La Corte Costituzionale, con la sentenza 2 aprile 2014, n. 67, ha affermato la sussistenza della competenza statale in materia di rifiuti, ai sensi dell’art. 117, secondo comma, lettera s) della Costituzione.
Nel caso in esame il Giudice delle Leggi era stato chiamato a pronunciarsi in merito alla legittimità costituzionale dell’art. 22, comma 2, della legge della Regione Puglia 28 dicembre 2006, n. 36, recante “Norme relative all’esercizio provvisorio del bilancio di previsione per l’anno finanziario 2007”, secondo cui:
“La Regione provvede entro trenta giorni, in via transitoria, alla determinazione delle garanzie finanziarie per la gestione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti mediante adozione di apposito regolamento.”.
Questa norma regionale, interviene in un ambito materiale funzionalmente connesso a garantire livelli adeguati e non riducibili di tutela ambientale su tutto il territorio nazionale.
La Corte, nel dichiarare l’illegittimità costituzionale della disposizione in esame, ribadisce che più volte la gestione dei rifiuti è stata ricondotta alla materia “tutela dell’ambiente e dell’ecosistema”, anche nei casi in cui interferisce con altri interessi e competenze, “di modo che deve intendersi riservato allo Stato il potere di fissare livelli di tutela uniforme sull’intero territorio nazionale (sentenza n. 225 del 2009; nonché sentenze n. 164 del 2009 e n. 437 del 2008), ferma restando la competenza delle regioni alla cura di interessi funzionalmente collegati con quelli propriamente ambientali (tra le tante, sentenze n. 285 del 2013, n. 54 del 2012 e n. 244 del 2011).”.
Pertanto, avuto riguardo alle diverse fasi e attività di gestione del ciclo di rifiuti e degli ambiti materiali ad essi connessi, la riconducibilità della materia dei rifiuti a livello statale è altresì dovuta alla persistente necessità di assicurare, anche in ottemperanza degli obblighi comunitari, un livello di tutela uniforme su tutto il territorio nazionale.
Rifiuti, competenza statale o regionale?
