25 Aprile 2024, giovedì
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Gas, Italia pivot per le nuove strategie europee

Con la crisi ucraina, il tema della sicurezza energetica è tornato prepotentemente al centro del dibattito italiano ed europeo. L’Istituto Affari Internazionali ha riflettuto sul tema, anche nella presentazione del suo Rapporto sulla politica estera italiana in vista del semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione europea (Ue). 

Diversificazione energetica europea 
Come stabilito nella Strategia energetica nazionale (Sen), l’Italia ambisce a ricoprire un ruolo strategico nei piani di diversificazione energetica europea. Tuttavia, la recente decisione di congelare il progetto del gasdotto Tgl – in grado di connettere Germania e Italia via Austria – e il rischio che la crisi in Ucraina possa far definitivamente tramontare il progetto di realizzazione del South Stream, impongono a Roma la ricerca di alternative concrete. 

A decidere di bloccare il progetto del gasdotto Tgl è stato il Consiglio di amministrazione del gadotto stesso, capeggiato e dalla tedesca EOn che è il socio di maggioranza.

Approdo pugliese per il gasdotto Tap
Diversificazione energetica è sinonimo di maggiore indipendenza dalle politiche dei principali paesi fornitori, Gazprom in primis

Molti Paesi – soprattutto in Europa centrale e orientale – sono infatti ancora fortemente – se non totalmente – dipendenti dalla Federazione Russa. Perciò, la realizzazione del gasdotto Tap, proveniente dall’Azerbaijan, rappresenterebbe una prima – seppur ridotta – concreta risposta al problema della dipendenza energetica europea. 

L’Italia è direttamente interessata dal progetto, dal momento che si prevede l’approdo del gasdotto in Puglia. Tuttavia, la nostra credibilità dipende dalla capacità di proporre una soluzione rapida e il più possibile condivisa con le popolazioni locali che osteggiano fortemente il progetto. 

Partnership energetica con l’Iran
L’Iran possiede, dopo la Russia, le maggiori riserve di gas al mondo. Il ricco giacimento di South Pars fa gola a molti, compresa l’Ue. Tuttavia, per sfruttare questo potenziale occorre un allentamento del regime di sanzioni economiche nei confronti di Teheran e una riabilitazione internazionale del paese. 

Se Teheran sarà in grado di realizzare gli investimenti necessari per ammodernare il sistema energetico nazionale diventerà un partner fondamentale per l’Ue, anche nell’ottica della stabilizzazione politica di Siria, Iraq e Afghanistan. Il paese sarebbe eventualmente in grado di allacciarsi al Southern Corridor, connettendo l’Ue a Turchia, Mediterraneo orientale e Asia centrale.

Cipro e Turchia avvicinate dal gas dell’East Med
La scoperta di importanti giacimenti di gas nel Mediterraneo orientale potrebbe favorire un allentamento delle tensioni tra Cipro e Turchia, riuscendo dove la diplomazia ha sempre fallito. Nicosia sta cercando di usare le riserve offshore di gas come leverage nei confronti di Ankara per riproporre il tema dell’unificazione dell’isola sotto l’egida dell’Onu. 

Entrambi i Paesi otterrebbero dei benefici dallo sfruttamento del gas. Cipro placherebbe la crisi economica e occupazionale interna, mentre la Turchia – sempre più bisognosa di energia – potrebbe proporsi come principale acquirente e paese di transito. Tuttavia, le riserve cipriote attualmente non sembrano sufficienti a giustificare un investimento di diversi miliardi di euro per creare un’adeguata capacità di esportazione. 

A tal fine, serve il sostegno e la collaborazione di attori regionali come Israele, che tuttavia punta principalmente sullo sfruttamento dei suoi giacimenti a fini domestici. L’Italia – tramite Eni – nel 2013 ha siglato un accordo con la Repubblica di Cipro per l’esplorazione di tre blocchi del giacimento di Afrodite. 

Il gas dell’East Med potrebbe in futuro essere esportato attraverso il gasdotto Transanatolico (Tanap) o la rete turca gestita da Botas, per poi eventualmente approdare in Italia, agganciandosi alle strutture già pianificate per il gasdotto Tao.

Rischio Cirenaica e Sonatrach sui rifornimenti dal Magreb
Al momento però, le priorità energetiche per l’Italia e per l’Ue, anche in virtù delle tensioni con la Russia, sono orientate ai paesi del Maghreb, in particolare Libia e Algeria. Nel caso libico, la situazione critica della parte orientale del Paese, l’instabilità istituzionale e il pericoloso contrabbando di petrolio da parte dei separatisti in Cirenaica destano molte preoccupazioni per la sicurezza degli approvvigionamenti verso l’Italia. 

Sul fronte algerino invece, la corruzione dilagante cha ha colpito la Sonatrach – principale azienda energetica nazionale – e la crisi socio-economico interna rendono il quarto mandato del presidente Bouteflika assai incerto. Il fondo di stabilizzazione creato nel 2000 per isolare l’economia nazionale dagli shock derivati dal prezzo del petrolio non basta a placare le critiche, che si traducono in disordini interni e sempre maggiori flussi migratori in uscita dal Paese.

Interconnessioni energetiche trans-frontaliere 
Oltre a continuare a promuovere la realizzazione di un mercato europeo dell’energia integrato che garantisca meccanismi comuni di solidarietà ed eviti l’isolamento energetico dei paesi membri, l’Italia dovrebbe promuovere una strategia europea di stabilizzazione dell’intera area. 

A tal fine, occorre realizzare e rendere operativo quanto prima un sistema di interconnessioni energetiche trans-frontaliere che consenta di spostare volumi di gas anche da ovest verso est (attraverso una capacità reverse flow) in caso di crisi energetiche.

In questo quadro, il Summit del G7 dell’energia che si terrà a Roma il 5 e il 6 maggio , rappresenta un’occasione unica e imperdibile per ribadire la necessità di mantenere un dialogo costruttivo con Mosca, ma di proseguire al contempo in modo deciso verso strategie di diversificazione energetica veramente efficaci. 

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