25 Aprile 2024, giovedì
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Infarto grave, il lifting al cuore che evita l’operazione e il trapianto

Una piccola sonda entra dalla giugulare per arrivare al cuore, una sorta di lifting che riduce la porzione del cuore malato di chi è stato colpito dainfarto. Il tutto, senza aprire il torace, senza l’operazione canonica, e soprattutto senza ricorrere a un trapianto o a un cuore artificiale.

A sperimentare il ‘ritocchino’ al muscolo cardiaco sono state le Molinette di Torino. Che – per la prima volta in Italia – hanno adottato una speciale tecnica mini-invasiva per rimodellare il ventricolo, riducendo la superficie dell’organo malato.

L’intervento, eseguito dal professor Mauro Rinaldi, direttore della Cardiochirurgia, e coadiuvato dal cardiologo Maurizio D’Amico, è stato eseguito con successo su un paziente di 54 anni. Dopo un grosso infarto esteso, l’uomo era affetto da cardiomiopatia ischemico dilatativa e da un aneurisma anteriore, motivi per cui era in lista d’attesa per il trapianto di cuore.

Un quadro clinico “particolarmente fragile”, spiega il professor Rinaldi, “nel quale siamo intervenuti con l’applicazione di mini ancore per rimodellare anatomicamente il ventricolo, riducendone il volume del 25-35% e restituendo al cuore una più naturale contrattilità”. In pratica, al cuore del paziente è stata fatta una sorta di “pence sartoriale”.

Grande innovazione del sistema Revivent – questo il nome dell’innovativa tecnica – è soprattutto la possibilità di intervenire senza aprire il torace del paziente. Le mini ancore vengono infatti applicate attraverso un catetere, che passa appunto attraverso la giugulare mediante una piccola incisione sottomammaria sinistra.    Innumerevoli i vantaggi per la salute del paziente, nonché il risparmio che la soluzione offre rispetto alle prassi attualmente in essere. Di norma, infatti, quando la terapia medica non risulti più efficace, le opzioni per i malati affetti da scompenso cardiaco secondario ad una miocardiopatia dilatativa post-infartuale sono iltrapianto cardiaco o sistemi di assistenza meccanica al circolo, i cosiddetti cuori artificiali.

Il nuovo intervento di ventricoloplastica “si pone come una valida alternativa – conclude Rinaldi – che riduce i tempi di ricovero e le complicazioni post-intervento”. L’intervento effettuato sul paziente è tecnicamente riuscito e l’uomo è stato dimesso dopo soli quattro giorni.

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