28 Marzo 2024, giovedì
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Così le lobby dei farmaci hanno truffato i malati

Prolungare la durata dei brevetti, fare accordi illeciti per fissare i prezzi dei farmaci, mettere a busta paga ricercatori e scienziati. Sono solo alcuni degli escamotage utilizzati dai colossi farmaceutici per poter sponsorizzare i propri medicinali e gonfiare i fatturati. Non resta isolato il caso Roche-Novartis, le due case farmaceutiche che solo qualche giorno fa sono state sanzionate dall’An – titrust. Dovranno pagare una multa di 180 milioni di euro in totale, perché hanno fatto cartello per sponsorizzare il Lucentis, che costa circa 700 euro, rispetto all’Avastin che ne costa 80. Sul caso indaga sia la procura di Roma (per aggiotaggio e truffa), che quella di Torino, dove sono già stati iscritti alcuni nomi nel registro degli indagati. NEGLI ANNI le multinazionali dei farmaci si sono spartite il mercato, quasi sempre a discapito dei farmaci generici meno costosi sia per le tasche del servizio sanitario nazionale che per quelle dei malati. Leggendo le sanzioni emesse dall’Antitrust, l’au – torità garante della concorrenza e del mercato, è possibile ricostruire le modalità di una serie di strategie messe in atto dalle case farmaceutiche. Per ostacolare l’ingresso dei genericisti sul mercato, alcune aziende negli anni hanno abusato della posizione di dominio. Come la Pfizer che a gennaio 2012 ha ricevuto una multa di 10,6 milioni di euro da parte dell’Autorità garante. In questo caso il Servizio Nazionale ha mancato incassi per 14 milioni di euro. Il farmaco in questione serviva per curare il glaucoma, un disturbo visivo che può comportare – in casi gravi – anche la perdita della vista. Il 60 per cento del mercato comprava il medicinale a base del principio attivo latanoprost dalla Pfizer, che per mantenere questa posizione di dominio, a seguito della scadenza della protezione brevettale, ne ha prolungato artificiosamente la durata, prima fino a luglio 2011 e poi fino al gennaio 2012, per allinearla a quella in vigore negli altri Paesi europei. E non è tutto perché la stessa Pfizer avrebbe inviato diffide ai produttori di farmaci generici conducendo anche un contenzioso amministrativo e civile, con importanti richieste di risarcimento danni in caso di commercializzazione. In questo modo si creava incertezza giuridica nei produttori di farmaci generici sulla possibilità di commercializzare i propri medicinali, ritardandone l’ingresso sul mercato. Ma ci sono stati anche altri casi. Risale alle fine degli anni 90 l’istruttoria su un farmaco utilizzato la cura delle infezioni delle vie respiratorie. In quel caso furono condannate sei case farmaceutiche perché si misero d’accordo per fissare i prezzi dei medicinali. A PAGARE di tasca propria, chi di quelle cure aveva bisogno. Tanto che il farmaco in dieci mesi aumentò il prezzo del 50 per cento. E ancora. Un altro escamotage consiste nel cambiare la composizione dei principi attivi presenti nei medicinali, anche se di pochissimi milligrammi. In questo modo possono essere immessi sul mercato prodotti apparentemente nuovi, ma più costosi, con gli stessi effetti di quelli che già esistevano. Per non parlare dei casi di aziende farmaceutiche che hanno comprato i pareri degli esperti. A libro paga negli anni ci sono finiti medici indipendenti e ricercatori, ma anche laboratori, istituzioni finanziatrici e riviste specialistiche. Negli Stati Uniti sono scoppiati parecchi scandali di questo tipo. Come il caso del dottor Katz, che – come rivelò il Los Angeles Time ha ricevuto nel corso degli anni centinaia di migliaia di dollari da aziende farmaceutiche. Con Katz altri cinque nomi illustri erano registrati a libro paga, tutti esperti che dovevano sperimentare ed esprimere un’opinione sul farmaco. Un problema che si è ripetuto in altri casi tanto da costringere il governo a varare la Physician Paymentes Sunshine Act, una norma , in vigore da gennaio 2013, che impone ai produttori di medicine di dichiarare i fondi con i quali vengono finanziati anche gli istituti di ricerca. E questo non è un problema oltre confine, lontano da noi, perché quei farmaci vengono venduti anche nelle nostre farmacie.

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