Canale di Sicilia.

SMENTITA DAI FATTI – E gli impatti occupazionali? Limitati nel tempo. Secondo Leonardo Berlen “in realtà stiamo discutendo di poche centinaia di occupati a livello diretto e indiretto per azienda (vedi dati Total E&P Italia per la Basilicata, ma lo stesso si potrebbe dire per Eni). Forse nel complesso e per un periodo di tempo limitato potremmo toccare al massimo un paio di migliaia di addetti locali per l’Italia. La storia delle promesse occupazionali dei progetti di estrazione degli idrocarburi è esagerata e smentita dai fatti“.

IL NUOVO PROVVEDIMENTO SULL’ENERGIA – E se a protestare sono gli attivisti di Greenpeace e i giornalisti, ora le critiche piovono anche dal presidente di Ntv, perché “caricare un costo di circa 20 milioni di euro annui per i maggiori oneri della bolletta elettrica significa cambiare le regole del gioco e aprire le porte al ritorno di una situazione di monopolio”. “Ci chiediamo – continua Perricone – se il presidente Renzi sia a conoscenza delle conseguenze del provvedimento sull’energia del suo governo, con il quale si mette a tappeto la concorrenza nel trasporto viaggiatori sull’Alta Velocità“.

UCCIDERE LA CONCORRENZA E TORNARE AL MONOPOLIO – “In una situazione economica di crisi già tanto grave, vuole davvero mettere a rischio un miliardo di euro di investimenti privati e oltre mille giovani lavoratori? Se è davvero così, si assume una responsabilità gravissima: uccidere la concorrenza e tornare al Medioevo del trasporto ferroviario. Francamente, le attese su questo Governo erano ben altre, non certo quelle di azioni, così dure, contro il libero mercato” conclude Antonello Perricone.

LA VERA RICETTA PER LA BILANCIA ENERGETICA – “Vogliamo migliorare seriamente e rapidamente la nostra bilancia energetica con l’estero? Investiamo in efficienza energetica a tutti i livelli, residenziale, industriale, nella PA, e puntiamo sulle rinnovabili. Renzi non ci venga a raccontare che dobbiamo trivellare il nostro territorio per il bene del paese e per renderlo credibile oltre confine. E ci tolga quella, ormai profonda convinzione, di essere stato piazzato lì per assecondare i ‘poteri forti’ di questo paese” conclude nel suo articolo Leonardo Berlen.

 

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